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Gualtieri raddoppia la Raggi. In un anno prodotto il doppio degli atti del M5S

Urbanistica e lavori pubblici sono gli assessorati più produttivi. Poche invece le delibere riguardanti la scuola e lo sport

Quanto lavoro è stato fatto dall’attuale amministrazione durante questi primi tredici mesi di mandato? Un modo per rispondere a questa domanda, è quello di andare a consultare la sezione del sito di Roma Capitale dedicata alla pubblicazione degli atti. Sono stati quasi il doppio quelli che, la giunta Gualtieri, ha prodotto rispetto alla precedente amministrazione pentastellata. Con significative differenze, in termini quantitativi, nell’attività messa in campo dai singoli assessorati. 

Perchè l’analisi è sulle delibere

Al di là delle memorie di giunta, delle mozioni e degli ordini del giorno, gli atti più d’indirizzo che vengono prodotti rispettivamente dalla squadra di governo cittadino e dall’assemblea capitolina, l’analisi va concentrata sulle delibere. Perché a differenza delle memorie e delle mozioni, che esprimono più che altro una “volontà”, le delibere sono i provvedimenti esecutivi che permettono d’intervenire concretamente nell’amministrazione della città.

Il doppio delle delibera della giunta Raggi

Il primo dato che emerge, come anticipato, riguarda la gran mole di delibere che, tra giunta ed assemblea capitolina, sono state prodotte negli ultimi 13 mesi. Il secondo riguarda invece la differenza che c’è, in termini numerici, nell’approvazione di atti all’interno dell’attuale squadra di governo cittadino. Tornando al raffronto con la precedente amministrazione emerge che, a fronte delle 444 delibere dell’era Raggi (calcolate tra quelle firmate dalla giunta e dall’assemblea capitolina) negli ultimi 13 mesi ne sono state approvate 668. Ma il dato più sorprendente riguarda quelle sottoscritte dalla giunta: sono state infatti 551 le delibere firmate dalla squadra di Gualtieri, contro le 258 approvate dalla giunta Raggi. Per avere un ulteriore elemento di paragone, nell’era Marino erano state, sempre nei primi 13 mesi, una via di mezzo: 373 in giunta e 69 delibere approvate dall’assemblea.

Gli assessorati più produttivi

Come detto, però, non tutti gli assessorati hanno prodotto lo stesso numero di delibere. La differenza è anzi molto evidente anche se, per certi versi, riflette la natura stessa delle relative deleghe. Il dipartimento più operativo è quello che si lega alla delega di Maurizio Veloccia: sono infatti state 68 le delibere urbanistiche approvate. Segue a poca distanza la produzione di delibere realizzate dal dipartimento lavori pubblici dell’assessora Ornella Segnalini: in questo caso sono infatti 62.  Merita di finire sul podio il lavoro messo in campo dal dipartimento mobilità che fa riferimento all’assessorato di Eugenio Patanè, con 48 delibere. Insieme quindi, i tre assessorati, hanno prodotto 178 delibere. Durante l’amministrazione di Raggi erano state invece 96 (ripartite in 23 delibere di urbanistica, 45 di lavori pubblici e 28 di mobilità). 

Le posizione intermedie

Dietro al podio, a poca distanza da Patanè, si colloca l’assessorato al bilancio di Susanna Scozzese, visto che ragioneria e dipartimento economico hanno firmato in tutto 44 delibere. In una posizione intermedia, invece, si registra la produzione di delibere sottoscritta dall’ assessorato all’ambiente che, con Sabrina Alfonsi, mette in cascina 41 provvedimenti (contro le 12 delibere dell’era Raggi). Seguono, sul piano quantitativo, gli assessorati legati alla cultura (34) ed al commercio (27). Da osservare in questo caso che, durante i primi 13 mesi della precedente amministrazione, erano state 42 le delibere firmate dall’allora assessore alla cultura. L’assessorato di Miguel Gotor, quindi, arriva dopo quello dell’ex assessore pentastellato Luca Bergamo. 

