Cortile dei bambini. Il Papa: “Vorrei andare in Ucraina, aspetto il momento per farlo”
Torna, dopo due anni di pausa, il “Cortile dei Bambini”, l’iniziativa promossa dal “Cortile dei Gentili” che ogni anno porta da Papa Francesco bambini che vivono in condizioni di vulnerabilità e fragilità sociale
Torna, dopo due anni di pausa, il “Cortile dei Bambini”, l’iniziativa promossa dal “Cortile dei Gentili” che ogni anno porta da Papa Francesco bambini che vivono in condizioni di vulnerabilità e fragilità sociale.
Papa Francesco, quest’anno, riceve nel suggestivo Cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico circa 160 ragazzi che frequentano il Sant’Alessio – Margherita di Savoia di Roma: molti di loro, infatti, sono non vedenti, ipovedenti, o con altre disabilità visive, fisiche o cognitive.
Partecipano all’incontro con il Papa anche alcuni bambini rifugiati, provenienti dall’Ucraina e accolti a Roma dalla Chiesa di S. Sofia. Come riporta Vatican News sono i bambini a parlare con il Papa, a fargli con “franchezza le domande che hanno in cuore” e, qualche volta, a suggerirgli qualcosa.
“Può venire in Ucraina per salvare tutti i bambini che adesso soffrono lì?”, Ha chiesto uno dei piccoli profughi, che ora ha trovato accoglienza a Roma. Il Papa risponde prontamente: “Sono contento che tu sia qui: io penso tanto ai bambini in Ucraina, e per questo ho inviato alcuni cardinali che aiutino lì e siano vicino a tutta la gente, ma soprattutto ai bambini. Io avrei voglia di andare in Ucraina; soltanto, devo aspettare il momento per farlo, sai? Perché non è facile prendere una decisione che può fare più del male a tutto il mondo che del bene. Devo cercare il momento giusto per farlo. Questa settimana prossima io riceverò rappresentanti del governo dell’Ucraina, che verranno a parlare e a parlare di una eventuale visita mia lì: vediamo cosa succede”.
Un altro bambino gli chiede cosa si provi ad essere Papa. “Allora, come sento io come Papa? Come una persona, come ognuno di voi nel proprio mestiere, nel proprio lavoro. Perché anche io sono una persona come voi e se io ho questo mestiere devo guardare di farlo nel modo più umile e più secondo la mia personalità, senza cercare di fare cose estranee a quello che io sono”, dice il Papa.
“Quando io guardo i bambini, come tu dici, che hanno qualche limitazione, qualche disabilità, penso che il Signore ha dato loro altre cose, altre cose belle. Una delle cose che, ti confesso, a me tocca il cuore quando mi trovo con persone non vedenti, tante volte, tante volte mi dicono: “Posso guardarla?”. Io, all’inizio, non capivo, ma poi ho detto: “Sì!”, e loro, con le mani, toccavano la faccia e mi guardavano. Cosa vedo, lì? La creatività: una persona che ha una limitazione sempre trova la forza per andare oltre la limitazione e questa è una creatività. (…). E questo bisogna lodarlo”, dice il Papa rispondendo ad una domanda sulla disabilità.
Fonte: Acistampa
Ucraina: Cnn, Usa e Ue esaminano il piano di pace italiano per giungere ad un cessate il fuoco
I successi dei russi sul terreno rendono meno probabile una vittoria delle forze di Kiev
Gli Stati Uniti e i loro partner europei stanno continuando a esaminare con attenzione il piano di pace in quattro punti proposto il mese scorso dall’Italia per trovare una soluzione negoziata alla guerra in Ucraina. Lo rivela l’emittente “Cnn” citando diverse fonti a conoscenza dei colloqui che alti funzionari dell’amministrazione di Joe Biden hanno avuto nelle ultime settimane con le controparti europee e con il Regno Unito. Un rinnovato impegno sul fronte negoziale che sarebbe suggerito dalle difficoltà incontrate recentemente dalle forze ucraine sul terreno, a fronte dell’avanzata dell’esercito russo nel Donbass. Il piano avanzato dal governo italiano prevede la neutralità dell’Ucraina in cambio di garanzie di sicurezza e negoziati diretti tra Kiev e Mosca sul futuro della Crimea e della stessa regione del Donbass.
