Ucraina: Rizzi (Soleterre). “Curiamo i bimbi colpiti dalle bombe con pelli artificiali”
“Eseguiamo dai cinque agli otto interventi al giorno. Duemila pazienti hanno lasciato il Paese”
ROMA – “È veramente complesso rispondere alla domanda per due ordini di motivi: il primo è perché il ministero della Sanità ucraino impedisce agli ospedali di comunicare il numero dei pazienti, il secondo è perché è davvero quasi impossibile calcolare i nuovi arrivi”. Così il presidente della Fondazione ‘Soleterre’, Damiano Rizzi, interpellato sul numero dei bambini colpiti dalle bombe ad oggi ricoverati negli ospedali dell’Ucraina, nel corso di una intervista video rilasciata alla Dire.
“I bambini arrivano in gruppi di 10-11 per volta- ha proseguito Rizzi- e vengono ricoverati negli ospedali e nelle strutture adiacenti. La sensazione che noi abbiamo è che continuano ad arrivare di continuo”.
Da non molto tempo ‘Soleterre’ si sta occupando anche di curare i bambini colpiti dalle bombe. Può raccontarci la storia di Artom?
“Artom è bambino ucraino di 4 anni che è stato colpito da una bomba e che ha una ferita da scoppio all’altezza della coscia. Il chirurgo italiano che sta operando per ‘Soleterre’ a Leopoli, Roberto Brambilla, mi raccontava che sostanzialmente ha dovuto trovare un modo per rimettere un muscolo meno utilizzato al posto di quello esploso, per cercare di evitare l’amputazione dell’arto. Tutto questo in un contesto in cui, purtroppo, nella sala operatoria dove si stava effettuando l’intervento sono caduti vicino dei missili. Anche l’altra notte Leopoli è stata attaccata, quindi è saltata la luce e nell’ospedale si lavorava con i generatori, in condizioni davvero complicate. Nonostante questo siamo riusciti a far arrivare l’attrezzatura adatta per fare in modo che per Artom e per gli altri bambini feriti, che sono purtroppo tanti e che arrivano da Mariupol o dalle altre aree più colpite dove si sta combattendo, si possano avere non solo delle cure ma le migliori cure possibili. Il chirurgo Brambilla, tra l’altro, ha contributo a portare in Ucraina la vulnologia, cioè la disciplina di cura delle ferite, e mi raccontava che in Italia ha curato delle ferite di pazienti ancora aperte dalla Seconda guerra mondiale. In alcuni casi, infatti, queste ferite non si cicatrizzano, soprattutto quando sono particolarmente estese”.
State lavorando anche con dei materiali di pelli artificiali, quindi?
“Sì, ma anche con altri prodotti che abbiamo acquistato e fatto arrivare a Leopoli, per poter ‘costringere’ i tessuti a riprodursi. Tra l’altro è una tecnica molto veloce che permette in poco tempo di riavere le parti molli colpite riprodotte in maniera naturale, attraverso le cellule staminali del paziente. È un progetto del tutto nuovo e molto intenso dal punto di vista esistenziale, perché vedere dei bambini di pochi anni, come una bambina di tre resa tetraplegica da una scheggia che si è inserita nella colonna vertebrale, con altre conseguenze come le amputazioni, è davvero difficile. Sembra tutto irragionevole e occorrerebbe prima rispondere ad una domanda, cioè perché una bambina di tre anni, che è a casa sua, nel posto in cui è nata, deve ritrovarsi a condividere la vita con quel che resta di una bomba? Anzi, mi verrebbe da dire ‘con quel che resta di una bimba’”.
Quanti interventi effettuate al giorno su bambini colpiti dalle bombe?
“Dai cinque agli otto interventi al giorno”.
La Onlus che dirige da 19 anni, intanto, è impegnata in Ucraina al fianco dei bambini malati di tumore. Ma come è cambiata la situazione oggi?
“In Ucraina oggi non ci sono le condizioni per curare il tumore, perché le principali città in cui ci sono gli ospedali oncologici più importanti e attrezzati sono periodicamente interessate da attacchi e bombardamenti. Le sirene e gli allarmi antiaerei suonano costantemente e teoricamente, in quei momenti, i medici dovrebbero staccare dalle pompe di infusione delle chemioterapie i bambini, cosa che ovviamente è molto complessa e non sempre si può fare. Questo perché quando i bambini vengono staccati dai macchinari rischiano di morire per eventuali bombe, mentre quando vengono portati negli schelter (ripari, ndr) non si possono curare. In alcuni casi, poi, non è possibile evacuare i pazienti quindi continuiamo a comprare farmaci per fare in modo che i pazienti possano essere curati anche in Ucraina. Nel contempo sappiamo che dei circa 4mila pazienti presenti in Ucraina prima della guerra, oramai sono 2mila quelli che hanno lasciato il Paese. È questa è una buona notizia”.
