animali-e-caldo-cosa-fare

“Lasciare un animale in auto al caldo è reato, cosa fare per salvarlo?”: le risposte dell’Oipa

L’approfondimento dello Sportello legale dell’associazione e il video-tutorial

Lasciare il cane in auto al caldo mettendo a repentaglio la sua vita o, peggio, facendolo morire è reato. Cosa fare se si vede un cane chiuso in macchina al caldo? Come intervenire per salvarlo?

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) spiega che, se non si trova nelle vicinanze il proprietario del veicolo, anzitutto è nostro dovere contattare immediatamente la forza pubblica: ovunque ci si trovi, si può chiamare il 112, numero di emergenza unico europeo. Le forze dell’ordine hanno il dovere d’intervenire per accertare la situazione e salvare l’animale, nonché denunciare d’ufficio il detentore del quattro zampe.

È consigliabile trovare testimoni sul posto e far presente, già al telefono, le condizioni di salute dell’animale, al fine di potere intervenire con cure veterinarie in caso di necessità.

Se non è possibile ottenere l’intervento tempestivo delle autorità e l’animale manifesta un malessere, il soccorritore che rompe il finestrino è ritenuto responsabile per danneggiamento del veicolo? «Alla luce dell’orientamento giurisprudenziale in materia e della coscienza collettiva che impone la tutela degli animali in quanto esseri senzienti, è possibile invocare lo “stato di necessità” nel caso di un’eventuale richiesta d’indennizzo da parte del proprietario del veicolo» – risponde l’avvocato Claudia Taccani, responsabile dello Sportello legale dell’Oipa . Tuttavia, è sempre consigliabile prima di tutto contattare immediatamente la forza pubblica e, al fine di contestare una responsabilità al detentore dell’animale, avere testimoni e prove come foto e video per dimostrare la necessità d’intervenire per salvare una vita».

Approfondimento a cura dello Sportello legale dell’Oipa

Il trasporto di un animale da compagnia è disciplinato dal Codice della strada, che prevede il dovere di custodirlo in un trasportino omologato o nel vano posteriore del veicolo, in modo da separarlo dal conducente ed evitare qualsiasi pericolo mentre si guida.

Lasciare un animale in auto quando fa caldo, anche per poco tempo, è vietato poiché pericoloso per lo stesso animale e dunque vietato dalla legge.

Molti regolamenti comunali per la tutela ed il benessere degli animali prevedono il divieto di detenzione all’interno del veicolo come, per esempio, il regolamento di Roma Capitale, il cui articolo 8 prevede che “è vietato lasciare animali chiusi in qualsiasi autoveicolo e/o rimorchio o altro mezzo di contenzione al sole dal mese di aprile al mese di ottobre compreso di ogni anno; è altresì vietato lasciare soli animali chiusi, in autoveicoli e/o rimorchi permanentemente anche se all’ombra e con i finestrini aperti. È altresì vietato trasportare animali in carelli chiusi”.

In caso di violazione, scatta una sanzione pecuniaria elevata da 200 a 500 euro.

Tenere un animale in un veicolo fermo al caldo può anche configurare una responsabilità penale per detenzione incompatibile e produttiva di gravi sofferenze.

Diversi sono precedenti in tal senso, che hanno comportato condanne da parte dei giudici: così, per esempio, la Corte di Cassazione, Sezione III penale, con sentenza n. 14250 del 2014 ha confermato la condanna inflitta dal Tribunale nei confronti di due soggetti alla pena di 1.100 euro di ammenda ciascuno per la violazione dell’art. 727 del Codice penale (Abbandono e detenzione incompatibile di un animale). Secondo la ricostruzione dei fatti, gli agenti di Polizia Municipale erano stati contattati da alcuni cittadini per la presenza di un beagle in un’autovettura con temperatura esterna di 30 gradi. L’abbaiare del cane sofferente aveva attirato i passanti che, correttamente, hanno subito contattato le forze dell’ordine.

Ancora, la Corte di Cassazione, Sezione III penale, con sentenza n. 175 del 2008, ha confermato la condanna nei confronti di un uomo per aver lasciato il proprio cane nell’automobile parcheggiata al sole a una temperatura elevatissima. I giudici, confermando l’orientamento prevalente, hanno ritenuto responsabile il soggetto anche in assenza della volontà d’infierire sull’animale o di lesioni, potendo la sofferenza consistere in soli patimenti.

