Casa in affitto con la muffa: chi deve pagare le spese e cosa succede al contratto

Chi paga per rimuovere la muffa di una casa in affitto? E quali conseguenze possono esserci per il contratto di locazione? Quello che c’è da sapere.

Ritrovarsi con la muffa in casa non è soltanto un disagio e un rischio per la salute. Rimuovere la muffa comporta naturalmente dei costi. Ma a chi tocca pagare se siamo in affitto?

Chi deve pagare per la muffa nella casa in affitto
Muffa nella casa in affitto: chi deve scucire i cordoni della borsa? – roma-news.it

Le spese per la rimozione della muffa toccano al padrone di casa o all’inquilino? Cerchiamo di capire cosa dice la legge al riguardo e quali conseguenze possono esserci sul contratto d’affitto in caso di inadempimento delle parti.

A regolare i contratti d’affitto naturalmente è il Codice civile che tratta genericamente i possibili vizi presenti nell’appartamento.

Muffa nella casa in affitto: chi deve pagare le spese

La legge stabilisce che spetta al proprietario della casa il dovere di rimuovere i problemi strutturali dell’edificio, oltre a quelli procurati dalla mancanza di manutenzione straordinaria (spettante al locatore appunto). Dal canto suo l’inquilino invece ha l’obbligo di custodire in buono stato l’immobile, essenzialmente come lo ha ricevuto, e quello di segnalare tempestivamente al padrone di casa la presenza di eventuali problemi.

Muffa chi deve pagare tra padrone e inquilino
Rimuovere la muffa dalle pareti ha un costo – roma-news.it

In sostanza, secondo il Codice civile il proprietario deve pagare per rimuovere la muffa nella casa in affitto quando il problema è causato da problemi strutturali dell’immobile (poniamo il caso di una cattiva manutenzione degli impianti) e deve provvedere a risolvere anche le criticità originarie.

Se dopo la tempestiva comunicazione da parte dell’inquilino il proprietario si attiva per risolvere i problemi non dovrà riconoscergli alcun risarcimento danni. Stesso discorso in caso di comunicazione tardiva da parte dell’inquilino, che ha diritto a farsi risarcire (per i danni alla salute, per esempio) solo se il proprietario non si adopera con rapidità per mettere fine al problema.

Il locatore ha comunque facoltà di agire contro il condominio se i problemi sono originati dalle parti comuni dell’edificio. Nel caso in cui la responsabilità della formazione della muffa fosse da addebitarsi all’inquilino (perché non si è curato, come sarebbe stato tenuto a fare, della manutenzione ordinaria dell’alloggio), quest’ultimo dovrà provvedere a risolvere il problema a proprie spese.

E non è tutto: nel caso in cui la muffa avesse procurato danni permanenti all’immobile e al suo valore – circostanza insolita per la muffa, ma che può accadere in casi gravi e trascurati per lungo tempo – dovrà anche risarcire il proprietario.

Cosa succede al contratto d’affitto se il proprietario non si attiva

Cosa fare invece quando il proprietario di casa non fa nulla per risolvere il problema della muffa oppure quando la sua volontà di adoperarsi in tal senso è ostacolata dal mancato ottenimento (quando serve) della delibera dell’assemblea condominiale?

In questo caso l’inquilino può scegliere tra la risoluzione del contratto d’affitto (e lasciare dunque l’appartamento) e la riduzione del canone d’affitto. Se il locatore dovesse fare, come si suol dire, orecchie da mercante davanti a queste due possibilità l’inquilino potrà agire in giudizio contro di lui. Quello che non potrà fare è decidere in autonomia di ridursi il canone. L’autoriduzione rappresenta infatti un mancato pagamento che potrebbe portare allo sfratto.

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