Ottobrate romane: qual è il significato e come nascono

Sei mai stato a Roma in ottobre? Devi assolutamente farlo per goderti le “ottobrate romane”: ecco il significato e come nascono.

Ad ottobre, mentre nel resto del paese comincia l’autunno con le piogge e quella tipica malinconia che prende tutti con il diminuire della luce, nella citta eterna il tempo si ferma: i colori cambiano, gli alberi del lungotevere prendono il  giallo tipico di questo periodo ma il clima sembra fermo; è il famoso fenomeno delle ottobrate romane. Quando qualcuno chiede quale sia il periodo migliore per visitare Roma, tutti i romani rispondono: ottobre.

Ottobrate romane-significato e nascita
Visita Roma durante le ottobrate, non te ne pentirai roma-news.it

Infatti Roma a ottobre è più visitata che mai! I cieli sono tersi, il caldo non è più opprimente come d’estate e soprattutto di sera si sente bene il ponentino! Insomma il momento ideale per girare la città, c’è anche un clima festaiolo che contagia tutti. Si festeggia infatti perché le ottobrate romane nascono nei tempi antichi ed hanno un significato particolare legato ai ritmi della natura e alla voglia di divertirsi.

Scopriamo insieme che significato hanno e come nascono le “ottobrate romane”.

Questa espressione, ottobrate romane, nasce da antichi riti pagani che si svolgevano alla fine della vendemmia a Roma in onore di Bacco: i cosiddetti baccanali, in onore di questo divinità licenziosa, si festeggiava la fine della vendemmia con balli, canti e soprattutto tanto vino. Era un momento di gioia sfrenata e di allegria. La tradizione si è protratta fino ai primi del novecento cambiando ovviamente nei modi: i romani facevano le gite fuori porta, all’insegna del buon vino e del buon cibo, era una festa per tutti ricchi e poveri senza distinzione.

Le ottobrate romane e i riti pagani per le divinità
Le ottobrate romane derivano da feste pagane-i baccanali roma-news.it

Il “fuori porta” era molto diverso dal significato che ha oggi, allora voleva dire recarsi nei frutteti e nei vigneti tra Monteverde e Porta San Pancrazio o fuori Porta San Giovanni e Porta San Paolo. Un luogo in particolare rappresentava bene questo festeggiamento, il Testaccio. Vi erano grotte naturali perfette per conservare al fresco il vino, protagonista indiscusso delle ottobrate! Per recarsi ai festeggiamenti i romani più abbienti usavano le “carettelle” trainate da due cavalli, i familiari e gli amici seguivano a piedi cantando e ballando.

Si beveva il vino a volontà, i cibi erano quelli della tradizione romana: gnocchi, abbacchio e trippa. Si facevano molti giochi come l’albero della cuccagna e si suonava: si cantava e si ballava una danza popolare, il “saltarello”. Si dice che, quelli che non avevano soldi per pagarsi la festa, impegnassero tutto quello che avevano pur di partecipare: la leggenda narra che una donna s’impegnò persino il letto e che suo marito, al rientro dalla festa, non si accorse di nulla da quanto era ubriaco!

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