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G7, Draghi: «Putin non deve vincere, uniti con Ucraina»

Il presidente russo Vladimir Putin “non deve vincere. Noi restiamo uniti a sostegno dell’Ucraina”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi durante la sessione dei lavori del G7 dedicata all’Ucraina, si apprende da fonti presenti a Elmau. “Siamo uniti con l’Ucraina – continua – perché se l’Ucraina perde, tutte le democrazie perdono. Se l’Ucraina perde, sarà più difficile sostenere che la democrazia è un modello di governo efficace.”

Draghi ha ringraziato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “per il benvenuto eccezionale a Kiev. La decisione di dare all’Ucraina lo status di candidato per l’Ue è importante per l’Ucraina, ma anche per l’Unione Europea. L’Unione Europea ha mutato in modo profondo il suo atteggiamento verso i Paesi vicini, la sua strategia di lungo periodo. E’ un cambiamento molto importante”, ha detto il premier, ribadendo concetti già espressi la settimana scorsa a Bruxelles.

“Gli italiani – ricorda Draghi – hanno accolto gli ucraini, i loro bambini. Il governo ha fatto la sua parte, ma la parte più importante l’hanno fatta le autorità locali, le famiglie”.

Il presidente del Consiglio tiene il punto e ribadisce anche nella riunione del G7 sulle Alpi bavaresi che “dobbiamo continuare a lavorare su come imporre un tetto al prezzo del gas”, si apprende sempre da fonti presenti. Il premier chiede da mesi, a livello Ue, che si decida un price cap europeo al prezzo del metano, che è schizzato alle stelle dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, aggiuntasi agli effetti delle strozzature post-Covid.

I Paesi nordici, in particolare l’Olanda ma anche la Germania, finora si sono opposti, principalmente per il timore che la Russia tagli ancora di più le forniture di gas. Draghi ha fatto ripetutamente notare che Mosca ha già tagliato le forniture di metano ma, grazie al fatto che ogni annuncio di tagli all’offerta fa schizzare in alto i prezzi, incassa “più o meno le stesse cifre” di prima. E ha anche spiegato, a più riprese, che l’inflazione elevata che colpisce l’Eurozona e l’Ue in questi mesi non è indotta da un surriscaldamento dell’economia, bensì dai rincari di beni di base come le fonti energetiche.

Come è successo negli anni ’70, ha ricordato a chi ha “la memoria corta”, rincari su beni simili, se non vengono affrontati in tempo, si allargano agli altri settori dell’economia, provocando un’inflazione generalizzata, come quella che stiamo osservando in questi mesi. Inflazione che la Bce si appresta a combattere rialzando i tassi di interesse. Eppure, l’Ue continua a rimandare: il rapporto della Commissione su come affrontare i rincari dell’energia, chiesto a fine maggio dal Consiglio Europeo, è stato rimandato a settembre, per essere discusso dai leader nel summit di ottobre, quando saremo alle porte della stagione fredda. Draghi, quindi, ha colto l’occasione del G7, dove gli Usa spingono per un price cap sul petrolio russo, per ribadire la necessità di introdurre un tetto al prezzo del gas di Mosca, cosa che sulla carta non dovrebbe essere complessa come il price cap sul greggio, visto che l’Ue pesa per il 75% del mercato mondiale del gas via tubo.

Fonte: Il Roma

Ucraina: 140.709 i profughi giunti finora in Italia

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Roma – Sono 140.709 le persone in fuga dalla crisi bellica in Ucraina giunte finora in Italia, 133.382 alla frontiera e 7.327 controllate dal compartimento Polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia.

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Marcia indietro sullo stop agli investimenti fossili in nome della guerra in Ucraina. Per dire addio senza troppi scossoni al gas e al petrolio di Mosca bisogna cancellare l’impegno, preso appena un anno fa, di bloccare tutti gli investimenti all’estero sulle infrastrutture dell’oil&gas. È la linea che la Germania porta al G7. Un pensiero che circola a Berlino ma anche in altre capitali. A partire da Roma.

