Meteo ROMA: calo temperatura, ma torna il caldo africano
Le condizioni meteo a Roma prospettano il ritorno del caldo, mentre la diminuzione di temperatura che si verificherà in questa settimana sarà davvero modesta. Da sabato è atteso un aumento della temperatura, con un probabile picco massimo a metà della prossima settimana.
Mercoledì 8: poco nuvoloso.
Temperatura da 18°C a 31°C
Temperatura da 20°C a 29°C
Possibilità di precipitazioni 70%
Venerdì 10: poco nuvoloso, ventoso.
Temperatura da 18°C a 30°C
Sabato 11: sereno.
Temperatura da 19°C a 33°C
Domenica 12: sereno.
Temperatura da 18°C a 33°C
Lunedì 13: sereno.
Temperatura da 17°C a 34°C
Martedì 14: nubi sparse.
Temperatura da 19°C a 35°C
Mercoledì 15: sereno.
Temperatura da 19°C a 34°C
Giovedì 16: molto nuvoloso.
Temperatura da 20°C a 31°C
Possibilità di precipitazioni 70%
Fonte: Meteo Giornale
Mattarella incontra la presidente della Georgia: “Italia sostiene il suo ingresso in Ue”
Il Capo dello Stato: “L’aggressione della Federazione russa all’Ucraina sta provocando forti ripercussioni al vicinato orientale”
Prima dell’incontro al Quirinale con la presidente della Georgia, Mattarella aveva parlato del conflitto in un messaggio inviato a Maria Porro, presidente del Salone del Mobile di Milano. “La crisi internazionale in atto con l’aggressione all’Ucraina da parte della Federazione russa – ha scritto il presidente della Repubblica – sta provocando situazioni di gravi difficolà nell’economia globale, con riverberi negativi sui segnali di ripresa dell’economia che si erano registrati nel nostro Paese”. Poi, esprimendo preoccupazione per la situazione economica internazionale e italiana, Mattarella ha ribadito che “occorre rinnovare l’impegno delle istituzioni e di tutte le forze economiche e sociali per evitare l’involuzione del ciclo economico”. E in questa prospettiva, ha proseguito, “il programma di riforme previsto nell’ambito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza diventa centrale per rendere il nostro Paese più competitivo”.
Fonte: La Repubblica
Il salario minimo, dove si applica e cosa prevede
In Europa le differenze sono notevoli : si va dai 332 euro al mese della Bulgaria ai 2.000 del Lussemburgo
Il salario minimo è una soglia fissata da ciascuno stato sotto il quale nessun datore di lavoro può scendere nel pagamento delle prestazioni lavorative. Di norma i contratti collettivi fissano queste soglie per ciascuna categoria di lavoratori, lasciando però scoperta un’enorme fetta di lavoratori, a cui manca una sorta di paracadute che scongiuri paghe troppo basse. Per questo il salario minimo andrebbe a colmare questo buco.
Attualmente il salario minimo esiste in 21 paesi su 27 dell’Unione Europea. Non lo hanno Italia, Danimarca, Finlandia, Austria, Svezia, Cipro. Le differenze sono notevoli: si va dai 332 euro al mese della Bulgaria ai 2.000 del Lussemburgo. In totale sono otto gli Stati dove si supera quota 1.000 euro: Slovenia (1.074 euro), Spagna (1.126 euro), Francia (1.603 euro), Germania (1.621 euro), Belgio (1.658), Paesi Bassi (1.725 euro), Irlanda (1.775 euro). L’idea delle istituzioni europee è di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire un tenore di vita dignitoso, a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a “rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva”.
La copertura della contrattazione collettiva in particolare dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l’80%, stando ai due obiettivi fissati rispettivamente da Commissione e Parlamento europeo. Tra i punti della proposta europea c’è la necessità di legare i salari all’inflazione oppure al costo di un paniere di beni specifico. Ci saranno eccezioni per determinate categorie di lavoratori. Il punto centrale sarà la definizione di salario minimo adeguato. Gli Stati membri dovrebbero fissare i loro salari minimi legali e valutarne l’adeguatezza in base a criteri numerici. Un punto in discussione, è l’articolo 6 sulle “variazioni e trattenute”. Ovvero le voci attribuite al salario come la divisa o i costi perla strumentazione che potrebbero portare a un impoverimento del valore totale.