Nonostante l’amministrazione Biden abbia più volte assicurato che gli Stati Uniti non decideranno “nulla sull’Ucraina senza l’Ucraina”, il confronto con gli alleati sulla proposta non vede il coinvolgimento diretto del governo di Kiev. L’attenzione di Washington per il piano di pace italiano, del resto, è stata espressa questa settimana anche dall’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Linda Thomas Greenfield, secondo cui l’iniziativa “è una di quelle che certamente vorremmo mettesse la parola fine a questa orribile guerra contro il popolo ucraino”. Le fonti della “Cnn”, che pure ritengono che gli Stati Uniti non appoggino la proposta formulata da Roma, sottolineano in ogni caso come in Occidente stia crescendo la preoccupazione che la guerra possa trascinarsi per anni se russi e ucraini non si siederanno al tavolo dei negoziati.
Una prospettiva che, al momento, viene tuttavia considerata remota dall’amministrazione Biden, anche per la poca propensione a trattare mostrata di recente dalla parte ucraina: “Tra le altre cose – evidenzia la “Cnn” – la brutale campagna di bombardamenti della Russia e la miriade di violazioni dei diritti umani hanno distrutto qualsiasi volontà pubblica di fare concessioni alla Russia”. Dall’altra parte, riferiscono le fonti, anche Mosca ha mostrato “ben poco interesse per seri colloqui”. Ad ogni modo, il rinnovato interesse degli Stati Uniti per una soluzione negoziata in Ucraina va anche di pari passo con un cambiamento nei toni delle dichiarazioni pubbliche: se ad aprile, in un momento in cui le forze russe sembravano in forte difficoltà nel Donbass, il segretario alla Difesa Lloyd Austin indicava come obiettivo quello di “indebolire la Russia nel lungo periodo”, nei giorni scorsi è stato Biden in persona a sottolineare che le prospettive di pace per l’Ucraina “dipendono dalla diplomazia”. Il timore dell’intelligence statunitense, scrive la “Cnn”, è che la guerra possa durare “per molti mesi, se non per anni” e che questo possa comportare “costi sempre più alti per l’Occidente”.
Fonte: Agenzia Nova
Guerra Ucraina: Matteo Salvini: niente viaggio ma continuo a parlare con i russi. “Sinistra indecente” sulle armi
Niente viaggio a Mosca ma Matteo Salvini continuerà a lavorare per la pace in Ucraina. Il leader della Lega intervistato dai quotidiani veneti spiega: “Avevo annunciato che ci sarebbe stata la possibilità di un viaggio in Turchia e in Russia per confrontarmi con soggetti istituzionali due gli obiettivi: distensione e difesa dell’interesse nazionale italiano. Preso atto delle reazioni scomposte dei colleghi di governo, mi sono confrontato con i vertici della Lega e abbiamo convenuto di imboccare altre strade”, ha annunciato il leghista.
Un lavoro parallelo a quello del governo che ha proposta un piano di pace”cestinato dopo dieci minuti”, attacca Salvini che spiega come “la Russia preferisce parlare con Parigi e Berlino anziché con Roma: questa è la fotografia attuale e sono preoccupato. Con lo spread ai massimi dal 2018, con la benzina ben sopra i 2 euro al litro, bollette di luce e gas alle stelle, inflazione al 7% e rischio chiusura di molte fabbriche, fare di tutto per fermare la guerra e tornare alla pace per l’Italia è questione di vita o di morte”, aggiunge.
Fonte: Il Tempo
Grano, i prezzi mondiali si abbassano dopo l’annuncio di Putin: – 10% in 3 giorni
Putin ha dato il via libera all’utilizzo dei porti occupati per le esportazioni, anche per i raccolti ucraini
Scendono i prezzi mondiali di grano che tornano sugli stessi livelli di 2 mesi fa dopo il via libera del presidente russo Putin all’utilizzo dei porti occupati per le esportazioni anche per i raccolti ucraini. È quanto emerge dall’analisi della Coldiretti alla chiusura settimanale del Chicago Board of trade, dove il grano sul mercato future è stato quotato 10,4 dollari per bushel (27,2 chili) e con una riduzione del 10% in tre giorni è tornato sui valori di inizio di aprile. In calo anche le quotazioni del mais destinato all’alimentazione animale che scende a 7,27 dollari per bushel per effetto del calo del 6,4% nei 3 giorni.
