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Bergoglio volerà in Ucraina e immagina la sua ‘pensione’: “Ma non sarò Papa emerito”

Al termine della visita fatta domenica pomeriggio alla Curia generalizia della Compagnia di Gesù, a Roma, papa Francesco ha scherzato sul suo prossimo viaggio, in Canada, dal 24 al 30 luglio. In un video pubblicato su Twitter dal gesuita congolese Jean-Pierre Bodjoko, il Pontefice saluta prima di ripartire in auto dalla Curia un gruppo di gesuiti, accompagnato dal superiore generale della Compagnia di Gesù, il venezuelano padre Arturo Sosa. Nel video si vede il Papa camminare con una certa difficoltà per il suo dolore al ginocchio destro e appoggiarsi a un bastone, ma senza perdere il buonumore. Si vede poi che stringe la mano a uno dei presenti – il prefetto vaticano per l’Economia padre Juan Antonio Guerrero Alves – e gli dice, sorridendo e con una certa sorpresa: «Non lo riconoscevo, si è tagliato la barba!», provocando le risate di tutti.
Padre Sosa continua la battuta e afferma: «Ha fatto il bagno, ha fatto il bagno». L’altro gesuita, preso in giro, alla fine replica: «Mi sono tagliato la barba, domani vado dal Papa». Prima che il Pontefice salga sull’utilitaria Fiat 500L in attesa, uno dei gesuiti gli dice: «Preghiamo per il suo viaggio in Canada», al che Francesco risponde: «È un viaggio che dicono che non è facile, ma io credo di sì», ancora suscitando le risate dei presenti.
Padre Sosa, tenendo la portiera dell’auto, aggiunge poi, rivolgendosi al Papa: «Non hai intenzione di guidare l’aereo, vero?», e un altro gesuita commenta «ma non è più difficile dell’onnipotenza di Dio», al che papa Francesco risponde «è così».
Infine Bergoglio, con qualche difficoltà, riesce a sedersi in macchina, mentre i gesuiti lo salutano cantando «Amarte a ti Señor», un canto che include una preghiera di sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù.

«Il Papa adesso andrà in Canada», ha detto il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Gallagher, incalzato dai giornalisti a margine di una presentazione, su una possibile viaggio del Pontefice a Kiev. Alla domanda se allora potrebbe esserci un viaggio a Kiev e non a Mosca, ha risposto: «Il Papa a Kiev sicuramente andrà, quando e come non si sa».
Alla ulteriore domanda se Francesco cerca anche un dialogo col presidente russo Vladimir Putin ha risposto soltanto: «Noi abbiamo contatti con l’Ambasciata, questo è il nostro canale di comunicazione come il nunzio».

E proprio sul conflitto tra Russia e Ucraina Papa Francesco mette in guardia sul rischio che il mondo stia precipitando verso una terza guerra mondiale e afferma che «guerre selvagge di distruzione» come quella che affligge l’Ucraina sono vissute da anni. «Da anni viviamo la terza guerra mondiale a pezzi, a capitoli, con guerre ovunque», anche se la guerra in Ucraina «ci tocca più da vicino», dice Francesco in un’intervista di due ore in spagnolo alle giornaliste messicane María Antonieta Collins e Valentina Alazraki sul canale streaming ViX di «Noticias Univision 24/7». L’85enne Pontefice fa riferimento al dramma in Yemen e in Siria, alle vite troncate di 30.000 soldati, ragazzi morti nello sbarco sulle spiagge della Normandia, ai conflitti armati «che ci vengono imposti», che mostrano che «abbiamo perso coscienza della guerra». E «l’umanità continua a fabbricare armi», lamenta, aggiungendo con fermezza che la guerra «riduce in schiavitù», disumanizza, e che, secondo il Catechismo cattolico, «l’uso e il possesso di armi nucleari è immorale e non si può giocare con la morte a mano”.