L’Italia e il salario minimo
L’Italia è uno dei sei paesi Ue senza salario minimo. Dal primo ottobre la Germania lo porterà a 12 euro l’ora. La proposta di cui si discute in Italia prevede un reddito minimo pari al 60% del salario mediano lordo. Oppure al 50% del salario medio lordo. In Italia, nel solo settore privato, questi due valori corrispondono a 10,59 euro e 7,60, quindi la cifra media è 9 euro. Questo vuol dire avere salari netti di poco superiori a mille euro al mese.
Attualmente sono 4,6 milioni i lavoratori che percepiscono meno di 9 euro: si tratta del 30% del totale, del 26% di quelli privati, del 35% degli operai agricoli e del 90% dei lavoratori domestici. Portare il salario minimo a 9 euro l’ora significherebbe far arrivare nelle tasche dei lavoratori un totale di 8,4 miliardi in più al netto delle maggiori tasse che incasserà lo Stato. Mentre fissarlo a 9 euro l’ora porterebbe 3,4 miliardi in più a 2,6 milioni di addetti. Ma prima bisognerà capire in che modo verranno calcolati i contributi, il Tfr e le tredicesime.
Fonte: Rai News
Stop alla mascherina per gli esami di maturità e terza media, la decisione del Tar del Lazio
A presentare il ricorso contro l’ordinanza del ministero della Salute, il Codacons: “Gli studenti devono indossarla quando sono seduti distanziati ai banchi, ma possono ballare ammassati in discoteca senza alcuna protezione”
Mascherina obbligatoria durante gli esami di maturità e di terza media, la decisione del Tar del Lazio.
A Cesena, con il presidente ungherese Orbàn in tribuna, torna al successo la Nazionale: mancava da ottobre. Primo posto nel girone di Nations League. Mancini sembra aver ritrovato la voglia di sperimentare e rischiare
Ore 23:15 – Il commento
(Alessandro Bocci) CESENA La giovane Italia torna a vincere una partita vera dopo quasi otto mesi, un altro bel passo in avanti sulla strada della rinascita. Funziona quasi tutto, il gioco e lo spirito, anche la capacità di non perdersi d’animo nei momenti complicati, all’inizio e dopo l’autorete di Gianluca Mancini. Azzurra trova il vento giusto, è diversa da quella che aveva vinto l’Europeo e ci aveva riempito l’occhio con il palleggio. Questa è più verticale, ma anche più solida e grintosa contro l’Ungheria che non è la Germania, ma davanti al primo ministro Orbàn non si dà per vinta sino all’ultimo respiro. Una squadra nuova con Donnarumma capitano, due esordienti dal primo minuto, Calabria e Gnonto e un altro, Zerbin, lanciato dal Mancio alla fine. Gli inserimenti dei centrocampisti, Barella e Pellegrini, fruttano il doppio vantaggio, ma sono tante le cose buone: il ritorno da titolare di Spinazzola è una risorsa, come lo sono la regia pratica di Cristante e i movimenti del tridentino leggero, scelto dal c.t. dopo che Scamacca nell’allenamento di rifinitura del mattino era sembrato stanco.
Una vittoria vera, cioè ufficiale, mancava da ottobre, contro il Belgio, a Torino nella finale per il terzo posto nella Nations League. Una vita fa, quando speravamo ancora di andare al Mondiale. Ora, approfittando del pareggio tra Germania e Inghilterra, dobbiamo accontentarci del primo posto nel girone di Nations. Non è un verdetto, ma una speranza di riprenderci quello che avevamo.
Il c.t. va dritto sulla strada del rinnovamento. Sei cambi rispetto alla Germania. L’Italia è un diesel. Come era successo a Bologna, comincia contratta, faticando a trovare la leggerezza necessaria, ma si scioglie in fretta e alla fine del primo tempo ha già le mani sulla partita. Politano comincia male sbagliando sempre la scelta però, proprio all’ultimo respiro prima dell’intervallo, confeziona il cross del raddoppio di Pellegrini. Dall’altra parte Gnonto alterna cose buone ad altre meno buone, come è normale che sia per un ragazzo di 18 anni e mezzo, ma impressiona la personalità e la sicurezza. Willy cicca il primo pallone e si avventa senza timori sul secondo, sul terzo e così via. Il gol lo sfiora, lo manca, ma è sempre dentro il gioco, una freccia quando riparte. Barella, con un destro all’incrocio rompe l’equilibrio, Pellegrini, proprio prima dell’intervallo, ci illude che il secondo tempo sia una passeggiata.
