Di Maio incontra il sindaco di Melitopol: “Fermare atrocità”
Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha accolto “alla Farnesina il sindaco di Melitopol Ivan Fedorov, accompagnato da una delegazione parlamentare ucraina”.
Fico consegna medaglia a Sindaco Mariupol: raggiungere pace in ogni modo
Incontro a Montecitorio
Roberto Fico ha consegnato una medaglia della Camera dei deputati al sindaco di Mariupol Ivan Fedorov. Il presidente della Camera ha ricevuto oggi Fedorov a Montecitorio e al termine dell’incontro ha spiegato: “E’ stato rapito dai russi e imprigionato. Fortunatamente per lui poi la situazione si è risolta. Ma la città è devastata, ha dentro di se un dolore immenso, con le violenze sui cittadini”.
Ha aggiunto Fico: “Proprio in onore a questa città ho dato oggi una medaglia della Camera dei deputati. C’erano anche dei parlamentari ucraini”, un momento “senza dubbio toccante e intenso. Ma quello che ci dobbiamo ricordare è che dobbiamo riuscire in tutti i modi a raggiungere la pace, perché la pace evita qualsiasi altro spargimento di sangue e ulteriori vittime”.
Fonte: Askanews
Energia: Calenda, ‘accordo con Egitto e carbone subito, basta no su tutto’
Ascoltiamo tante dichiarazioni di principio su #Ucraina ma poche proposte di merito. La situazione è destinata a peggiorare. L’inadeguatezza delle forze armate russe spingerà Putin a maggiore violenza contro civili con un rischio crescente di uso di armi non convenzionali”. Così Carlo Calenda su twitter.
“Durante un guerra occorre prepararsi agli scenari peggiori per evitarli. Su energia occorre chiudere accordo con Egitto e usare piena potenza installata a carbone subito. Su difesa dobbiamo aumentare capacità operativa e investire in sistemi antimissile”.
“La mancanza di lungimiranza su armamenti ed energia ci rende oggi uno dei paesi più esposti. L’ipocrisia di dichiarare di voler supportare l’Ucraina continuando a dire di no a tutto è inaccettabile”.
Da caro energia a riforme: la road map del Governo
Dopo aver fronteggiato l’emergenza sanitaria ed economica scaturita dalla pandemia, resta decisamente in salita la strada per l’esecutivo guidato da Mario Draghi che sperava di poter tirare un sospiro di sollievo ma ora deve affrontare anche le conseguenze causate dall’invasione Russia in Ucraina.
Già sotto i riflettori da diverso tempo, si è infatti decisamente aggravato il problema del caro energia con il Governo che lavora a un nuovo decreto che mette sul piatto circa 5 miliardi del “tesoretto” previsti nel Documento di Economia e Finanza (DEF): attesa, dunque, proroga degli aiuti per arginare gli ulteriori effetti dell’incremento del costo dell’energia, ma anche nuovi fondi per l’accoglienza dei profughi ucraini così come un ampliamento della platea del bonus sociale e garanzie per la liquidità delle imprese.
Intanto, si guarda a Bruxelles in attesa di capire se il “modello” Ue applicato alla pandemia sarà replicabile anche sul tema energia, una sorta di Recovery di guerra, invocato da più parti ma anche di non facile realizzazione per una serie di motivi. Per questo, almeno allo stato, l’ipotesi più accreditata è che si dovrà intervenire con un secondo round di aiuti, sempre facendo i conti con la coperta rigorosamente corta.
Intanto, non si ferma il pressing in particolare di Lega ma anche M5S sulle risorse da stanziare per sostenere famiglie e aziende. Nella giornata di domani, il DEF passerà sotto la lente di Camera e Senato con richieste di scostamento condivise che arrivano da più forze di maggioranza ma non da Palazzo Chigi e MEF, che non vogliono sentire parlare di extra-deficit. Almeno per ora.
E il Presidente del Consiglio? Veste ancora una volta gli abiti del mediatore cercando di trovare la sintesi che metta tutti d’accordo. “La riforma del catasto si farà, perché all’archivio degli immobili italiani serve un aggiornamento e più trasparenza, ma non porterà a nuove tasse sulla casa. Questo il doppio punto fermo del governo sulla delega fiscale che rassicura il centrodestra, con i tecnici del MEF a lavoro su una nuova bozza e un incontro in agenda.
Scalda i motori, pronta per approdare in Aula alla Camera, anche la riforma del Csm: al termine di un faticoso percorso ad ostacoli in commissione Giustizia, con Italia viva che si è sfilata, dal testo non blindato potrebbe “regalare” nuove tensioni sul fronte emendamenti.
Intanto, riposo forzato per il Premier, positivo asintomatico al Covid. Salta anche il viaggio in Africa centro-meridionale, in programma mercoledì 20 e giovedì 21 aprile, nell’ambito della strategia di diversificazione nell’approvvigionamento di gas sulla quale il Governo è al lavoro. A rappresentare Roma, toccherà ai ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani.
