Armi a Ucraina, “stop invio”: la bozza della risoluzione M5S
Stop all’invio di armi in Ucraina: la richiesta è di M5S. Si impegna il governo a “non procedere, stante l’attuale quadro bellico in atto, ad ulteriori invii di armamenti che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica”. E’ quanto si legge nella bozza della risoluzione alla quale alcuni senatori del Movimento 5 Stelle stanno lavorando in vista delle comunicazioni del premier Mario Draghi in Aula, previste per il prossimo 21 giugno.
Si impegna il governo a “promuovere, alla luce dell’attuale situazione politico-militare, nelle opportune sedi europee, il consolidamento di un’azione diplomatica europea coordinata, volta a fornire nuovo impulso alle trattative di pace tra Ucraina e Russia al fine di giungere ad un immediato cessate il fuoco” e a “promuovere per l’Unione Europea il ruolo di principale attore diplomatico e di garante del supporto economico, umanitario e sanitario al popolo ucraino”, si legge ancora.
“Il conflitto in Ucraina dura ormai da oltre 100 giorni e sta assumendo sempre più le caratteristiche di una guerra di logoramento segnata dal mancato rispetto del diritto internazionale umanitario; il popolo ucraino sta difendendo strenuamente l’integrità territoriale del proprio Paese e sta combattendo per il proprio diritto all’autodeterminazione; dallo scoppio del conflitto l’Unione Europea ha inviato forniture militari all’Ucraina per almeno 2 miliardi di euro; Stati Uniti e Regno Unito hanno inviato armi a Kiev rispettivamente per 4,6 miliardi e un miliardo di dollari ed hanno già deciso ulteriori e ancor più consistenti forniture (anche di armi a lunga gittata)”, è un altro passaggio della bozza.
“L’Italia, in base a quanto disposto dall’art. 2-bis del decreto legge 25 febbraio 2022 n. 14 convertito con modificazioni dalla legge 5 aprile 2022 n. 28 recante ‘Disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina’, ha già emanato 3 decreti ministeriali (Decreto 2 marzo 2022, Decreto 22 aprile 2022 e Decreto 10 maggio 2022) che hanno previsto l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari; il supporto fornito in questi mesi dall’Unione Europea all’Ucraina da un punto di vista economico e finanziario, nell’accoglienza dei profughi e nonché nel sostegno alla capacità ucraina di difesa, dovrà essere accompagnato da un rafforzamento dell’azione diplomatica vista l’urgenza che il perdurare del conflitto impone”, si legge ancora.
Castellone (M5S): “Bozza? Forse punto partenza ma non è risoluzione a cui lavoriamo”
“Stiamo lavorando a una risoluzione di maggioranza, sono in corso riunioni tra capigruppo, presidenti delle commissioni Politiche Ue di Camera e Senato con il sottosegretario Amendola sulla risoluzione di maggioranza. Il punto Ucraina sarà inserito lunedì”, precisa la capogruppo M5S al Senato Mariolina Castellone, interpellata dall’Adnkronos sulla bozza di risoluzione, circolata nelle ultime ore, dove si impegna il governo a non procedere con ulteriori invii di armi all’Ucraina. “Forse è uno dei tanti documenti circolati nei giorni scorsi che potevano essere punti di partenza, ma non è quella la risoluzione a cui stiamo lavorando”, rimarca Castellone.
Fonte: Il Roma
Ucraina: Landini,in piazza per la pace e contro ogni guerra
Inaccettabile aumento spese per armi
“Questa manifestazione non è solo per la pace, è qualcosa di più, vuole essere contro la guerra e contro la logica della guerra in qualunque forma essa si presenti”.
Lo ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, alla manifestazione a Piazza del Popolo.
“E’ necessario oggi mandare un messaggio forte in cui si blocchi questa guerra e ripartano negoziati e trattative perché il rischio è che questa situazione si allarghi”. “La cosa che trovo inaccettabile è che questa guerra ha scatenato anche la scelta di aumentare la spesa per le armi, soprattutto per le armi nucleari, è una follia”.