Riguardo ancora all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, Francesco spiega che preferisce parlare delle vittime piuttosto che dei carnefici, «del Paese che viene attaccato» e delle «cose selvagge che leggiamo e che sappiamo già chi le fa». Si mostra favorevole a «lasciare la porta aperta alla coscienza della persona» e sorride quando gli chiedono commenti sul fatto che lo si accusa di essere “filorusso”: «Rido. La capacità delle persone di esprimere la propria opinione non ha limiti» e «molte delle opinioni sono costruite sull’onda dell’ultimo Twitter», dichiara.

Dimissioni di Papa Francesco: “Al momento no”

«Non ho intenzione di dimettermi. Al momento no». Papa Francesco lo dice in un’intervista in spagnolo trasmessa integralmente da TelevisaUnivision. Il Papa riconosce di aver sempre creduto che il suo tempo in Vaticano sarebbe stato breve, «ma non me ne rendevo conto e sono passati 9 anni», dice con ironia Bergoglio, che ha fatto della ricerca della «naturalezza» e della semplicità uno dei segni del suo pontificato. Certo, confessa che «gli fa un po’ male il ginocchio», che si sente un po’ «sminuito» anche se ora può camminare, ma che «mai», in ogni caso, gli è venuto in mente di dimettersi, fino ad oggi. Tuttavia, «se vedo che non posso, o mi faccio male o sono un ostacolo» aspetto l’«aiuto» per prendere la decisione di ritirarmi, afferma.

Inoltre, Papa Francesco esprime la sua «grande simpatia» per la «bontà» di papa Benedetto XVI, che si è dimesso nel 2013, e conduce una vita, dice, di pensione, lettura, studio e scrittura a 95 anni. Sottolineato comunque che, il giorno del suo eventuale pensionamento, preferisce essere considerato semplice «vescovo emerito di Roma» piuttosto che Papa emerito e dedicare le sue ore alla confessione dei fedeli e alla pratica della carità e visitare i malati in una parrocchia italiana. «Se sopravvivo dopo le dimissioni, vorrei fare una cosa del genere: confessare e andare a vedere i malati», spiega.

E ancora nell’intervista a TelevisaUnivision, Papa Francesco spiega che non vivrebbe in Vaticano né tornerebbe nella natia Argentina se e quando mai si ritirasse. Vorrebbe invece trovare una chiesa a Roma dove poter continuare a confessare. «Sono il vescovo di Roma, in questo caso il vescovo emerito di Roma», afferma. Francesco nega di volersi dimettere presto, ma ripete che «la porta è aperta» dopo la rinuncia di Benedetto XVI. E risponde «sicuramente no» quando gli si chiede se vivrebbe in Vaticano come Papa in pensione o se tornerebbe in Argentina, e replica invece «forse» al suggerimento che potrebbe stabilirsi in Laterano.

La condanna dell’aborto

Papa Francesco si mostra molto tagliente nella condanna dell’aborto e afferma che «dati scientifici» dimostrano che «un mese dopo il concepimento, il dna del feto è già lì e gli organi sono allineati. C’è la vita umana. È giusto eliminare una vita umana?», si chiede il Pontefice. Riguardo alla posizione favorevole del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, cattolico, alla tutela del diritto all’aborto, Francesco sottolinea che «lo lascia» alla sua «coscienza»: «Parli al suo pastore di questa incoerenza», afferma il Pontefice.

Fonte: Gazzetta del Sud

Roma-Kiev: in primo piano lo sblocco grano e l’emergenza gas

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in queste settimane ha molto insistito sulla crisi alimentare che rischia di avere un impatto molto forte in tutto il mondo, soprattutto in Africa

 

 

AGI – Con l’arrivo delle prime otto navi straniere nei porti dell’Ucraina per portare fuori dal Paese i prodotti agricoli si concretizza, di fatto, uno dei primi risultati degli sforzi fatti dall’Italia e dal consesso internazionale per sbloccare i corridoi del grano. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in queste settimane ha molto insistito sulla crisi alimentare che rischia di avere un impatto molto forte in tutto il mondo, soprattutto in Africa.