Meno produttivi, in termini di delibere firmate, sono risultati gli assessorati legati all’assessorato al sociale di Barbara Funari, con le 19 delibere firmate dal relativo dipartimento (contro le 8 dell’amministrazione Raggi) e del dipartimento patrimonio e politiche abitative (contro le 3 dell’era Raggi). In quest’ultimo caso però, la bassa produzione dell’assessorato di Tobia Zevi, viene compensata dalle tante delibere approvate a doppia firme con altri assessorati. Le delibere possono in effetti essere firmate anche da due e talvolta tre dipartimenti, aspetto che va considerato nel computo complessivo dei provvedimenti elencati.  

Fanalino di coda della Giunta

Tra gli assessorati che hanno deliberato meno, spicca quello di Alessandro Onorato (14) che si è concentrato soprattutto sulle memorie di giunta (23). Tuttavia anche in questo caso, rispetto all’equivalente assessorato pentastellato, la produzione è stata superiore (con Raggi nei primi 13 mesi furono firmate 4 delibere dal dipartimento Sport, turismo e grandi eventi). Fanalino di coda della giunta Gualtieri viene asseganto all’assessorato alla scuola che si ferma ad 11 delibere (curiosamente è lo stesso numero delle memorie di giunta) ma che comunque è quasi il doppio rispetto al numero di analoghi provvedimenti messi in campo nei primi 13 mesi di governo pentastellato (le delibere furono 6).

Un ultimo dato da considerare, in questo raffronto quantitativo sulle delibere prodotte, è quello che riguarda l’attività del dipartimento delle aziende partecipate: in collaborazione con gli assessorati competenti ha firmato 52 delibere, contro le 32 sottoscritte durante lo stesso periodo dell’amministrazione Raggi. Anche in questo caso, la differenza sul piano numerico, resta evidente.

Fonte: Roma Today
 

Melandri lascia il Maxxi: “Dopo dieci anni consegno un piccolo gioiello”

Il commiato dell’ex ministra della cultura in vista dell’imminente avvicendamento alla guida del museo

 

Giovanna Melandri. Foto d’archivio.

Il 12 dicembre la guida della fondazione Maxxi passa ad un nuovo presidente. E’ stato infatti nominato alla come presidente Alessandro Giuli che, pertanto, sarà alla guida del museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma. In vista dell’avvicendamento al vertice della fondazione, Giovanna Melandri ha scritto una lettera di commiato.

Dieci anni intensi

“Dopo dieci anni intensi e bellissimi si conclude il mio impegno da Presidente della Fondazione Maxxi – ha premesso l’ex ministra della cultura, con D’Alema e Amato, e delle politiche giovanili, con Prodi. Melandri aveva già, a fine novembre, organizzato una conferenza stampa proprio al museo nazionale delle arti del XXI secolo, per salutare e ringraziare i suoi collaboratori nel suo lungo percorso all’interno della fondazione. 

La lettera di Melandri

Ora, alla vigilia del passaggio di testimone, l’ex ministra ha deciso di concludere la propria esperienza scrivendo una lettera che è una sorta di testamento. “Consegno, insieme al CdA – vi si legge –  un piccolo gioiello italiano ed internazionale ai nostri successori, con la speranza che ne abbiano cura e con l’orgoglio di aver realizzato ciò per cui era stato pensato: un polo nazionale al servizio dell’arte e dell’architettura contemporanee. Un museo, certo, ma anche più di questo: un laboratorio di futuro – È stata per me un’esperienza bella, appassionante, avventurosa, complicata e, soprattutto, collettiva” ha sottolineato Melandri.

Il futuro dell’ex presidente del Maxxi

“Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato in forme diverse a questa storia” che è iniziata nel 2012  “Ho amato il Maxxi da quando l’ho visto uscire dalla matita di Zaha Hadid. E non smetterò mai di amarlo e frequentarlo.  Ora mi prenderò qualche giorno di pausa per riorganizzare le idee e per prepararmi a nuove avventure. Sono certa, però – ha aggiunto l’ormai ex direttrice della fondazione – che ci ritroveremo insieme in qualche posto nel futuro”.