NEI MAGAZZINI IN UCRAINA OLTRE 20 MILIONI DI TONNELLATE DI CEREALI
“La partenza delle navi dai porti del mar Nero- sottolinea la Coldiretti- significa lo svuotamento dei magazzini ucraini dove si stima la presenza di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali tra grano, orzo e mais destinati alle esportazioni sia in Paesi ricchi che in quelli più poveri dove il blocco rischia di provocare rivolte e carestie. Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60% del proprio grano da Russia e Ucraina ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture di Russia e Ucraina”.
NUOVI RACCOLTI IN ARRIVO
Una necessità per lasciare spazio nei magazzini per accogliere i nuovi raccolti in arrivo tra poche settimane per un quantitativo di grano stimato di 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione, che collocano comunque l’Ucraina al sesto posto tra gli esportatori mondiali di grano.
“L’andamento delle quotazioni- precisa la Coldiretti- non significa in realtà il superamento delle difficoltà, ma piuttosto l’accresciuto interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che ha approfittato degli alti valori raggiunti per realizzare profitti”.
ITALIA IMPORTA IL 64% DEL SUO FABBISOGNO DI GRANO
L’emergenza mondiale colpisce l’Italia che è un Paese deficitario ed importa addirittura il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame, secondo l’analisi della Coldiretti. In particolare l’Italia ha acquistato dall’Ucraina 122 milioni di chili di grano tenero per la panificazione ma anche 785 milioni di chili di mais, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat relativi al 2021.
“L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che hanno dovuto ridurre di quasi un terzo la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni, durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, ricordando l’importanza di intervenire per contenere il caro energia ed i costi di produzione con misure immediate per salvare aziende e stalle e strutturali per programmare il futuro.
Fonte: Agenzia Dire
L’appuntamento “rischioso” di Draghi in Parlamento per parlare di armi all’Ucraina
Il ministro leghista Giorgetti mette in guardia da possibili imboscate grilline in occasione delle comunicazioni che il premier farà a Camera e Senato. Eppure è stato anche il suo partito a chiedere che il presidente del Consiglio andasse a riferire
Le comunicazioni che il presidente del Consiglio terrà in Parlamento il 22 giugno prima dell’ennesimo vertice europeo sul conflitto in Ucraina saranno “un passaggio rischioso”. Le parole pronunciate dal ministro Giancarlo Giorgetti, scuotono la maggioranza.
La presenza del premier alla Camera e al Senato è stata fortemente chiesta dalla Lega e dal Movimento 5 stelle. I grillini, in particolare, potrebbero presentare una risoluzione da mettere ai voti sul nuovo, possibile invio di armi a Kiev. “Cosa faranno Lega e M5s bisogna chiederlo a Salvini e Conte – ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico – Penso che sia un passaggio rischioso. Non credo che Draghi persegua la guerra ma che abbia l’obiettivo della pace, costringendo Putin a miti consigli. Non so cosa proporrà Draghi con le sue comunicazioni. Se il Parlamento non dirà le stesse cose del governo è chiaro che bisognerà trarne le conseguenze. Premesso che il Parlamento è sovrano”.
Il leader della Lega, nonostante le critiche che riceve da giorni, continua intanto a lavorare per il cessate il fuoco, ma ha rinunciato ai viaggi in Russia e in Turchia. “Preso atto delle reazioni scomposte dei colleghi di governo, mi sono confrontato con i vertici della Lega e abbiamo convenuto di imboccare altre strade – racconta a Il Piccolo e al Messaggero Veneto, in occasione del tour elettorale in Fvg – due gli obiettivi: distensione e difesa dell’interesse nazionale italiano. Il piano di pace proposto a Mosca dall’Italia – prosegue – è stato cestinato dopo dieci minuti e la Russia preferisce parlare con Parigi e Berlino anziché con Roma: questa è la fotografia attuale e sono preoccupato”, aggiunge.
E dopo aver ribadito che “il cessate il fuoco è un’urgenza umanitaria”, sottolinea che “le sanzioni contro Mosca stanno facendo più male all’Italia che alla Russia: sembra paradossale, ma è così. Trovo incredibile – conclude – che, in questo scenario, per la sinistra il problema sia la Lega che lavora per la pace”.
Concetti espressi in forme diverse anche venerdì, che il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, aveva criticato: “Penso che Salvini si sia fatto male da solo e abbia fatto male all’Italia. Qualunque iniziativa estemporanea di divisione ha un grande fan: Putin. Tutte le dinamiche che hanno disgregato l’Italia e l’Europa hanno tutti dietro una spinta che viene da Mosca”, ha affermato il leader dem.