Lo ha fatto anche volando in Turchia per il terzo vertice nella storia dei rapporti tra i governi di Italia e Turchia, primo degli ultimi dieci anni, durante il quale ha avuto un colloquio con il presidente Recep Tayyip Erdogan, figura centrale di mediazione con la Russia negli ultimi mesi di conflitto in Ucraina. “Dobbiamo sbloccare i milioni di tonnellate di grano che sono bloccati nei porti del Mar Nero“.

Il raccolto “arriverà alla fine di settembre, e una serie di scadenze diventano sempre più urgenti. Sono scadenze che ci avvicinano regolarmente, inesorabilmente al dramma”, aveva già sottolineato il premier nel corso della conferenza stampa seguita all’incontro avuto, insieme a Macron e Scholz, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

E ancora, per citare un altro esempio del continuo impegno su questo fronte, dopo il colloquio con il Primo Ministro israeliano Bennett, aveva sottolineato: “Abbiamo discusso anche del rischio di catastrofe alimentare dovuta al blocco dei porti del Mar Nero. Dobbiamo operare con la massima urgenza dei corridoi sicuri per il trasporto del grano. Abbiamo pochissimo tempo, perché tra poche settimane il nuovo raccolto sarà pronto e potrebbe essere impossibile conservarlo”.

Nel frattempo prosegue l’impegno dell’Italia per trovare soluzioni a una possibile crisi derivata dalla sospensione delle forniture del gas dalla Russia. Tra i temi al centro del colloquio del premier Draghi con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella – avvenuto dopo che il M5s non ha partecipato al voto sul dl Aiuti – ci sarebbero stati anche i risultati del recente viaggio di Stato del Presidente della Repubblica in Zambia e Mozambico, paese, quest’ultimo partner, significativo per la diversificazione negli approvvigionamenti di gas. 

Fonte: AGI

La raccolta fondi per la città dell’Ucraina rimasta senz’acqua a causa della guerra

 

 

Il conflitto tra Russia e Ucraina purtroppo non accenna a fermarsi a la popolazione è sempre più provata. Tra le zone più colpite c’è la città di Mykolaïv, una delle aree principali del sud dell’Ucraina, i cui abitanti soffrono da mesi l’assedio dell’esercito russo. I bombardamenti indiscriminati che colpiscono i civili sono una realtà quotidiana, le sofferenze sono immani, così come i volontari di Stopthewarnow, una delle Associazioni umanitarie impegnate nelle zone di guerra, ha avuto modo di constatare in prima persona durante le visite svolte nella città.

La crisi idrica a Mykolaïv

Ma tra le ripercussioni per i civili non ci sono quelle “dirette”, ovvero quelle provocate da missili e bombe. Ci sono tutta una serie di problematiche collaterali che stanno rendendo impossibile la sopravvivenza delle persone. A causa della guerra infatti, la popolazione di Mykolaïv, dimezzatasi dall’inizio del conflitto, sta affrontando una grave crisi idrica.

Il conflitto scatenato dalla Russia ha portato all’interruzione delle forniture idriche vitali verso la città. Inoltre, le installazioni di depurazione e dissalazione dell’acqua sono state oggetto di attacchi missilistici, i quali hanno ridotto al minimo la capacità della città di far fronte al proprio fabbisogno giornaliero.

Gli aiuti

Secondo alcune stime locali fornite a Stopthewarnow, nel giugno 2022 solo 1/7 dell’acqua
idealmente necessaria per rifornire adeguatamente la popolazione era attualmente in funzione. Ad oggi, la città di Mykolaïv dipende per lo più dagli aiuti provenienti da Odessa. Con l’avvicinarsi dell’inverno, tuttavia, questi saranno sempre più difficili da far giungere agli abitanti assediati: si rischia il peggioramento di una già grave crisi umanitaria.

La raccolta fondi

Occorre intervenire adesso, garantendo il diritto di accesso all’acqua alla popolazione di Mykolaïv.
Dobbiamo renderla indipendente emancipandola e rendendola autonoma in vista dei prossimi mesi, che saranno i più duri da affrontare. “Per questo, #Stopthwarnow chiede il tuo aiuto!“, è l’appello dell’Associazione. 

“L’obiettivo è quello di arrivare al maggior numero di donazioni per garantire l’acquisto di almeno un dissalatore da donare alla città di Mykolaïv. Infatti, con un solo di questi equipaggiamenti si potrebbero garantire dai 17 ai 20 mila litri di acqua potabile al giorno alla popolazione locale, aiutando in maniera concreta i civili della città“, aggiungono.

Chi volesse partecipare può donare con carta di credito oppure tramite bonifico intestato a:

ARCS – ARCI Culture Solidali APS,
Via dei Monti di Pietralata 16, 00157 Roma
Banca popolare etica, Via Parigi 17, – 00185 Roma
C/C n. 15080807
IBAN: IT12S0501803200000015080807
BIC/SWIFT: CCRTIT2T84A
Causale: Dissalatore – #Stopthewarnow

Fonte: Il Corriere della Città

Profughi ucraini, Caritas: accelerare procedure per l’accoglienza

L’appello del direttore don Pagniello, che sottolinea le «lungaggini» e le «farraginosità» dell’iter amministrativo. Il Consiglio Ue stanzia altri aiuti per un miliardo di euro

«Mentre il conflitto non smette di provocare distruzione e morte, continua l’impegno di Caritas Italiana verso i fratelli e le sorelle ucraini: oltre 10mila le persone accolte in tutta Italia; numerose le diocesi attivate per garantire un’ospitalità adeguata a chi è fuggito dalla guerra, assicurando in questi mesi tutto il necessario». Lo sottolinea una nota diffusa Caritas Italiana.

«È uno sforzo che abbiamo cercato di condividere anche con le istituzioni locali e nazionali», sottolinea don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, rilevando che «questa grande solidarietà rischia, però, di essere compromessa dalle lungaggini e dalla farraginosità delle procedure amministrative. Ad oggi, infatti, non è stata ancora firmata la convenzione con la Protezione Civile, necessaria per liberare le risorse utili per accogliere altri 2.000 cittadini ucraini ospitati negli alberghi della penisola. Anche l’accesso ai cosiddetti sussidi di sostentamento sta incontrando molte difficoltà sul piano operativo. Auspichiamo che questa situazione venga risolta nei prossimi giorni, permettendo così di sbloccare i posti già destinati a questa accoglienza, al momento non utilizzabili nemmeno per l’attività ordinaria».

Allo stesso tempo, conclude Pagniello, «ci auguriamo che si possa prevedere un supporto anche per le accoglienze al di fuori del circuito istituzionale – al momento la maggior parte – per continuare a garantire un accompagnamento dignitoso di quanti, visto il protrarsi della guerra, decideranno di rimanere nel nostro Paese».

Intanto, il Consiglio dell’Unione europea ha stanziato un miliardo di euro di assistenza macrofinanziaria supplementare all’Ucraina. Il sostegno macrofinanziario totale dell’Ue all’Ucraina dall’inizio della guerra, riferisce l’agenzia Sir, ammonta ora a 2,2 miliardi e dovrebbe aumentare ulteriormente nei prossimi mesi. «Tale assistenza finanziaria integra altre forme di sostegno dell’Unione all’Ucraina nei settori umanitario, dello sviluppo, doganale e della difesa», chiarisce una nota diffusa a Bruxelles. «Il proseguimento degli aiuti materiali e finanziari – afferma Zbyněk Stanjura, ministro delle Finanze della Repubblica ceca a nome della presidenza del Consiglio Ue – non è un’opzione, ma il nostro dovere. Sono pertanto molto lieto di aver accelerato la decisione di fornire un miliardo di assistenza macrofinanziaria. In questo modo l’Ucraina riceverà i fondi necessari per coprire i fabbisogni urgenti e garantire il funzionamento delle infrastrutture critiche».

Fonte: Roma Sette

Per tutte le info: info@roma-news.it

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