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Papa Francesco esclude le dimissioni e tuona sulla guerra in Ucraina: “Non può esserci pace basata sull’armamento reciproco”

Il genere letterario dell’intervista riesce bene a papa Francesco, che giusto sabato ne ha concessa una – l’ultima della serie – all’agenzia britannica Reuters, nella persona di Philip Pullella, corrispondente di lungo corso da Roma e dal Vaticano. E le domande sono state all’altezza della fama dell’intervistatore: senza peli sulla lingua, da una parte ma anche dall’altra. E così all’inevitabile tema delle “dimissioni” la risposta è netta: «Non mi è mai passato per la testa. Per il momento no». Ma andando più a fondo, a proposito della coincidenza rilevata per parlare di dimissioni – cioè la visita di fine agosto a L’Aquila dove è sepolto il Celestino V del “gran rifiuto” – che allora potrebbe essere l’occasione di cronaca per annunciare un ritiro, la risposta completa di Papa Francesco non lascia dubbi ed eccola qui: «Tutte queste coincidenze hanno fatto pensare ad alcuni che la stessa ‘liturgia’ sarebbe avvenuta. Ma non mi è mai passato per la testa. Per il momento no, per il momento no. Davvero!­». E il tema è chiuso.

Per niente esauriti gli argomenti legati alle condizioni di salute del Papa, che così hanno dominato parte della conversazione. Ad esempio la questione dei dolori al ginocchio. Papa Francesco ha parlato del rinvio del viaggio in Africa che si doveva fare in questi giorni, motivato dalla necessità delle terapie e del riposo, sottolineando che aver deciso di non partire gli ha causato “molta sofferenza”.

Soprattutto perché voleva promuovere la pace sia nella Repubblica Democratica del Congo che in Sud Sudan. Il medico – ha aggiunto – ha detto di non farlo perché non ero in grado. Farò quello del Canada perché il dottore mi ha detto che con 20 giorni in più mi posso riprendere ­. Il Papa, fa notare Pullella nella cronaca dell’incontro, usa un bastone per entrare nella sala del loro appuntamento, che si trova al piano terra di Casa Santa Marta. E ha anche fornito dettagli sullo stato del suo ginocchio, dicendo di aver subito “una piccola frattura” quando ha fatto un passo falso mentre un legamento era infiammato. «Sto bene, sto lentamente migliorando»­, ha aggiunto, spiegando che la frattura sta migliorando grazie alla terapia con laser e magneti. «Adesso – ha aggiunto il Papa – devo cominciare a muovermi per non perdere la muscolatura. Va meglio, va meglio».

Non finisce qui. E che ne è dei “rumors” su un possibile tumore al colon, collegato all’operazione chirurgica subìta un anno fa? Papa Francesco ha smentito: “l’operazione è stata un grande successo”, ha detto, aggiungendo con il sorriso sulle labbra che non mi hanno detto nulla” sul presunto cancro, liquidato peraltro senza mezzi termini come “pettegolezzi di corte”. Anzi di più: “lo spirito della corte – ha affermato – ancora c’è in Vaticano”, perché è “l’ultima corte europea di monarchia assoluta”. Ha poi dichiarato di non volere un’operazione al ginocchio perché l’anestesia generale dell’intervento dello scorso anno aveva avuto effetti collaterali negativi.
E veniamo, finalmente, ai temi dell’attualità internazionale, prima di tutto l’Ucraina. Ieri in coincidenza con la pubblicazione dell’intervista, il presidente ucraino Zelensky ha reso noto che il cessate il fuoco è la condizione preliminare e necessaria per l’avvio dei negoziati per arrivare alla fine delle ostilità. Papa Francesco da parte sua – visto che l’intervista è di sabato – ha sottolineato di nuovo il desiderio di visitare l’Ucraina.

«Vorrei andare in Ucraina, e volevo prima andare a Mosca. Ci siamo scambiati dei messaggi a questo proposito, perché pensavo che se il presidente russo mi avesse concesso una piccola finestra per servire la causa della pace… E ora è possibile, dopo il mio ritorno dal Canada, che io riesca ad andare in Ucraina. La prima cosa da fare è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma vorrei andare in entrambe le capitali»­.