Fonte: Ansa
“La lista nera del Copasir? Anche a Roma una task force anti-fake news”
Il presidente del comitato: “Non era intelligence ma il report di un tavolo creato dal governo Conte”
Una missione negli Usa per incontrare gli omologhi americani al Congresso, le task force dedicate alla disinformazione propalata da Russia e Cina, per parlare con esponenti della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato di Ucraina, guerra ibrida, difesa comune europea e strategie geopolitiche per contrastare i due giganti autocratici nello scenario africano. Il Copasir vola al di là dell’Atlantico, ma a inseguirlo sono ancora le polemiche per la «lista di proscrizione» dei putiniani d’Italia. «Troppo rumore per nulla», sospira il presidente, Adolfo Urso, che spiega: «Avevo chiarito subito che la notizia era priva di fondamento. Quando ho letto quel report, visto che non c’era alcuna lista, che non c’erano i nomi indicati nell’articolo, mi sono assunto la responsabilità di smentire ufficialmente, per frenare la polemica nei confronti delle istituzioni e degli operatori dell’intelligence che dobbiamo preservare da diatribe politiche. Peraltro quel documento non è proprio frutto di attività di intelligence. Era uno dei report, che il Copasir non ha mai ricevuto, prodotti da un tavolo interministeriale creato dal governo Conte nel 2019, e non conteneva alcuna violazione dei diritti costituzionali dei cittadini».
«Sì, e per questo ho chiesto che il report fosse declassato e, quando Gabrielli l’ha fatto, ho chiesto di acquisire anche gli altri report, chiarendo, credevo definitivamente, che in nessuno di questi documenti ci sono liste di proscrizione o attività di intelligence su cittadini italiani. Sono solo documenti tratti da fonti aperte su episodi di disinformazione e fake news, tutto realizzato da questo tavolo cui partecipano tanti soggetti estranei all’intelligence e persino l’Agcom. Speravo che bastasse a chiudere il caso, ma ancora oggi leggo che il Copasir avrebbe fatto non so quali indagini. Tutto falso. Dispiace che a distanza di dieci giorni dal chiarimento si continui con accuse del tutto infondate. Che portano discredito alle istituzioni che oggi più che mai devono risultare affidabili perché siamo impegnati in un contesto molto difficile, quello di supporto alla resistenza ucraina».
Quel tavolo perché era stato creato?
«Aveva lavorato durante la pandemia, per fronteggiare la massiccia disinformazione russa e cinese tesa a farci credere che le nostre democrazie fossero deboli per contrastare la pandemia e che erano più efficaci le forme autoritarie per fermare il contagio. Ora sappiamo che era tutto falso, lo dimostrano i lockdown con i quali la Cina fa ancora i conti. La missione americana ci ha fatto capire che tutto nasce dal tavolo creato da Obama nel 2016 per monitorare e denunciare la propaganda dell’Isis, e che ora lavora anche su Russia, Cina e Iran. Stessa cosa ha fatto la Ue già dopo l’annessione russa della Crimea, confutando da allora 19mila fake news. Insomma, anche il tavolo italiano nasce per rispondere a un problema reale, la disinformazione teorizzata dai russi per condizionare l’Occidente, inquinare i pozzi della democrazia. Non liste di proscrizione, ma un’attività che contrasta le ingerenze straniere – con Russia e Cina che ormai da anni controllano la rete – mantiene libero il nostro sistema di informazione da condizionamenti e rende resiliente la nostra pubblica opinione».
