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Mattarella a messa nella basilica ucraina a Roma: “Faremo tutto quello che si può”. Il rettore: “La nostra colpa volere essere europei”

Il presidente della Repubblica nella chiesa del quartiere Boccea che dall’inizio della guerra rappresenta il punto di raccolta e di stoccaggio degli aiuti alla popolazione

“Grazie presidente Mattarella per la sua presenza”, “grazie al popolo italiano per la solidarietà e gli aiuti, non ci sentiamo abbandonati”, ha detto don Marco Yaroslav Semehen, rettore della chiesa ucraina di Santa Sofia a Roma, al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha risposto: “Faremo tutto quello che si può”. Poi l’abbraccio tra i due. E un regalo speciale: una bandiera dell’Ucraina donata da una bambina al capo dello Stato che ha tenuto con sé.

Questa mattina Mattarella ha partecipato alla messa nella basilica ucraina cattolica di Roma nel quartiere Boccea. “Oggi per noi ucraini non è un tempo normale, nonostante le nostre preghiere, stiamo vivendo un periodo molto difficile, il periodo della guerra, dell’invasione russa del nostro Paese. Una guerra inutile, ingiusta. Il popolo ucraino è un popolo pacifico e mai ha avanzato pretese da nessuno, per nessun metro quadrato di terra – ha detto il rettore della chiesa, don Marco, nel corso dell’omelia domenicale – Probabilmente la nostra unica colpa, davanti al governo russo, è quella di volere essere europei”.

Gli aiuti alla popolazione ucraina

La chiesa e il suo comprensorio costituiscono dall’inizio della guerra il punto di raccolta e di stoccaggio degli aiuti alla popolazione ucraina, visibili anche all’esterno della chiesa e depositati anche nei locali parrocchiali. Al momento già 12 camion sono partiti per l’Ucraina con la collaborazione di diversi volontari. Lo scorso 3 marzo anche il Cardinale Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, si è recato alla Basilica per recapitare materiale sanitario e generi di sussistenza.

La messa

Oggi ricorre nel calendario liturgico la prima domenica di Quaresima, che nel rito orientale è celebrata con particolare solennità ed è denominata “dell’Ortodossìa”. A Santa Sofia si celebra la Divina Liturgia (denominazione della celebrazione eucaristica nel rito bizantino) in lingua ucraina, con la benedizione delle icone. Nelle domeniche di Quaresima viene utilizzata la Divina Liturgia “di San Basilio”, in uso solo in alcune circostanze, al posto della abituale Liturgia “di San Giovanni Crisostomo”.

La chiesa ucraina di Santa Sofia a Roma

La Chiesa di Santa Sofia, chiesa nazionale a Roma degli ucraini, fa capo all’Esarcato Apostolico per i fedeli cattolici ucraini di rito bizantino residenti in Italia. L’Esarcato è stato eretto nel 2019 da Papa Francesco. Dal 2020 Esarca Apostolico è Monsignor Paulo Dionisio Lachovicz. Cattedrale dell’Esarcato è la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco, in Piazza della Madonna dei Monti

Nel 1963, subito dopo il suo ritorno dalla prigionia in un gulag siberiano, l’arcieparca Josyf Slipyj avviò una raccolta fondi per costruire a Roma una chiesa per la comunità della Chiesa greco-cattolica ucraina. L’edificio fu progettato dall’architetto Lucio Di Stefano sulla base dei piani originali per la costruzione della cattedrale di Santa Sofia a Kiev. La costruzione, iniziata nel 1967, terminò nel 1969, quando, nel mese di settembre, l’arcieparca Josyf Slipyj e diciassette vescovi, alla presenza di papa Paolo VI, la consacrarono, trasferendovi le reliquie di Papa Clemente I, provenienti dalla basilica di San Clemente al Laterano. La chiesa, dedicata alla Divina Sapienza, nel 1985 è divenuta titolo cardinalizio e nel 1998 è stata elevata al rango di Basilica minore.

I mosaici dell’altare sono dell’artista ucraino Sviatoslav Hordynsky. Nel settembre del 2011 si sono conclusi i lavori di restauro dell’edificio promossi dall’Associazione “Santa Sofia” che è proprietaria della chiesa e degli edifici annessi. Nella cripta della basilica sono sepolti, tra gli altri, alcuni metropoliti e arcivescovi ucraini, oltre ad altre personalità ucraine. Un tempo vi era sepolto anche il cardinale Josyf Slipyj, la cui salma, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’indipendenza dell’Ucraina, è stata traslata a Leopoli. Adiacente alla chiesa si trova l’edificio che è stata sede dell’Università cattolica ucraina a Roma.

Rettore della Chiesa di Santa Sofia dal 2014 è Don Marco Yaroslav Semehen, nato a Ternopil'(Ucraina) nel 1980, sacerdote dal 2008 e dal 2020 presidente dell’Associazione religiosa “Santa Sofia” per i cattolici ucraini, che ha sede presso la Basilica.

Le iniziative

Presso la Chiesa di Santa Sofia, come pure presso la Cattedrale nel quartiere Monti, sono in corso in questi giorni iniziative di preghiera e di solidarietà a favore del popolo ucraino. Tra le iniziative di preghiera, domenica 28 febbraio Monignor Benoni Ambarus, vescovo ausiliare di Roma, ha presieduto una celebrazione per la pace presso la chiesa di via Boccea.

Quanto alla solidarietà, presso la chiesa è stata avviata una raccolta di aiuti materiali (vestiti, viveri, coperte, medicinali) nonché di offerte in denaro, con una significativa risposta da parte dei cittadini romani e dei connazionali residenti nella Capitale.

Fonte: La Repubblica

Per tutte le info: info@roma-news.it

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