Riferendosi a Mosca, Papa Francesco ha parlato di “dialogo molto aperto, molto cordiale”; “la porta – ha affermato – è aperta”. Intanto gli appelli alla pace e ai governi non cessano. Anche domenica all’Angelus lo ha ripetuto con espressioni forti: «Il mondo ha bisogno di pace. Non una pace basata sull’equilibrio degli armamenti, sulla paura reciproca. No, questo non va. Questo vuol dire far tornare indietro la storia di settant’anni. La crisi ucraina avrebbe dovuto essere, ma – se lo si vuole – può ancora diventare, una sfida per statisti saggi, capaci di costruire nel dialogo un mondo migliore per le nuove generazioni. Con l’aiuto di Dio, questo è sempre possibile! Ma bisogna passare dalle strategie di potere politico, economico e militare a un progetto di pace globale: no a un mondo diviso tra potenze in conflitto; sì a un mondo unito tra popoli e civiltà che si rispettano­».
Ultimo tema dell’intervista ha riguardato la sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che ha di fatto cancellato la possibilità di abortire. L’unico dicastero vaticano che ha reso nota una posizione è stata la Pontificia Accademia per la Vita, cui spetta la competenza su tali argomenti, con un articolato e tempestivo comunicato stampa in cui ha ribadito che ora è importante aprire un dibattito nella società sull’importanza del rispetto della vita e sulle condizioni che la rendono possibile, attraverso adeguate misure economiche, sociali, politiche, e rigettando su questo fondamentale tema ogni presa di posizione ideologica.
Papa Francesco ha avuto parole di grande equilibrio (che forse scontenteranno i settori conservatori, per i quali bisogna essere entusiasti e basta). Ha precisato infatti di rispettare la decisione ma di non avere abbastanza informazioni per parlarne da un punto di vista giuridico. Però ha anche condannato con forza l’aborto, paragonandolo – come aveva già fatto molte volte in passato – all’“assunzione di un sicario”. “È una vita umana, questa è scienza”. «Chiedo: è legittimo, è giusto, eliminare una vita umana per risolvere un problema?»­.
Al Papa il giornalista ha chiesto di esprimersi sul dibattito in corso negli Stati Uniti sulla possibilità che un politico cattolico, personalmente contrario all’aborto, ma che sostiene il diritto di scelta degli altri, possa ricevere la comunione.

Il trasparente riferimento è alla presidente della Camera dei Rappresentanti, la democratica Nancy Pelosi, alla quale l’arcivescovo della sua diocesi, San Francisco, ha proibito di ricevere la comunione. Fatica inutile, visto che l’importante esponente politica si comunica regolarmente in una parrocchia di Washington, e la settimana scorsa ha ricevuto la comunione da un sacerdote durante la messa in San Pietro presieduta dal Pontefice. «Quando la Chiesa perde la sua natura pastorale, quando un vescovo perde la sua natura pastorale, questo causa un problema politico»­, ha commentato il Papa.

«Questo è tutto ciò che posso dire»­. Che, poi, sarebbe questa la risposta veramente “politica” di sconfessione netta della minaccia di proibire la comunione (ma solo per i democratici in quanto ipso facto sostenitori dell’aborto, mentre fedifraghi, divorziati, produttori e venditori di armi non hanno problemi) che si ripete a intervalli regolari nella politica nordamericana, trasformando una pratica religiosa e personale in un terreno di scontro politico. E, per di più, dimenticando le eccezioni e i distinguo dettati dagli stessi documenti cui i cattolici conservatori fanno riferimento per i loro anatemi.

Fonte: Il Riformista

Mattarella: l’aggressione russa all’Ucraina ha conseguenze gravissime

Il Mozambico farà bene nel Consiglio di sicurezza dell’Onu

 

Roma, 5 lug. (askanews) – “L’aggressione della federazione russa all’Ucraina sta determinando conseguenze gravissime”. Lo ha ricordato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita di Stato a Maputo, in conferenza stampa congiunta con il presidente del Mozambico Filipe Jacinto Nyusi.

Una delle conseguenze gravissime, ha proseguito, “è il ritorno in questo millennio di un criterio che pensavamo relegato nei secoli passati, quello per cui un paese più grande e più forte può considerarne uno più piccolo e più debole come una preda da conquistare”.

Le conseguenze gravissime investono “diversi profili e tra questi l’approvvigionamento di beni alimentari, di fertilizzanti che colpisce tutti anche il continente africano in maniera particolare. L’Ue e l’Italia sono pronti sostenere i paesi più in difficoltà”, ha affermato.