 

Fonte: Grosseto Notizie

Animali e caldo africano: 10 cose da sapere, tra crema solare e asfalto rovente

I consigli di Enpa perché cani, gatti e selvatici possano passare indenni da queste giornate torride. Gli errori da evitare

Roma, 22 luglio 2022 – Caldo record animali, l’Enpa – ente nazionale protezione animali – lancia un appello a non sottovalutare l’impatto delle temperature africane sui nostri amici. Ecco dieci consigli per superare le giornate torride in sicurezza, per aiutare i selvatici e anche per capire cosa evitare assolutamente. 

1. Evitare le passeggiate nelle ore calde

Oltre a non portare a passeggio i vostri animali, assicurarsi che abbiano sempre acqua fresca, un luogo ombreggiato e ventilato. Ridurre le attività sportive.

2. Asfalto rovente, come regolarsi

Se l’asfalto è troppo rovente per i nostri piedi, lo sarà anche per i sensibili polpastrelli dei nostri amici a quattro zampe. Attenzione quindi alle passeggiate in città.

3. Avere sempre una bottiglietta d’acqua a disposizione

Assicurarsi che il nostro quattro zampe abbia sempre acqua fresca a disposizione nella sua ciotola e, se usciamo con lui, portiamoci dietro una bottiglietta d’acqua per farlo bere.

4. Mai lasciare il nostro animale in auto

Lasciare il nostro animale in auto con queste temperature significa condannarlo a morte certa. La temperatura all’interno dell’abitacolo, infatti, sale rapidamente, anche con i finestrini aperti, e può raggiungere fino a 70°. E cosa fare se si dovesse notare un animale chiuso all’interno di un’automobile: prestare attenzione ai sintomi di un colpo di calore (problemi di respirazione, spossatezza generalizzata). In questi casi un intervento immediato può salvargli la vita: se non si riuscisse a rintracciare il proprietario dell’autovettura, chiamare subito le forze dell’ordine.

5. Creme solari contro le scottature

Anche i pet sono soggetti alle scottature solari. È possibile proteggerli applicando una crema solare ad alta protezione alle estremità bianche e sulle punte delle orecchie prima di farli uscire. Particolare attenzione agli animali bianchi, sono i più soggetti agli eritemi solari.

6. Attenzione alla scelta dei cibi

Attenzione all’alimentazione e ai residui nelle ciotole. Scegliere cibi leggeri e facili da digerire.

7. Cosa fare con i pesciolini nell’acquario

Per i pesciolini: l’Enpa ricorda che obbligare questi animali a vivere in un acquario significa infliggere loro inutili sofferenze. Tuttavia, chi dovesse possedere un acquario non dovrebbe esporlo al sole diretto. È inoltre importante cambiare l’acqua regolarmente avendo cura di togliere le alghe che si formano. Chi avesse un laghetto in giardino deve riempirlo regolarmente per compensare l’acqua che evapora e sostituire così l’ossigeno perso. Lo stesso vale per canarini e criceti che non dovrebbero essere costretti alla cattività e che, comunque, non dovrebbero mai essere lasciati sul balcone al sole diretto; le gabbie vanno posizionate in un luogo fresco, arieggiato e ombreggiato.

8. Attenzione ai parassiti

Meglio applicare preventivamente un antiparassitario adatto alla specie e alla taglia: alcuni prodotti per cani possono essere letali per i gatti. Per i cani è fondamentale prevenire le punture dei flebotomi (sono simili alle zanzare) che possono trasmettere la leishmaniosi. In commercio sono disponibili anche preparati a base di olio di Neem, potente disinfettante e antiparassitario, che non presenta alcuna controindicazione anche per i soggetti più sensibili.

9. Conigli, istruzioni per l’uso

Allarme parassiti anche per i conigli e le cavie. In questo caso è necessario ispezionare attentamente ogni giorno l’animale per verificare l’eventuale presenza di uova di mosche sul pelo (infestano anche i cani), tenere pulito il luogo in cui vivono e cambiare almeno due giorni alla settimana la lettiera o il fondo.