Quanti sono i bambini ucraini che ospita l’Italia?
“Siamo intorno ai 120 pazienti ospitati in almeno 19 centri ospedalieri italiani”.
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A Roma si organizzano visite guidate gratuite per i profughi della guerra in Ucraina
La cultura come strumento di solidarietà e accoglienza per le donne e i bambini ucraini che sfuggono dalla guerra in Ucraina. È quello che sta accadendo a Roma dove molte guide turistiche stanno organizzando visite guidate gratuite per i profughi, principalmente guide di nazionalità ucraina che lavorano in Italia da anni, ma anche guide turistiche italiane che si prestano a questo servizio. Ce lo ha raccontato Iryna Kravchenko, che a Odessa faceva la giornalista a e dal 2012 è in Italia dove si è laureata in Storia dell’arte per poi decidere di rimanere a Roma a vivere e lavorare come guida turistica professionista, iscritta all’AGTA – Associazione Guide Turistiche Abilitate.
“A Roma”, ci spiega Kravchenko, “conosco personalmente circa venti guide che organizzano queste visite. Ma il numero è sicuramente molto più alto. Abbiamo portato in giro centinaia di profughi e la maggior parte sono mamme tra i 30 e i 50 anni con i bambini, un po’ più raramente capitano le persone anziane. Cerchiamo anche di arrangiarci tra colleghe per dotarli delle radio con cui sentire la spiegazione. Amano moltissimo Roma, ma non vedono l’ora di tornare a casa! Vogliono ripartire subito appena finirà la guerra. Magari ci sarà qualche problema per le persone che hanno perso le case loro per i bombardamenti, ma tutti gli altri torneranno in Ucraina appena possibile”.
La visita più richiesta per i profughi è il giro della città, e vengono portati anche a San Pietro, ai Musei Vaticani, al Colosseo e al Foro Romano. “Il tour”, continua Kravchenko, “dipende anche dalle attività delle associazioni che comprano i biglietti per i profughi, o per le persone invalide, e dipende da quali sono i musei disponibili. Sono molto curiosi e, se potessero, andrebbero ogni giorno a scoprire qualcosa di nuovo. E sono molto grati agli italiani per l’accoglienza: ci sono tantissimi volontari che dànno loro una mano, molto di più di quello che faccio io, compresi parecchi dottori che organizzano le visite mediche gratuite”. La solidarietà della comunità ucraina è tanta: dall’aiuto alla Croce Rossa ad accogliere i profughi al fare da traduttori all’ospedale Bambin Gesù di Roma per i bambini ricoverati.
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Musica per l’Ucraina: il concerto dei The Sun a Roma per raccogliere fondi e supportare gli sfollati
L’evento mira a gridare a squarciagola, il proprio “no! alla guerra”
Musica e solidarietà per il popolo ucraino. Un concerto per sostenere la causa ucraina, perché è la musica l’unico linguaggio universale che può unire tutti. Il prossimo 13 maggio, nella suggestiva cornice del Teatro Orione di Roma, si terrà il concerto dei The Sun, vero punto di riferimento per il movimento christian rock internazionale.
Organizzato dalla Parrocchia di Ognissanti, nello storico quartiere di San Giovanni, l’evento mira a gridare a squarciagola, il proprio “no! alla guerra”, per schierarsi al fianco di chi ogni giorno vive una situazione di emergenza non solo abitativa ma anche psicologica. Il ricavato del concerto sosterrà i profughi nel post arrivo. Infatti, sono già, 350 i profughi arrivati in parrocchia, per la maggior parte donne e bambini, per continuare
a dimostrare il proprio sostegno.
«L’obiettivo di questa iniziativa è rendere più semplice ed efficace l’accoglienza – spiegano gli organizzatori – I progetti che la parrocchia ha svolto in questi mesi a favore del popolo ucraino non sono stati soltanto ricchi di impegno e voglia di aiutare il prossimo, ma hanno anche dimostrato di essere sempre caratterizzate dalla cooperazione: nell’accoglienza dei rifugiati oltre a numerose parrocchie sono stati coinvolti vari istituti e nuclei famigliari che si sono mostrati sin da subito vicini alla causa. E questo è ciò che davvero conta».
Fonte: Leggo
Ucraina: Caritas di Roma mobilitata per aiuti e accoglienza
Raccolti 829.585 euro, 102 persone accolte
Caritas Roma è mobilitata per rispondere all’emergenza in atto a causa della guerra in Ucraina.