E invece non è così. L’Italia nella ripresa attacca forte, colpisce una traversa con Politano, spreca e si trova a soffrire (ma non troppo) per l’autorete di Gianluca Mancini. Donnarumma ci salva sul talentino Szoboszlai. Ma il pareggio sarebbe una beffa. I tifosi ungheresi, molto temuti e molto rumorosi, alla fine omaggiano la loro squadra. L’Ungheria, non va dimenticato, aveva battuto l’Inghilterra all’esordio. Insomma, la partenza è buona. Il vento spinge Azzurra. Mancini sembra aver ritrovato il tocco o, perlomeno, la voglia di sperimentare e rischiare. Lo avesse fatto prima, forse saremmo al Mondiale. Ma questo è un altro discorso. L’eliminazione contro la Macedonia ci farà male ancora per chissà quanto tempo.
Ore 23:20 – Le pagelle
Gnonto senza paura, Pellegrini qualità e intelligenza, Donnarumma è tornato quello vero. QUI tutte le pagelle di Italia-Ungheria 2-1.
Ore 22:35 – 94’ FINITA, ITALIA-UNGHERIA 2-1
Finita, l’Italia torna a vincere: battuta l’Ungheria 2-1 con i gol di Barella e Lorenzo Pellegrini. Nella ripresa l’autorete di Mancini.
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7 giugno o 22 luglio del 1927? Ecco quando è nata (davvero) l’As Roma
L’annoso interrogativo sull’origine effettiva della nascita dell’As Roma. Secondo alcuni il compleanno della squadra giallorossa risalirebbe al 7 giugno del 1927, mentre per altri l’origine di tutto partirebbe dal 22 luglio. Ecco la verità tra errori storici e fraintendimenti passati che continuano a generare confusione.
Alcuni tifosi giallorossi hanno celebrato ieri la nascita della loro squadra del cuore, la Roma, che a detta di molti sarebbe nata il 7 giugno del 1927. Quello che in teoria dovrebbe essere un giorno di festa è in realtà un motivo di divisione, con altri sostenitori romanisti fedeli alla data del 22 luglio dello stesso anno. La frammentazione nella tifoseria va avanti dall’anno di origine, ma la ricostruzione di quanto accaduto all’epoca può aiutare a chiarire le cose. La certezza è che la Roma nacque nel 1927 su iniziativa di Italo Foschi, dirigente sportivo italiano, all’epoca presidente della Fortitudo Pro Roma. La volontà di Foschi era quella di creare una realtà unica, con l’obiettivo di fondere le squadre rappresentative delle borgate. All’epoca la Capitale era frammentata in vari club, ognuno dei quali rappresentava uno rione della Città Eterna, da Testaccio a Trastevere fino a Campo Marzio. Il processo di fusione comincia prima del 1927, quando si avviano i contatti tra le realtà locali del Roman, dell’Alba Audace e della stessa Fortitudo. Le trattative vanno avanti fino a coinvolgere anche la Lazio, che decide di non rientrare nell’accordo per l’opposizione del dirigente Giorgio Vaccaro. La rottura tra la Roma e la società biancoceleste, presente nella Capitale già dal 9 gennaio del 1900, avviene il 6 giugno del 1927, motivo per cui Italo Foschi convoca il giorno dopo a casa sua un tavolo per la riunione decisiva: il 7 giugno del 1927, in via Forlì 16, nel quartiere Nomentano, nacque l’As Roma. I firmatari, oltre a Foschi, sono Ulisse Igliori (presidente dell’Alba Audace), Vittorio Scialoja (primo direttore della Roman) e molto probabilmente anche Renato Sacerdoti, il dirigente del Roman noto come il primo finanziatore la società appena nata.
La nascita della Roma risalirebbe al 7 giugno del 1927, non al 22 luglio
Il malinteso storico tra le due date ha un’origine ben precisa: se la firma del contratto di fondazione risale al 7 giugno del 1927, la prima effettiva riunione sociale si è svolta dopo un mese di distanza, il 22 luglio, quando in via degli Uffici del Vicario 35 si è tenuta l’assemblea per distribuire i ruoli societari. Alcuni hanno attribuito l’origine della Roma a quel giorno di fine luglio, dando un valore normativo a un vecchio documento e a un’intestazione di quel tavolo dirigenziale, che riportava la dicitura “Ordine del giorno n.1”. Quello che è un classico ordine del giorno di una riunione negli anni è stato considerato un atto costitutivo, dando fiato all’errore sulla data di nascita della Roma. La verità sull’origine effettiva dell’As Roma è dunque la seguente: il contratto di fusione si trova in via Forlì 16, luogo della prima costituzione della Roma avvenuta il 7 giugno del 1927, mentre il 22 luglio si è svolta la prima riunione assembleare, dando vita al percorso della squadra capitolina nel mondo del professionismo calcistico.
Fonte: Fanpage.it
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