Per i selvatici lasciare a disposizione una ciotolina d’acqua non profonda, ricordando di cambiarla almeno una volta al giorno; in questo periodo la fauna selvatica ha a disposizione molto cibo mentre l’acqua potrebbe rappresentare un problema. Chi ha balconi e terrazzi può creare piccole zone d’ombra con le piante.

Fonte: Quotidiano Nazionale

Come dobbiamo comportarci se incontriamo i cinghiali?

Da Roma a Genova, e ormai in moltissimi centri dello Stivale, la convivenza con questo animale è diventata normalità. Ecco qual è la sua indole, perché sembra essere poco aggressivo con l’uomo e come bisogna reagire quando capita di incrociarlo

 

animali-e-caldo-cosa-fare

Wired lo ha chiesto ad Andrea Monaco, zoologo, Ispra. Il ricercatore ha curato insieme ad alcuni colleghi anche un vademecum molto pratico per conoscere al meglio questo animale selvatico. La prima domanda che viene da farsi, vedendo i cinghiali in giro per le nostre strade, è come dobbiamo interpretare questo fenomeno crescente: “Quando un grande mammifero entra in un ambiente urbano non è mai un buon segno. In particolare se si tratta di specie che possono raggiungere grandi dimensioni, rendendo molto rischiose eventuali interazioni con l’uomo”. E quindi Monaco risponde al perché li vediamo sempre più frequentemente: “Per un cinghiale le città sono vere tavole imbandite di cibo e, se si eccettua la possibilità di essere investito su una strada, sono luoghi molto più sicuri di un bosco: non ci sono lupi in grado di predarlo e nessuno gli sparerà un colpo di fucile”. 

I cinghiali: sempre più numerosi e sempre più spavaldi

Se li vediamo scorrazzare senza particolari remore non è per una questione di indole

Questo è un tema importante che riguarda la nostra sicurezza: molti cittadini sono stati ripresi mentre danno da mangiare ai cinghiali o addirittura provano ad accarezzare i cuccioli. Bisogna essere chiari, come afferma lo zoologo dell’Ispra: “Ricordiamoci che sono animali selvatici veri, non quelli umanizzati dei film della Disney”. Questa considerazione riguarda quindi tutti i cinghiali, anche quelli che possono sembrare più addomesticati perché passeggiano per le nostre strade. Ma non lo sono: bisogna ricordare che i cinghiali hanno in generale una grande capacità di adattamento rispetto ad altre specie.

Questo è lo stato attuale, dettato da una grande proliferazione di questo animale dipesa da “un modello gestionale utilizzato per questa specie che, soprattutto dal punto di vista venatorio, ha fallito – secondo lo zoologo dell’Ispra – Abbiamo ‘perso il controllo’ della gestione di questa specie. Un ruolo determinante hanno avuto le massicce immissioni di cinghiali a scopo venatorio, iniziate negli anni ’50 con soggetti catturati all’estero e proseguite con animali provenienti da allevamenti nazionali, e la pratica del foraggiamento attrattivo, fatta per trattenere gli animali nelle aree di caccia e per aumentarne la capacità riproduttiva. Il consistente prelievo venatorio ha poi alterato profondamente la struttura delle popolazioni, abbassando l’età media degli animali e aumentandone il potenziale riproduttivo”. Poi c’è stato anche il ruolo dell’urbanizzazione massiccia degli esseri umani e l’abbandono delle campagne “con la conseguente diminuzione della persecuzione diretta e il recupero del bosco in zone precedentemente utilizzate per l’agricoltura e la pastorizia”. Infine, alcune cause naturali “come l’intrinseca elevata capacità di colonizzare nuovi ambienti, l’enorme potenziale riproduttivo della specie e le condizioni climatiche divenute mediamente più favorevoli e pertanto meno limitanti”. 

Il confronto con l’estero

La questione dell’urbanizzazione dei cinghiali, ovvero il fenomeno per cui questi animali hanno invaso le città, non è solo italiano. 