Fonte: Roma Today

Smog, superati i limiti in tutta la città. Il comune avverte: “Limitate l’uso dei riscaldamenti”

Sforamenti registrati in dieci delle dodici centraline Arpa in funzione

 

Smog a Roma. Foto d’archivio.

Sono quasi tutti fuori parametro i valori registrati dalle centraline attualmente in funzione sistemate dall’Arpa nel territorio capitolino.

Le zone più inquinate

Su dodici rilevazioni infatti, ben dieci sono stati i casi in cui si sono registrati livelli di PM10 superiori al limite previsto dalla normativa vigente. La situazione più difficile è stata registrata nella zona di Largo Preneste, dove si è giunti a 65 microgrammi al metro cubo (il limite di legge è fissato a 50). Male anche nella zona della Tiburtina (63 microgrammi/m3) dove si è già raggiunto il 29esivo sforamento dell’anno. Stesso risultato è stato registrato nella centralina di Cinecittà ed in quella di largo Arenula: in entrambe i casi si è raggiunta la soglia die 59 microgrammi per metro cubo. 

Altri sforamenti sono stati registrati a Villa Ada, Cipro, Malagrotta, Castel di Guido e Bufalotta. Le uniche zone in cui i limiti non sono stati superati sono quelle di San Giovanni e, nella zona di Lunghezza (a ridosso della tenuta del Cavaliere). La centralina di Corso Francia, invece, a causa di un guasto non ha permesso di fare rilevazioni.

Le previsioni poco incoraggianti 

In base ai propri modelli di previsione sulla qualità dell’aria, l’Arpa Lazio ha indicato per la giornata del 12 dicembre “una situazione di criticità con il rischio di superamento dei valori limite per le concentrazioni di inquinanti”. Preso atto di questa condizione, il dipartimento ambiente ha chiesto al Campidoglio d’informare la popolazione e di proporre una serie di suggerimenti. Tra i consigli c’è quello, rivolto “ai soggetti a rischio cui compete una particolare cautele di ordine sanitario” di “evitare di esporsi prolungatamente alle alte concentrazioni di inquinanti”.

I consigli del Campidoglio per ridurre lo smog

Più in generale l’amministrazione si è raccomandata ai cittadini di lavorare sulla prevenzione, ad esempio “preferendo l’uso di mezzi elettrici, ibridi o alimentati con combustibili a basso impatto”. La giornata di mezzi pubblici gratuiti, valida anche per domenica 11 dicembre, dovrebbe facilitare la riduzione d’inquinanti prodotti dalle auto che usano l’energia fossile.

A Roma metro bus e tram gratis: tutte le info

L’altra importante raccomandazione fatta è stata quello di “limitare gli orari di accensione degli impianti termici e di ridurre la temperatura massima dell’aria negli edifici”. La domenica, relativamente più calda dei giorni scorsi, potrebbe aiutare anche a seguire questo consiglio.

 

Rilevazioni inquinanti ARPA Lazio
Fonte: Roma Today

Zerocalcare: «Il Secco mi ha dato del “venduto”, ma sono rimasto lo stesso». Su Meloni: «I riferimenti sono quelli del post-Ventennio»

 

Il fumettista, che compie 39 anni, si racconta in due interviste in cui parla del suo rapporto con il successo