Diverse le iniziative prese in queste settimane a nome della diocesi capitolina. “In questi due mesi di emergenza la solidarietà dei romani è stata enorme ed abbiamo ricevuto numerosissime disponibilità da parte di famiglie, associazioni o istituti religiosi”, si legge in una nota. “Non riusciremo probabilmente a permettere a tutti di veder esaudito il desiderio di accoglienza segnalato con generosità, per cui in questo momento riteniamo necessario sospendere la raccolta di disponibilità”. Ma Caritas ricorda che si può segnalare la propria disponibilità direttamente alla Protezione Civile, che gestisce le richieste.
102 persone sono state collocate nel quadro dell’accoglienza diffusa del circuito CAS con la Prefettura di Roma in 23 tra parrocchie e istituti religiosi. Alla data del 22 aprile sono state inserite 86 persone. 105 persone tramite Caritas Italiana in parrocchie, istituti religiosi ed appartamenti: non è ancora avvenuto alcun inserimento poiché l’accordo è in fase di definizione. 18 persone nei centri SAI (Casa Santa Bakhita e Ferrhotel) con il Comune di Roma. Inoltre Caritas aiuta le comunità parrocchiali che hanno accolto in autonomia fornendo le informazioni necessarie e formando i volontari.
Alla data del 30 aprile 2022 Caritas ha inoltre raccolto 829.585 euro. 87.500 euro sono già stati versati, nelle prime settimane di emergenza, a Caritas Italiana perché fossero destinati ai progetti di sostegno alle Caritas Ucraine e dei paesi limitrofi. La somma residua verrà destinata in parte sempre a Caritas Italiana, per sostenere i progetti in Ucraina, Polonia, Moldova e Romania e, in parte, utilizzata per sostenere l’accoglienza degli ucraini a Roma. Online la rendicontazione dei progetti: “L’esperienza di precedenti emergenze ci insegna che i tempi purtroppo saranno prevedibilmente lunghi e sarà importante avere risorse per continuare ad accompagnare le persone colpite dalla tragica follia della guerra per il tempo necessario”.
Fonte: Askanews
Ucraina: a Roma il “Don Guanella” apre ai profughi le porte della colonia estiva Stella Maris
A Passoscuro abbiamo la nostra colonia estiva Stella Maris. È lì che accoglieremo i piccoli profughi dall’Ucraina”. Francesco Cannella è il direttore operativo del complesso Don Guanella a Roma, grande centro di 14 ettari immerso nel verde che da oltre 100 anni si occupa di disabilità intellettiva. A breve, spiega al Sir, la Congregazione aprirà le porte della sua colonia marina a persone in fuga dalla guerra. “Ovviamente siamo attrezzati per ogni tipo di accoglienza, anche di bambini o persone con gravi disabilità cognitive. Non sappiamo ancora chi verrà ad occupare i 32 posti letto stabili che abbiamo messo a disposizione: se mamme con bambini, adulti con disabilità o un gruppo di orfani”. Sì perché, racconta, “in questo momento ci hanno contattato dicendo che in Ucraina ci sono degli orfanotrofi che devono essere evacuati. Noi ovviamente non facciamo distinzione: l’importante è accogliere chiunque sia nel bisogno”.
Nei prossimi giorni “si terranno dei sopralluoghi da parte delle autorità per verificare gli spazi; noi mettiamo a disposizione posti letto, operatori e volontari. Partendo da 32 posti che però potrebbero aumentare sulla scorta del bisogno. Vogliamo tuttavia evitare – sottolinea il direttore operativo – il rischio ‘ghettizzazione’; per questo avremo un’attenzione particolare per l’integrazione di questo primo gruppo di nostri nuovi ospiti”. In caso di orfani provenienti da istituti ucraini, Cannella non si nasconde che “il discorso si fa più complesso e delicato”, ma “ci attrezzeremo per venire incontro alle loro esigenze”. Passoscuro è nel Comune di Fiumicino, e i referenti di Cannella sono la Prefettura di Roma, il Comune di Fiumicino e l’assessore alle Politiche sociali e alla salute del Comune di Roma Barbara Funari. I tempi non sono brevissimi: “sarà la Prefettura a decidere l’assegnazione in base alla valutazione dei bisogni. A quanto mi dicono le valutazioni fatte ex ante, ossia prima dell’arrivo, vanno sempre validate al momento dell’ingresso in Italia. Nel frattempo – conclude – noi siamo qui. Con le porte spalancate”.
Fonte: AgenSIR
Per tutte le info: info@roma-news.it
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