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Roma accoglie i profughi dall’ Ucraina

Roma pronta a mobilitarsi per accogliere i profughi dall’Ucraina

Riunione della Protezione civile mentre si valuta un vertice in Prefettura. Mobilitate le associazioni religiose e le parrocchie. Partito anche il tam tam sui social per le raccolte a sostegno delle vittime del conflitto

Migliaia, forse milioni di messaggi Whatsapp per raccogliere fondi, oggi la riunione della Protezione civile nazionale con quelle regionali mentre si valuta un vertice in Prefettura: Roma si prepara a accogliere i profughi in fuga dall’Ucraina. In prima linea le associazioni religiose, dalla Caritas alla Comunità di Sant’Egidio, che da giorni si stanno organizzando offrire ospitalità e sostegno a chi in 5 giorni è passato da una vita normale all’orrore della guerra. Pronta a muoversi anche la diocesi di Roma, che dovrebbe lanciare le sue iniziative a breve, forse proprio il 2 marzo, Mercoledì delle ceneri e data scelta da papa Francesco per la giornata di preghiera e digiuno per tutti i cattolici del mondo, uniti per la pace. Ma molte parrocchie romane stanno già raccogliendo soldi e coperte, abiti, cibo e medicinali. Al momento non è ancora possibile stabilire quanti saranno i profughi in arrivo a Roma e quanti potranno essere ospitati dalla stessa comunità ucraina cittadina, 20mila persone quasi tutte donne non giovanissime che lavorano come badanti e colf. Chi ha una casa accoglierà parenti e amici fuggiti dalle bombe.

Il comitato che potrebbe tenersi nei prossimi giorni in Prefettura definirà le prime misure per la gestione degli arrivi dall’Ucraina, con la distribuzione dei profughi in strutture romane, ma anche di altri Comuni del Lazio, insieme con il potenziamento dell’Ufficio immigrazione per rilasciare più in fretta possibile i necessari permessi di soggiorno. Ancora fermo invece il Campidoglio: che aspetta indicazioni dal Viminale e anche di sapere appunto quanti profughi la città dovrà gestire. Mentre per oggi pomeriggio è prevista la riunione della Protezione civile nazionale con quelle regionali, da cui dovrebbe uscire una strategia di intervento più definita. «Non abbiamo ancora deciso niente», spiegano dalla Regione. «Aspettiamo le decisioni della Protezione civile. Ma dovremmo muoverci come abbiamo fatto con gli afghani: organizzare una prima accoglienza negli alberghi vuoti per la crisi Covid, poi, essendo richiedenti asilo, rientreranno nel circuito Sprar e saranno gestiti a livello nazionale». Intanto Sant’Egidio raccoglie già da giorni le richieste di ricongiungimento familiare delle ucraine e fondi, oltre che posti letto. La Caritas ha promosso una raccolta di denaro, attraverso Whatsapp e si prepara anche a realizzare la prima accoglienza degli sfollati. Ieri mattina moltissimi romani hanno poi ricevuto l’appello, inoltrato più e più volte via Whatsapp, di padre Marco Semehen, rettore della basilica di Santa Sofia, sede religiosa a Boccea della comunità ucraina di Roma: «Abbiamo già fatto partire per Leopoli nei giorni scorsi due grossi furgoni con le prime offerte della comunità. Ma non bastano e allora chiediamo aiuti ai romani». Ieri pomeriggio in piazza della Repubblica, gremita di ucraini, italiani, bielorussi e persone di altre nazionalità, si è svolta una nuova manifestazione per la pace iniziata con l’inno nazionale ucraino e un «Padre nostro» recitato da ognuno nella sua lingua: «Chiediamo che si fermino, non siamo in pericolo solo noi, ma tutto il mondo».

Per tutte le info: info@roma-news.it
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