 

animali-e-caldo-cosa-fare

A livello mondiale, fino a una decina di anni fa si avvistavano cinghiali o maiali inselvatichiti in 44 città di circa 15 paesi al mondo. Oggi invece sono centinaia le città (in alcuni paesi come Giappone, India, Israele, Spagna) dove questi animali entrano nei centri urbani e causano problemi anche gravi. “I cinghiali arrivano in città, non solo in Italia ma in molte zone abitate in Europa e nel resto del mondo, perché il loro numero è aumentato notevolmente e perché le città garantiscono grandi disponibilità di cibo e protezione” spiega il ricercatore dell’Ispra. D’altra parte, non ci sono differenze tra quelli che invadono le nostre città e i cinghiali che si comportano nello stesso modo all’estero: “Semmai le differenze sono quelle legate all’ambiente umano. Rispetto al contesto italiano, altrove è meno diffusa la pratica della somministrazione volontaria di cibo ai cinghiali e, soprattutto, a differenza dell’Italia le persone con sensibilità animalista non ostacolano sistematicamente gli sforzi di gestione razionale del problema”.

Cosa fare se incontriamo un cinghiale

Per prima cosa non bisogna esser preda dell’ansia, come suggerisce Monaco. “In natura è molto probabile che gli animali scappino prima ancora che possiate vederli. In città cerchiamo di evitare i comportamenti che favoriscono la presenza o l’avvicinamento degli animali come, ad esempio, dare volontariamente cibo (peraltro, vietato dalla legge), lasciare incustoditi il sacchetto dell’umido fuori dai cassonetti o il cibo per cani e gatti”. Fino a qui siamo nell’ambito della prevenzione, ma se capita di incontrare davvero qualcuno di questi animali selvatici nelle strade cittadine bisogna tenere a mente che potrebbe essere interessato al cibo che si ha in mano o che si trova nelle vicinanze. Diverso è il caso in cui si incrocino piccoli branchi:

animali-e-caldo-cosa-fare
Nei giorni scorsi è stato individuato un caso di cinghiale infetto nei territori del comune di Roma: si tratterebbe del primo caso al di fuori dell’area interessata nelle prime settimane di gennaio 2022. La regione Lazio ha attivato una task force

Un altro elemento importante è quando con noi giri anche un cane, un animale che nell’intenzione di difenderci potrebbe innescare conseguenze pericolose. “Si è ripetutamente verificato che la presenza di un cane, anche al guinzaglio, può essere un elemento in grado di scatenare una reazione di difesa da parte del cinghiale (ma, si è visto, in generale dei grandi mammiferi). Il cane, in quanto prodotto della domesticazione del lupo, viene immediatamente percepito come una fonte di pericolo e, in particolare da parte delle femmine con i piccoli al seguito, può scatenare una reazione aggressiva a scopo difensivo”. Per questo, è importante non lasciare avvicinare un cane in nessuno modo ai cinghiali. E in generale tenere sempre a mente che se anche siamo abituati a vederli girare per le strade, i cinghiali rimangono animali selvatici, potenzialmente pericolosi e che – per il loro e per il nostro bene – non dovrebbero scorrazzare liberamente nei nostri centri urbani senza alcun timore di essere catturati.

Fonte: Wired

Troppi ingressi all’Oasi dei gatti felici, è emergenza caldo e sovraffollamento. L’appello della direttrice Trocchia “Venite ad adottarli”

animali-e-caldo-cosa-fare

 

Ogni anno la stessa storia all’ “Oasi dei gatti felici “, sita in Via Copernico, tra gli ulivi della collina sovrastante il quartiere di Borgoratti :tra marzo e ottobre le gatte della città partoriscono tra due e sette cuccioli, fino a quattro volte in sette mesi, generando un’ondata di gattini che finiscono per trovarsi senza casa. Risultato: il gattile è sovraffollato, con quasi cento esemplari per una capacità massima di ottanta.

 

 

I problemi non riguardano solo gli spazi: molti cuccioli arrivano in condizioni sanitarie precarie e necessitano di esami e cure veterinarie, alcuni non sono ancora svezzati e vanno allattati anche ogni due ore. A far fronte la responsabile della Associazione, la battagliera Maria Trocchia, 73 primavere di pura adrenalina a combattere solitaria la dura guerra contro l’inciviltà dell’abbandono che regna in città: mancano i volontari, i suoi pelosetti hanno bisogno di assistenza continua, di medicinali e visite mediche ma i soldi, dal suo patrimonio personale, scarseggiano e il veterinario deve essere puntualmente pagato. Un pacco da 13 chili di crocchette specifiche per cuccioli costa sui 40 euro e i gattini da nutrire sono tanti. Come sono tanti gli ospiti “senior”, esemplari ormai adulti per cui l’adozione sembra ormai una chimera: “Nessuno vuole prendere un gatto in età avanzata, guardano tutti solo i piccoli” racconta Maria Trocchia . E tra i tanti mici che hanno superato l’anno di vita, alcuni presentano disabilità, alcuni sono ciechi, altri gravemente malati.