Il Mozambico aveva detto poco prima Mattarella è “considerato nella comunità internazionale un attore protagonista affidabile e autorevole. E sono convinto che nel consiglio di sicurezza” dell’Onu, il Mozambico “fornirà un contributo che sarà utile all’intera comunità internazionale”.

Fonte: Askanews

Euro ancora giù, mercato scommette su parità con il dollaro

Moneta unica cede l’1,3%. Focus su mosse Bce

 

 

ROMA, Continua il calo dell’euro rispetto al dollaro con diversi analisti pronti a scommettere che la valuta unica europea raggiungerà la parità con il biglietto Usa. Sui mercati l’euro passa di mano a 1,0289 con un ribasso dell’1,3% sui livelli del dicembre 2002. “La parità è solo una questione di tempo” spiega, a Bloomberg, Neil Jones, capo del comparto valute a Mizuho. Secondo le stime raccolta dall’agenzia le chance di una parità entro fine anno sono salite al 60%. L’acuirsi del rallentamento dell’economia europea indurrà la Bce a una maggiore cautela nel rialzo dei tassi, aumentando il differenziale rispetto agli Usa.

Fonte: La Sicilia

Ucraina: Acli Roma, giovedì inaugurazione di uno Sportello di esigibilità dei diritti per profughi presso la basilica minore di Santa Sofia

 

 

Giovedì 7 luglio, alle ore 17, le Acli di Roma inaugureranno uno Sportello di esigibilità dei diritti e Segretariato sociale presso la basilica minore di Santa Sofia (in via di Boccea 478), la chiesa nazionale degli ucraini a Roma.
Lo sportello sarà attivo ogni giovedì con la presenza di operatori specializzati del Patronato Acli di Roma e di un’operatrice del Patronato Acli di Leopoli, che in seguito alla guerra si è trasferita in Italia. Sarà in questo modo garantita una consulenza professionale, qualificata ma anche empatica e coinvolta in prima persona nelle problematiche legate a questa difficile situazione, che possa garantire un filo continuo con le pratiche burocratiche tra Italia e Ucraina.
Le Acli di Roma fin dall’inizio della guerra in Ucraina hanno messo in campo diverse azioni in collaborazione con il Patronato Acli e l’intero sistema Acli, entrando subito nella task force del Comune di Roma, in rete con Municipi e altre associazioni, e organizzando consegne di pacchi di generi alimentari, medicinali e vestiario a diversi enti e associazioni, tra cui Associazione S. Sofia, Associazione Salvamamme, Associazione cristiana ucraini, oltre che alle famiglie di nazionalità ucraina assistite direttamente dalle Acli. Fondamentale è stata perciò la presenza degli operatori del Patronato Acli di nazionalità moldava e ucraina, che hanno permesso di decodificare le diverse richieste ed hanno supportato nel disbrigo delle pratiche burocratiche legate agli status di rifugiati.
L’apertura di questo sportello è nata grazie alla collaborazione con don Marco Yaroslav Semehen, rettore della basilica minore di Santa Sofia.
“Un ulteriore tassello – commenta Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma – che va ad aggiungersi all’impegno che abbiamo messo in campo dall’inizio di questa atroce guerra, per essere accanto a chi da un giorno all’altro ha perso tutto e si è dovuto trasferire in un nuovo Paese, perdendo ogni riferimento. In questi mesi al fianco dei profughi ucraini abbiamo ulteriormente sperimentato l’importanza del lavoro in rete che grazie alla quale abbiamo accolto queste persone in un grande abbraccio comunitario e globale che non solo ci ha consentito di prenderci cura di loro, ma anche della nostra città, delle sue sinergie e dei suoi processi. Un vero e proprio esempio di buona politica. Grazie alla grande competenza del nostro Patronato vogliamo contribuire a fare la nostra parte per aiutare tante persone a superare difficoltà che al momento possono sembrare insormontabili. Un ringraziamento alla basilica di Santa Sofia che fin da subito si è dimostrata molto aperta alla collaborazione e al Municipio Roma XIII e al Comune di Roma che ci hanno sempre fatto sentire concretamente la loro vicinanza e il loro aiuto”.

Fonte: AgenSIR

Per tutte le info: info@roma-news.it

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