“Nella situazione attuale ci sono delle esigenze a breve termine che richiederanno investimenti ampi nelle infrastrutture per il gas per i Paesi in via di sviluppo e non solo, ha detto ieri Mario Draghi in apertura di G7. Secondo il premier italiano, è possibile rinunciare allo stop agli investimenti fossili senza pregiudicare transizione energetica e obiettivi sul clima nei prossimi anni. Finanziando nuove infrastrutture “dovremo assicurarci che possano essere poi convertite all’uso dell’idrogeno, un modo per conciliare le esigenze a breve con quelle a lungo termine”, ha spiegato il primo ministro italiano.

Cosa dice il G7 sugli investimenti fossili

Al tavolo dei 7 grandi che si riuniscono oggi, la bozza di comunicato finale preparata e fatta circolare dalla Germania, che presiede il G7, è molto chiara. I 7 paesi “riconoscono che gli investimenti a sostegno pubblico nel settore del gas sono necessari come risposta temporanea all’attuale crisi energetica, si legge nel testo anticipato da Bloomberg. Che contiene una clausola simile a quella proposta da Draghi, ovvero il sì ai finanziamenti ma a patto che siano effettuati “in modo coerente con i nostri obiettivi climatici e senza creare effetti lock-in”, cioè senza incatenare i paesi a volumi emissivi troppo alti nei prossimi decenni.

Un testo che starebbe trovando ampio consenso. A opporsi è soprattutto la Gran Bretagna, che l’anno scorso alla vigilia della COP26 ci mise la faccia sullo stop agli investimenti fossili. A favore della retromarcia sarebbe anche il Canada. Berlino e Roma, i due maggiori clienti del Cremlino per il gas, hanno riattivato o pianificano di riportare in funzione centrali a carbone per supplire al mancato flusso di gas russo. E le loro strategie di diversificazione passano da accordi stretti in questi mesi con molti paesi produttori, tra cui Qatar Algeria (dove serve un potenziamento della produzione e dell’infrastruttura per l’export), e altri come CongoMozambicoAngola dove l’infrastruttura gasiera deve ancora essere pienamente sviluppata.

Federpesca: prorogare a secondo trimestre credito imposta imprese

Strumento fondamentale per tentare di calmierare aumento costi

 

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Inizia oggi una settimana fondamentale per il futuro della pesca italiana: nei prossimi giorni infatti si discuterà in Parlamento il Decreto Aiuti e le misure a sostegno di imprese e lavoratori. Tra queste la possibilità di prorogare al secondo trimestre del 2022 il credito d’imposta per le imprese di pesca già previsto per il primo trimestre. A ricordarlo è Federpesca, secondo cui il credito di imposta è “uno strumento fondamentale per tentare di calmierare l’aumento esponenziale dei costi di gestione delle imprese di pesca dovuto al caro gasolio conseguente alla guerra in Ucraina. Una situazione che ha portato molte imprese a fermarsi e che purtroppo non sembra migliorare ma anzi continua ad avere effetti devastanti”.

” Siamo molto preoccupati per la situazione congiunturale del settore e temiamo che con l’estate molte imprese saranno addirittura costrette a chiudere per sempre. Un’ipotesi che va assolutamente evitata e che necessita di nuovi strumenti di supporto – dichiara Federpesca – in questi mesi il Governo ha messo in atto strumenti per il settore importanti che vanno assolutamente prorogati. Il secondo trimestre del 2022 è stato perfino peggio del primo dal punto di vista dei costi: per questo è dirimente prorogare quello strumento e permettere alle imprese di compensare in parte quell’aumento dei costi in sede di dichiarazioni fiscali”.

“Ora la palla passa al Ministero dell’economia. Un passaggio fondamentale che potrà garantire ossigeno alle imprese, garanzie ai lavoratori e prodotto fresco agli italiani. Se ciò non accadesse non immaginiamo cosa potrebbe accadere al settore”, conclude la Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca.