Fonte: Finanza Repubblica
Il Congo aiuterà l’Italia a staccarsi dall’energia di Mosca?
La scheda del Congo, il paese dove giovedì Di Maio e Cingolani andranno per proseguire il piano italiano di affrancamento dal gas russo
Mercoledì 20 aprile, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani voleranno in Angola. La positività al Covid-19 del premier Draghi ha fatto cambiare i protagonisti delle due nuove tappe africane che valgono la ricerca di nuove forniture extra-Russia. Nuovi protagonisti, appunto, ma stessa agenda. Giovedì sarà la volta del Congo, da fissare invece la data del viaggio in Mozambico.
Il CONGO, UNA REPUBBLICA STABILE?
La Repubblica del Congo, con capitale Brazzaville, copre un’area vasta circa 342.000 chilometri quadrati. Confina con il Gabon, il Camerun, la regione di Cabinda dell’Angola, la Repubblica Centrafricana e la Repubblica Democratica del Congo-RDC (Kinshasa). Il fiume Congo, secondo fiume al mondo per portata media dopo il Rio delle Amazzoni, è parte della frontiera tra la Repubblica del Congo e la RDC. Le principali risorse economiche sono il petrolio, il legno e l’agricoltura.
A livello economico, sono le risorse naturali a indirizzare gran parte dell’attività. Forte è la dipendenza dalle importazioni, a dominare è l’attività petrolifera: il 90% del greggio viene esportato, garantendo entrate economiche che valgono i due terzi del Prodotto Interno Lordo. A livello macroeconomico, gli squilibri sono evidenti. Le oscillazioni sui prezzi del petrolio portano frequenti instabilità.
A livello politico, il sistema del semipresidenzialismo vigente nel Congo ha sostituito il presidenzialismo dal 2015. Ma il capo di Stato è lo stesso dal 1997: Denis Sassou N’Guesso. Quest’ultimo è tornato al potere dopo una breve ma sanguinosa guerra civile, dopo essere stato già alla guida del potere dal 1979 al 1992. Dal 2003, in seguito a nuove tensioni, il quadro appare meno instabile di prima seppur tutt’altro che liberale.
BRAZZAVILLE GUIDA L’OPEC NEL 2022
Dal 3 gennaio, la Repubblica del Congo ha assunto la guida dell’Opec. Il piano è quello di investire per continuare a consentire all’organizzazione di svolgere il proprio ruolo di regolatore del mercato e stabilire nuove partnership nel settore degli idrocarburi per lo Stato centrafricano.
Il mandato del presidente della conferenza dei ministri OPEC è di un anno. Il ministro dell’Energia del Paese a capo della conferenza presiede le varie sessioni dell’ente. Il ministro congolese dell’Energia, Bruno Jean Richard Itoua, succede al ministro angolano del Petrolio, Diamantino Azevedo.
“La presidenza congolese dovrà creare le condizioni perché il mercato sia rassicurato dalle decisioni dell’OPEC. Agiamo su domanda e offerta e, allo stesso tempo, agiamo sull’offerta rispetto alla domanda attraverso il dialogo tra produttori e consumatori”, aveva detto ai giornalisti Itoua. “Questa presidenza dell’OPEC è anche un’opportunità per il governo congolese di aumentare la visibilità del Paese, stringere partnership con altri Paesi produttori di petrolio e attirare nuovi investitori”. Secondo il neo presidente la sfida di riprendere la domanda di oro nero dopo lo shock della crisi legata al Covid è anche una visione della presidenza congolese dell’OPEC.
GLI INTERESSI ITALIANI
Tornando alla relazione con l’Italia, il viaggio nella Repubblica porterà alle casse di Roma circa 5 miliardi di metri cubi di Gnl. Ma aldilà di quest’ultimo tassello, la presenza in Congo non nasce oggi.
Eni esplora e produce in loco dal 1968, in base al regolamento del PSA. I giacimenti di riferimento operati del cane a sei zampe sono: Nené Marine e Litchendjili (Eni 65%), Zatchi (Eni 55,25%), Loango (Eni 42,5%), Ikalou (Eni 100%), Djambala (Eni 50%), Foukanda e Mwafi (Eni 58%), Kitina (Eni 52%), Awa Paloukou (Eni 90%), M’Boundi (Eni 82%), Kouakouala (Eni 74,25%), Zingali e Loufika (Eni 100%), con una produzione nel 2019 di circa 93 mila barili equivalenti al giorno (67 mila in quota Eni).
Nel 2020, la produzione di petrolio e condensati registrata è stata di 18 milioni di barili. Il gas prodotto è stato pari a 1,4 miliardi di metri cubi. 27 milioni di boe è la cifra di idrocarburi prodotti.
Fonte: Energia Oltre
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