Milano, dal 17 dicembre al 23 aprile, la Fabbrica del Vapore ospiterà Dopo il botto, personale di Zerocalcare con oltre 500 tavole originali che fa seguito al successo della mostra al Maxxi di Roma nel 2018. Il fumettista romano può vantare ormai oltre un milione di copie vendute14 libri pubblicati e una seconda serie in arrivo su Netflix. Ma l’artista, al secolo Michele Rech, assicura: «Dopo tutto quello che mi è capitato, riesco a restare lo stesso di sempre». Al Sole24Ore spiega che è dovuto all’ambiente in cui è cresciuto, ovvero «il giro del punk romano, gente che non legge i giornali, che non sa o non vuole saperne niente di quello che faccio». E in cui, scherza, il successo è quasi «una nota di demerito». «Pensa che il Secco, quello vero, quando si è rivisto nella serie di Netflix, mi ha detto solo due cose: “Sei un venduto e mi hai venduto». Sembra vivere la popolarità come un peso, più che come un vanto: «Sento grandi responsabilità nei confronti di chi mi sceglie, chi compra i miei libri. Loro investono su quello che faccio, io mi sento in dovere di restituire qualcosa di tutta questa gigantesca cosa che mi è successa», spiega. Non aiuta «l’armadillo», metafora della sua coscienza: «Mi dice che dovrei scappare da tutti questi accolli che mi prendo solo per senso di colpa. Perché sto facendo troppe cose e, di questo passo, non riesco a far niente bene. I libri, la nuova serie su Netflix, la mostra a Milano… Lui dice che questa è la ricetta perfetta per deludere tutti».

Carcere, governo Meloni, Covid

I temi che sceglie di trattare nelle sue opere e nei suoi interventi sono ricorrenti e ben precisi. Alcuni di essi, vengono discussi in un’intervista a La Stampa: come l’abolizione del carcere, nei confronti del quale si dichiara «molto critico». Afferma di non conoscere nessuno che ne sia uscito migliore di come sia entrato. E si mostra scettico nei confronti della sua efficacia nel combattere la mafia: «Trovo sbagliata l’idea che si possa combattere con più prigione e non aggredendo le condizioni in cui la mafia prospera». Critica la «sinistra» che, anziché aprire un dibattito sul tema, ha visto l’istituzione del carcere come «una rivalsa verso i corrotti», e sostiene di non avere al momento un partito di riferimento. Si dice «molto distante dal Pd» e scettico nei confronti della nuova candidata alla segreteria del Partito, Elly Schlein. «Non credo in generale alle figure salvifiche. La politica è un’esperienza collettiva e le esperienze più avanzate che conosco oggi non passano attraverso i partiti». Parla anche della gestione pandemica, a suo avviso responsabile di aver alimentato la polarizzazione del dibattito, sia rispetto alla politica che alla guerra scoppiata in Ucraina. «Le persone si sono chiuse in casa, formandosi un’opinione su Internet, lì dove si creano le idee più radicali. Si sono create delle Jihad reciproche», spiega. Un clima che, a suo avviso, è emerso anche in campagna elettorale. Il cui risultato, commenta, è molto chiaro: «Giorgia Meloni è la rappresentante di una compagine politica che da 80 anni aspettava questo momento. I riferimenti sono sempre quelli del post-Ventennio».

Un’opera sulla guerra in Ucraina? «Direi di no»

La consacrazione al grande pubblico è avvenuta dopo l’uscita della prima serie animata, Strappare lungo i bordi. È stata rilasciata su Netflix, piattaforma a cui il fumettista riconosce il merito di non aver messo troppi paletti: «Ho fatto loro parecchie proposte apparentemente suicide sul format e le hanno sempre accettate. Stanno molto attenti solo a che non ci siano personaggi che pronunciano frasi razziste o sessiste», racconta ancora al Sole24Ore. Il suo ultimo libro, No sleep till Shengal, racconta il suo viaggio in Iraq presso la locale comunità ezida, minacciata dalle tensioni internazionali e protetta dalle milizie curde. Torna così al reportage sotto forma di graphic novel, già sperimentato in Kobane calling. Ma non per questo il pubblico dovrà aspettarsi un’opera sulla guerra in Ucraina: «Non m’interessa la guerra in sé. Quando racconto il Kurdistan o Shengal, il discorso è un altro: mi interessa raccontare la società che stanno provando a costruire».

Fonte: Open

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