Fonte: Il Giornale
Profughi: ancora due pesi e due misure per i minori non accompagnati: si cambia la data di nascita per renderli maggiorenni e respingibili
Il rapporto di Save the Children, dal titolo “Nascosti in piena vista“. L’Europa è terra di respingimenti, confini blindati e violenti per i minori che arrivano da Paesi diversi dall’Ucraina

ROMA – In occasione della Giornata mondiale del rifugiato – che sarà il 20 giugno prossimo – Save The Children presenta il secondo rapporto dal titolo “Nascosti in piena vista” per documentare storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera Nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx, per denunciare le disparità di trattamento e chiedere la fine delle violenze lungo le frontiere. Save the Children chiede alla Commissione europea l’adozione di una Raccomandazione agli Stati Membri per l’adozione e l’implementazione di politiche volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori degli Stati Membri. Viaggi che durano mesi o anni, passando da uno Stato all’altro da ‘invisibili’, attraverso montagne, boschi, lungo i binari e superando confini violenti, macchiati di sangue, dove ragazzi e ragazze soli, a volte poco più che bambini, e famiglie con figli piccoli – in fuga da guerre, conflitti, povertà estrema, alla ricerca di un futuro possibile – conoscono l’orrore delle percosse, dei cani aizzati contro, della morte dei compagni di viaggio, dentro e fuori l’Europa.
Per capire cosa è cambiato. Un anno dopo la ricerca effettuata alle zone di confine della frontiera Nord d’Italia – a Trieste, per chi arriva nel nostro Paese attraverso la cosiddetta rotta balcanica e in uscita verso la Francia, a Ventimiglia in Liguria e a Oulx in Piemonte – Save the Children è tornata a raccogliere testimonianze e a raccontare storie di passaggi e respingimenti di minori soli o con le loro famiglie nel rapporto “Nascosti in piena vista”, curato anche quest’anno dal giornalista Daniele Biella e diffuso oggi, per capire cosa è cambiato.
Il diverso trattamento riservato agli ucraini. “I profughi ucraini, con ammirabile solidarietà, vengono accolti ai valichi autostradali con donazioni di cibo, vestiti e un trattamento dignitoso che fa onore all’Italia e all’Europa. Ma nei rilievi del Carso triestino, così come sul Passo della Morte tra Ventimiglia e Mentone e tra i sentieri del colle del Monginevro, numerosi vestiti, documenti e altri oggetti abbandonati testimoniano il passaggio di persone analogamente in fuga da privazioni e violazioni dei loro diritti, ma provenienti da altri Stati, obbligati a viaggiare nell’ombra, attraversando nel buio le frontiere in un’Europa che chiude loro le porte” dichiara Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children. Sono stati 35 i minorenni stranieri non accompagnati respinti alle frontiere interne o esterne dell’UE nei primi tre mesi del 2022, che la coalizione di enti non profit europei Protecting Rights at Borders ha intercettato nelle sue attività. Probabilmente la punta di un iceberg, se si pensa che solo ad aprile sono stati segnalati 38 minori non accompagnati in transito a Trieste (oltre a quelli accolti dal sistema istituzionale di protezione) e – sempre ad aprile – 24 sono stati registrati in transito a Ventimiglia e 35 a Oulx. Minorenni “nascosti in piena vista”.
Il trucco del cambio della data di nascita. I respingimenti non si presentano all’ingresso in Italia a Trieste e dintorni, ma vengono registrati ancora alle frontiere con la Francia: il team di ricerca di Save the Children ha raccolto evidenze dirette di trattamento differenziato a seconda dei luoghi di transito. A Claviere un minore non accompagnato ha più probabilità di essere ammesso presentandosi direttamente alla polizia di frontiera francese, a Mentone invece viene segnalata ancora la pratica della polizia di modificare la data di nascita per fare risultare la persona maggiorenne e quindi espellibile tramite il refus d’entrée, il foglio di via. In ogni caso, se la frontiera francese rimane comunque permeabile – il numero di tentativi dipende spesso dalla fortuna – rimangono praticamente insuperabili gli accessi dall’Italia a Svizzera e Austria.
“Sono in viaggio da due anni…” “Il disperato si appiglia a qualunque speranza” dice Mahmoud, padre giordano-palestinese che il team di ricerca incontra con moglie e cinque figli dopo il terzo respingimento al confine tra Mentone e Ventimiglia. Sono in viaggio da due anni, destinazione Germania. In Croazia hanno superato il game – il passaggio tra le frontiere – dopo 20 tentativi. “Nessuno provava compassione per noi (…) sia che fossimo stanchi, affamati o assetati”. “La cosa più importante è farmi stare in una casa e mandare i miei figli a scuola, non voglio nient’altro” aggiunge Mariam, sua moglie.
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