Fonte: Askanews

Ucraina: “StopTheWarNow”, arrivata a Odessa la “carovana della pace”. Mons. Savino (Cei), “siamo qui per dire: basta, fermate la guerra”

 

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“La carovana della pace contiene tante storie, tanti volti, tante associazioni. Ma siamo tutti animati dal grande sogno che la pace è possibile. E noi siamo qui oggi a dire: basta, basta, basta, fermiamo la guerra!”. Lo ha detto il vescovo di Cassano all’Jonio e vice presidente della Conferenza episcopale italiana, mons. Francesco Savino, nella conferenza stampa che si è svolta a Odessa all’arrivo della “carovana della pace”, organizzata dal coordinamento #StopTheWarNow e alla quale ha aderito anche la Cei. Il convoglio, composto da 15 mezzi, è sostenuto da una delegazione di 50 persone in rappresentanza di 175 organizzazioni della società civile italiana ed ha portato 40 tonnellate di beni di prima di necessità per la popolazione. Ad Odessa i partecipanti incontreranno organizzazioni della società civile, autorità religiose e civili. Poi la carovana si sposterà a Mykolaïv. Prendendo la parola, assieme ai vescovi locali della Chiesa latina e greco cattolica e ai rappresentanti della Chiesa ortodossa locale, mons. Savino ha portato la “fraternità” della Chiesa cattolica italiana e “l’abbraccio e la vicinanza” anche del segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, che ha incontrato nei giorni scorsi in Calabria e che ha assicurato che la Santa Sede “sta facendo tutto il possibile per tentare una diplomazia” e fermare questo conflitto. “La guerra non è mai una soluzione”, ha detto mons. Saviano. “È soltanto distruzione, desolazione e disperazione. La guerra è morte. Mi domando: quale mondo stiamo consegnando ai nostri bambini? Un mondo di macerie, un mondo senza speranza, un mondo di dolore? Non siamo qui solo per portare aiuti umanitari. Questi aiuti ci saranno sempre. Le associazioni, il mondo della pace, la Chiesa italiana saranno sempre disponibili per gli aiuti umanitari. Siamo qui a dire che la non violenza è il metodo migliore per risolvere i conflitti perché la guerra è la morte della ragione e dei sentimenti. È la morte della politica e della diplomazia. Torniamo alla diplomazia. La sfida è quella indicata da Papa Francesco, la fraternità. Non esiste un vincitore nelle guerre. Dalla guerra usciamo tutti sconfitti e umiliati”. Mons. Savino ha concluso il suo intervento ricordando una frase del vescovo brasiliano Hélder Pessoa Câmara: “Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno; se il sogno è fatto insieme ad altri, esso è già l’inizio della realtà”. “Se sogniamo tutti – ha osservato il presule -, l’Ucraina tornerà terra di pace”. A promuovere la straordinaria operazione di pace è il coordinamento #StopTheWarNow, una rete di oltre 175 associazioni, movimenti ed enti italiani. L’iniziativa è coordinata da una cabina di regia composta dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, Pro Civitate Christiana, Cgil, Focsiv, Aoi, Rete italiana Pace e Disarmo, Libera contro le mafie. Tra le associazioni aderenti vi sono Nuovi Orizzonti, Arci, Legambiente, Focolarini, Mani Tese, Un ponte per. Una prima carovana della pace si è tenuta il 1° aprile scorso a Leopoli. In quell’occasione parteciparono 221 persone che portarono aiuti umanitari, incontrarono la società civile ucraina ed al ritorno evacuarono 300 persone fragili e disabili. Da allora sono state organizzati altri otto viaggi umanitari promossi dalle associazioni italiane. Dall’inizio del conflitto in Ucraina sono presenti volontari della Comunità Papa Giovanni XXIII.

Fonte: AgenSIR

Per tutte le info: info@roma-news.it

 

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