Casi impegnativi su tutti i fronti, e se poi si aggiungono i cuccioli da crescere, svezzare, vaccinare e sverminare, gli oneri diventano quasi insostenibili. “L’unica soluzione – spiega la responsabile – è sterilizzare le gatte”, usanza non ancora così diffusa, Questa struttura sorge un terreno alberato di ulivi di circa 2mila metri quadri a due passi dalla città e si pone l’obiettivo di sopperire ad un’esigenza che proprio in questo periodo si fa più sentire, quando innumerevoli appelli sui social dimostrano che il problema del randagismo felino esiste: centinaia di foto di gattini ogni anno affollano le bacheche Facebook e gli appelli dei volontari stremati che chiedono aiuto sono all’ordine del giorno.

Un fenomeno che non si esaurisce con le cucciolate perché sono centinaia anche i gatti adulti che ogni anno vengono abbandonati con le scuse più ignobili nella convinzione errata che possano cavarsela da soli, vuoi perché l’anziano proprietario viene a mancare, vuoi perché fantomatiche allergie si palesano all’ improvviso. A questo si aggiungono i problemi delle malattie infettive come la Fiv e la Felv che rendono difficile la convivenza dei gatti malati con i loro conspecifici e dei gatti di colonia che riportano ferite o traumi a causa di incidenti stradali o colluttazioni e che, una volta guariti, non sono più idonei a vivere liberi in sicurezza.

Il problema più urgente ad oggi e realizzare uno space hospital solo per i gatti Felv positivi e Fiv che devo affrontare la dura convalescenza in ambiente riservato, sterile, senza il rischio di contagiare gli altri . Le aree sicure per i gattini di ogni età in attesa di adozione e i box dove le mamme gatte possono crescere la loro nidiata in tranquillità in attesa della sterilizzazione, sono a tappo, come le grandi aree dove i gatti adulti soggiornano ora sono incandescenti per l’aggressione di una calura sfiancante. E per alleviare lo stato di affaticamento dei sui pelosetti, la Maria Trocchia passa ormai quasi 12 ore rinchiusa anche lei nel suo gattile, a posizionare ad orari prefissati, i tre ventilatori alimentati dai pannelli solari sul tetto della struttura principale. È proprio in queste ore di calura eccezionale che tutti gli ospiti sono da assistere, rinfrescare e alimentare in modo specifico e particolare: l’alimentazione dei gatti in un’oasi felina, insieme all’aspetto igienico sanitario, è tra le questioni più importanti nella gestione del quotidiano.

Nelle scelte alimentari non è importante solo tenere conto dei bisogni nutritivi e soggettivi di ogni singolo animale, ma anche della gestione di un elevato numero di ospiti e dell’esigenza di prevenire problematiche intestinali che, in un’oasi così popolata, costituiscono ben più grave problema che nella vita di un singolo gatto domestico.

Ogni scelta alimentare è quindi studiata con cura maniacale : l’alimentazione scelta per gli ospiti dell’Oasi dei gatti felici” di Borgoratti è promiscua, comprende cibo secco e cibo umido. specifica per le tre categorie degli ospiti: mici piccoli, da 0 a 12 mesi; i mici adulti sani , da 12 mesi in poi e i tanti gatti malati, sottoposti a regime speciale per ragioni mediche. In tutti e tre i casi la dieta base è composta da cibo secco, i croccantini che forniscono tutto l’apporto calorico e nutritivo necessario e prevengono la formazione di tartaro, i KITTEN per i gatti piccoli, i BREKKIES per i gatti adulti sani, e croccantini specifici per ogni singolo regime dietetico . La dieta principale è a base di cibo secco. mentre Il cibo umido, viene somministrato dalla Trocchia, la regina delle gattare genovesi, una sola volta al giorno, al mattino all’alba, in quantità tale che non vengano lasciati avanzi.

Purtroppo, pochi volontari e pochi i soldi per i tanti pelosetti che meritano un destino meno recluso.

Fonte: Il Faro di Roma

Per tutte le info: info@roma-news.it

Like (0)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *