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Buche stradali, il Tar bacchetta il Comune: strade da rifare entro sei mesi

Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso del Codacons contro l’amministrazione comunale sulla carente manutenzione delle vie della città

Buche stradali, incroci pericolosi e dossi. Sono questi gli elementi su cui deve intervenire il Comune di Roma entro sei mesi come ordinato dal Tar del Lazio. Il tribunale amministrativo ha accolto il ricorso del Codacons nell’ambito della class action intentata contro l’amministrazione comunale sulle buche che sforacchiano le strade della città.

La class action del Codacons contro la Pubblica amministrazione conteneva la richiesta di ripristinare la corretta erogazione del servizio di manutenzione stradale nella capitale, a favore di tutti i cittadini e soprattutto dei disabili, che subiscono più di tutti il dissesto dell’asfalto. Il Tribunale ha ordinato di migliorare la mobilità per i disabili e la sicurezza stradale intervenendo su infrastrutture, veicoli e utenti, anche sulla base del lavoro svolto dalla consulta cittadina della sicurezza stradale. Inoltre, è chiesta la messa in sicurezza di intersezioni stradali e punti a più alto rischio di incidentalità entro 180 giorni senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Un intervento atteso, visto che i problemi nella mobilità cittadina sono noti a tutti i residenti. Sono frequenti le denunce sui social dell’avvocato Dario Dongo che illustra le difficoltà dello spostarsi in carrozzina dal suo profilo Facebook e che a maggio era rimasto bloccato per 40 minuti su un montascale della fermata Circo Massimo della metropolitana. Ma la condizione delle strade è un problema che riguarda la sicurezza di tutti: la causa dell’incidente in cui è morto il 19enne Leonardo Lamma potrebbe essere un dosso largo quattro metri e lungo tre. Sono numerosi , inoltre,gli incroci killer con strisce pedonali invisibili o segnali stradali nascosti dalle fronde degli alberi.

Fonte: Corriere Roma

Roma in fiamme, l’inchiesta della Procura non esclude il dolo

A piazzale Clodio, una prima informativa delle forze dell’ordine sul maxi rogo di lunedì all’Aurelio, con oltre 40 intossicati, danni, madre e figlio ricoverati in ospedale. I residenti: «Ci siamo difesi lanciando acqua dai balconi per fermare il fuoco»

 

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Oltre 40 persone intossicate dal fumo, fra cui cinque poliziotti. Una giovane mamma e un bambino piccolo ricoverati in osservazione al Policlinico Gemelli, danni ad alcune abitazioni e capannoni industriali, parzialmente distrutto un rimessaggio di camper, dove una cinquantina di bombole di gpl sono esplose e numerosi veicoli carbonizzati. Decine di ettari di vegetazione bruciati. Basta il bilancio dell’incendio più vasto divampato ieri fra Aurelio, Casalotti e Massimina per capire la portata di una giornata da incubo con forte vento e temperatura a 40 gradi sul fronte dei roghi boschivi e di sterpaglie.

La Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione al maxirogo che ha distrutto la zona di via Aurelia. Al momento il procedimento è stato aperto per incendio colposo in quanto polizia e vigili fuoco intervenuti non hanno individuato elementi relativi ad inneschi per appiccare le fiamme. Gli inquirenti, in base a quanto si apprende, apriranno singoli procedimenti anche sugli altri incendi registrati ieri in città.Scene di guerra in via Bosco Marengo, dove molti residenti sono fuggiti dalle loro abitazioni fin dalle 13.20 quando le squadre dei vigili del fuoco – 200 uomini, con rinforzi arrivati dalle regioni vicine – e i volontari della Protezione civile sono accorsi in forze per fronteggiare il maxi rogo, che ha aggredito alcune villette, un centro sportivo e un centro estivo frequentato da bambini che sono stati allontanati insieme con i responsabili della struttura. Tutti in strada a cercare un riparo per non ritrovarsi circondati dalle fiamme. Con bimbi e anziani al seguito.

Altri barricati in casa, attaccati al telefono per chiedere aiuto al 112. Una nuvola di fumo alta chilometri si è levata sulla parte ovest della Capitale, visibile dal litorale e dall’hinterland: la cenere e l’odore di bruciato hanno invaso tutta Roma, da San Pietro a Montecitorio, e poi ancora fino a Parioli e Vigna Clara. Nel tardo pomeriggio i pompieri sono riusciti a contenere l’incendio che si è spostato verso i palazzi di Casalotti, dopo aver lambito il campo nomadi della Monachina. Polizia, carabinieri e vigili urbani hanno portato in salvo molti residenti e distribuito bottiglie d’acqua insieme con la Protezione civile.

Attimi di terrore quando le fiamme hanno avvolto un parco giochi evacuato poco prima. In salvo gli abitanti di un residence danneggiato. L’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato ha definito la giornata di ieri «durissima sia per la Centrale operativa del 112 sia per i soccorsi dell’Ares 118: nove incendi e alcuni di essi di grandi dimensioni come quello divampato in zona Massimina che hanno sottoposto a uno stress test impegnativo tutti i servizi di soccorso a Roma». Il sindaco Roberto Gualtieri ha manifestato vicinanza ai cittadini e ai soccorritori. In serata gli abitanti hanno potuto far rientro negli appartamenti e nelle villette risparmiati dal fuoco.

Nessuna delle persone intossicate è in pericolo di vita, ma si è rischiato davvero tanto. E non solo all’Aurelio, dove a un certo punto la Municipale ha chiuso via Aurelia perché le fiamme avevano ormai raggiunto la strada, ma anche al Parco de’ Medici, alla Magliana – con la carreggiata esterna chiusa dalla polizia stradale per lo stesso motivo -, e poi ancora a Villa Pamphilj dove in via del Vascello i vigili del fuoco hanno salvato una coppia di anziani, di 90 e 88 anni, bloccati in casa al terzo piano dove era andato a fuoco il tendone del terrazzo.

Incendi di grosse dimensioni hanno infine impegnato a lungo i vigili del fuoco anche sulla via Braccianese, in località Casalone, e ancora sulla via Anguillarese, e nei dintorni di Pomezia, al chilometro 27 di via Laurentina. A Montecompatri in salvo gli anziani di una casa di riposo, fiamme a Trigoria, Frattocchie – con i voli in arrivo dirottati fra le 18 e le 21 da Ciampino a Fiumicino – e a Lunghezzina. Roghi che potrebbero aver avuto un’origine dolosa e sui quali indagano carabinieri e polizia.

Fonte: Corriere Roma

Morto Raffaele La Capria, il napoletano che amava Roma

Lo scrittore, marito dell’attrice Ilaria Occhini, ha scritto molto della città Eterna, l’ultimo saluto anche dalla sua casa al Collegio Romano

 

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Una nostra assidua lettrice, Tiziana Ficacci, ha scritto così a «Una città, mille domande»: «Era un bel vedere incontrare Raffaele La Capria fino a qualche anno fa a braccetto con la sua bella moglie, l’attrice Ilaria Occhini, nei pressi del Collegio Romano. Col bastone, la giacca spesso a righine sottili, sempre il cappello che accennava a togliere se lo salutavi. La sua eleganza mancherà alla nostra città». Verissimo. La Capria ha abitato a Roma con eleganza intellettuale e fisica.

I La Capria abitavano in un luminoso attico di palazzo Pamphilj, al Collegio Romano, in cui erano allineati tutti i libri che aveva scritto lui, inclusi i prestigiosi «Meridiani» Mondadori, segno indiscusso di inserimento nel Pantheon letterario («mamma mia, sono ancora vivo e ho già i Meridiani, guarda lì…») accanto alle tante curiosità intellettuali di lei. Ilaria Occhini amava la terrazza, come scrisse in La bellezza quotidiana (Rizzoli 2016) , con «un panorama di cupole e tetti fino al Gianicolo, fino alla statua di Garibaldi sul cavallo». I due passeggiavano spesso per il centro. Vederli assieme era assistere a un miracolo di armonia: stesso passo, piccole battute tra loro a bassa voce, sorrisi, invidiabile complicità. Lo sanno tutti, La Capria era l’essenza della napoletanità. Ma la sua vita professionale e familiare si radicò qui, a Roma.

Gli anni di lavoro ai programmi culturali della Rai, a partire dal 1962. Le tante sceneggiature. I romanzi. La crescita della figlia Alexandra. I primi tempi furono bellissimi, come ricordava lui stesso nel capitolo dedicato a Goffredo Parise in Ai dolci amici addio (Nottetempo edizioni, 2016): «Quella passata alla Rai è stata una delle stagioni più belle della mia vita. Erano gli anni 60, gli uffici erano stati trasferiti da via delle Botteghe Oscure a via del Babuino, dove oggi c’è l’Hotel de Russie, a un passo da piazza del Popolo. Sotto c’era il Caffè Doney e di fronte il Rosati, dove tutti si trovavano a passare. Per me bastava scendere una rampa di scale e dall’ufficio entravo immediatamente nella Dolce Vita…».

La maturità di La Capria ha avuto Roma come palcoscenico, visto che parliamo di un protagonista indiscusso della storia letteraria e cinematografica del dopoguerra. Nel 2014 pubblicò La bellezza di Roma (Libellule Mondadori). Scrisse alla nostra rubrica dicendo che si trattava di «una summa di tutte le proteste dei lettori della rubrica e anche del loro offeso amore per la città, è la loro stessa passione…». Si metteva sullo stesso piano di chi legge ogni giorno la nostra cronaca e suggeriva alcuni interventi immediati: «Comincerei con la bonifica di quattro o cinque luoghi del centro storico a scelta, che possano servire come esempio. Che so: la piazza del Pantheon, piazza Navona, piazza di Trevi, piazza di Spagna, piazza del Popolo. Devo descrivere lo stato ignominioso in cui abitualmente versano? Devo fare i soliti paragoni con i suk, i caravanserragli, le fiere di paese, i cimiteri di automobili e così via?».

E poi, qualche epigramma: «Tutte le strade conducono a Roma, e si perdono». Oppure «Tutte le idee muoiono a Roma», «Qui non è la politica a servirsi della burocrazia ma la burocrazia a esprimersi come politica». La Capria amava Roma, come raccontò nel libro confessando lo stupore intatto per «le piazze con le statue grandiose nel gesto» o «le mura arancioni illuminate di sole». Ma quando dai grandi amori emergono le delusioni, ogni innamorato grida fatalmente il suo dolore. Addio a La Capria, che capì Roma veramente, e si legò a lei come fece con sua moglie Ilaria. I funerali oggi alle 12 a Sant’Ignazio.

Fonte: Corriere Roma

Caput Mundi, 335 interventi per Roma e territorio

Progetto da 500 mln euro. Garavaglia, da tutela siti a città 4.0

 

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Il restauro conservativo, consolidamento e valorizzazione fra gli altri, delle Mura aureliane e Serviane, dell’insula ara Coeli e dell’acquedotto Claudio; la riqualificazione degli spazi pubblici dell’ex Mattatoio di Testaccio; ; la tutela e restauro delle aree archeologiche di Gabii e Crustumerium; la valorizzazione con tecnologia digitale dei grandi siti archeologici.

Sono solo alcuni dei 335 interventi su 283 siti archeologici /culturali di Roma e del Lazio, per il progetto Caput Mundi, per il quale sono stanziati complessivamente 500 milioni (pari al 22% dei fondi totali Pnrr turismo).

Un piano di azioni concrete che vuole “valorizzare, preservare, e promuovere per i cittadini e i turisti in arrivo da tutto il mondo sia le aree più conosciute che i siti ancora da scoprire ma altrettanto belli del territorio, in vista di appuntamenti importanti, a partire dal Giubileo del 2025” spiega il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia illustrando il progetto in Campidoglio a Roma insieme al Commissario Straordinario per il Giubileo e Sindaco di Roma Roberto Gualtieri. E’ un operazione “davvero di grandissime proporzioni, dedicata al nostro patrimonio artistico, culturale, naturalistico – aggiunge il primo cittadino – a renderlo fruibile da tutti”. Il progetto è da realizzarsi a cura di vari soggetti attuatori (Ministero del Turismo, Ministero della Cultura, con il coinvolgimento delle varie Soprintendenze, Parco Archeologico del Colosseo, Parco Archeologico dell’Appia Antica, Diocesi di Roma, Regione Lazio e Roma Capitale), secondo sei linee di intervento: il “Patrimonio Culturale di Roma per EU-Next Generation”, con la rigenerazione e il restauro del patrimonio culturale e urbano della città di Roma (52 interventi); Percorsi Giubilari 2025 – dalla Roma Pagana alla Roma Cristiana (149 interventi); #LaCittàCondivisa, per riqualificare il contesto urbano ed extraurbano (61 interventi) #Mitingodiverde, per parchi, giardini storici, ville e fontane (55 interventi); #Amanotesa, per favorire l’offerta culturale nelle periferie e l’integrazione sociale (4 interventi); #Roma 4.0, per la digitalizzazione dei servizi culturali e lo sviluppo di siti e app per turisti (14 interventi).

Fonte: Ansa

Roma Caput skateboard: a Colle Oppio la tappa del Mondiale sognando Parigi 2024

L’impianto di Colle Oppio ospiterà, fino al 3 luglio, la tappa valida per la qualificazione alle Olimpiadi. L’assessore al Turismo e Grandi eventi, Alessandro Onorato: «Siamo riusciti a recuperare un’area abbandonata, che diventerà un playground per la città»

 

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Roma caput skateboard. La Capitale ospita, fino al 3 luglio, le gare di qualificazione per i Mondiali della disciplina – new entry tra le specialità olimpiche – in vista dei Giochi di Parigi nel 2024. Oltre 250 atleti provenienti da tutto il mondo daranno prova delle proprie abilità nelle esibizioni acrobatiche e spettacolari in equilibrio sulla tavola nell’impianto di Colle Oppio: un’ambientazione suggestiva – con il Colosseo sullo sfondo – per i virtuosi dei trick. La manifestazione è stata presentata martedì mattina, con la partecipazione dei vertici degli organismi sportivi nazionali e del Campidoglio. L’assessore comunale al Turismo e Grandi eventi, Alessandro Onorato, ha sottolineato l’importanza di aver inserito Roma nel circuito che – anche grazie alla visibilità sui canali social e alla viralizzazione dei contenuti – contribuirà a diffondere un’immagine moderna e inclusiva della città: «Con il sindaco Gualtieri avevamo promesso la riqualificazione di quest’area, che è una delle cartoline più importanti di Roma. Grazie alla forte partnership con Sport e Salute, la Soprintendenza statale e la Sovrintendenza capitolina siamo riusciti a recuperare un’area tristemente abbandonata da anni che, finito l’evento, diventerà un nuovo playground con due campi sportivi polifunzionali e una pista di atletica di libera fruizione per i residenti e le scuole del quartiere». Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha sottolineato il valore dello skateboard sotto il profilo dell’inclusione : «Uno sport che implica un percorso sociale e culturale, siamo orgogliosi che si parta da qui per Parigi». All’iniziativa è intervenuta anche la giovane Asia Lanzi, unica skater azzurra presente a Tokyo. Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute ha invece annunciato un progetto per la diffusione dello skateboard, molto amato dai ragazzi, nelle scuole.

Sebbene Roma possa apparire distante, non solo sotto il profilo architettonico ma anche del genius loci dalle piscine a secco nella torrida California del ‘75 dove esordì la mitologia crew dei Lords of Dogtwon, lo street skate praticato nello spazio urbano vanta una lunga e gloriosa tradizione. “Palestre” preferite dagli appassionati della tavola a rotelle Galleria Borghese, il Foro Italico, lo spazio di fronte al bar Palombini all’Eur… E ancora: la piazza di fronte all’Oratorio dei filippini in corso Vittorio Emanuele, la rampa del Gianicolo (per i più spericolati), un garage (realtà tra le più underground) a Trastevere e finanche l’Isola Tiberina dove ogni anno si organizza il Brick city contest, competizione amatoriale (in palio il sampietrino d’oro) che richiama centinaia di appassionati. Tra gli animatori più vivaci della scena fin dagli anni Ottanta Papik Rossi, fondatore del brand Trustever e ispiratore socratico della crew “I garzoni”. Uno sport sui generis, lo skateboard, individuale ma che si svolge in gruppo nel continuo confronto con gli altri, scandito dallo scambio di esperienze (incluse le “ferite sul campo”) tra sport e furor adolescenziale. Per Rossi tutto iniziò da bambino nella rampa costruita nel garage di casa, a Trastevere, dai fratelli Alex e Sebastien Bilodeau, trasferitisi dalla Francia a Roma. E fa pensare a un cerchio che si chiude il fatto che oggi la nostra città sia una delle tappe del circuito mondiale che culminerà nelle Olimpiadi del 2024 nella Ville Lumière.

Fonte: Corriere Roma

Mercoledì 29 giugno

 

 

Facciamo oggi gli auguri a Federico Zampaglione, che festeggia 54 anni. Nato a Roma il 29 giugno 1968Federico è dal 1989 cantante e leader dei Tiromancino. Musicista di successo, Zampaglione affianca alla sua attività principale, quella di regista. Caso più unico che raro: le incursioni dei cantanti nel mondo del cinema come attori non sono certo un’eccezione, ma si contano sulle dita di una mano quelli che si sono cimentati dietro la macchina da presa. Quattro i film che finora portano la sua firma: Nero bifamiliare (2007), Shadow (2009), Tulpa – Perdizioni mortali (2012) e Morrison (2021).

Fonte: Spettakolo.it

Per tutte le info: info@roma-news.it

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