Matteo Renzi punta invece il dito contro il Movimento 5 stelle e il suo presidente. “Conte continua a cercare di far fuori Mario Draghi che detta così fa un po’ ridere. C’è un modo per far fuori il governo e noi lo sappiamo bene, bisogna che ci siamo le dimissioni. Conte dice che non va bene la politica estera? Allora dovrebbe chiamare Di Maio e dirgli di dimettersi, ma voi ve lo vedete a lasciare la Farnesina? Uno che cambia idea su tutto e poi chiede scusa, ricorda un po’ il Johnny Stecchino di Benigni”, ha detto ieri a Vicenza presentando il suo ultimo libro, ‘Il Mostro’.
Paolo Gentiloni, commissario europeo all’economia, difende infine le sanzioni e si dice certo che si troverà un accordo. “Attraverso le sanzioni stiamo costruendo le basi per un isolamento economico micidiale della Russia e una crisi per la sua economia che per l’attuale potere russo avrà delle conseguenze nel breve-medio periodo devastanti”.
Fonte: AGI
In arresto per conto di Putin. Il caso a Roma
Un altro mandato di arresto dell’Interpol per conto di Mosca, a Roma. Un manager lettone rischia l’estradizione a Mosca: sarà Cartabia a decidere. Ma la Russia è uscita dal Consiglio d’Europa e non rispetta i diritti della Cedu. E non è il primo caso di manette russe scattate in Italia dopo la guerra
Il manager, in vacanza a Roma con la moglie, è un nome noto alle cronache russe e lettoni: guida una società di microfinanza, la West Kredit, finita in uno scandalo per i metodi violenti usati per sfrattare gli inquilini morosi, spiega Il Messaggero. In passato Malikovs ha finanziato il partito socialdemocratico lettone Harmony, molto votato dalla minoranza russofona e caduto nei sondaggi dopo l’invasione del 24 febbraio.
La questione è di non poca rilevanza politica. Nei mesi successivi all’invasione dell’Ucraina ordinata da Vladimir Putin più di un tribunale italiano si è ritrovato a dover decidere di un caso simile. E l’estradizione è sempre stata negata. Così ha sentenziato la Corte di Appello di Bari tre giorni fa nel caso che ha visto imputato Gennady Lisovichenko, ex dirigente privato del settore petrolchimico arrestato a gennaio in Italia con l’accusa di frode in esecuzione di un mandato di cattura internazionale partito dal tribunale di Tverskoj, a Mosca. Estradizione rigettata dalla stessa Procura generale di Bari che ha richiamato “l’attuale impegno dello stesso Paese (la Russia, ndr) sul fronte di guerra con la confinante Ucraina”.
Ma anche la fuoriuscita della Russia dal Consiglio d’Europa, con cui Mosca ha di fatto cessato di essere parte contraente della Cedu (Convenzione europea dei diritti dell’uomo) né si ritiene più tenuta a rispettare i diritti e i principi elencati, tra cui l’equo processo e il divieto di trattamenti inumani e degradanti (articoli 3 e 6). Con queste motivazioni a marzo la Cassazione aveva rigettato la richiesta di estradizione di una cittadina russa accusata di reati penali e condannata ai “lavori forzati”, ritenendo non sufficienti “le rassicuranti informazioni pervenute dalla Autorità giudiziaria russa”.
Se finora durante la guerra non è stata ancora concessa un’estradizione in Russia da un tribunale italiano, l’arresto a Roma di Lisovichenko dimostra che l’Interpol continua a operare in sostanziale continuità anche durante la guerra russa in Ucraina. A inizio marzo il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland assieme ai ministri della Giustizia di Australia, Nuova Zelanda, Canada e Regno Unito – Paesi riuniti nell’alleanza di intelligence Five Eyes – aveva chiesto all’Interpol di sospendere i suoi servizi di polizia per la Federazione russa. Una mossa necessaria, aveva allora rincarato il ministro per l’Interno britannico Priti Patel, perché “le azioni russe sono una minaccia diretta alla sicurezza degli individui e alla cooperazione nel law enforcement”.
Richiesta negata dall’Interpol perché, questa la risposta dell’organizzazione, la costituzione non prevede la sospensione o l’esclusione di uno Stato membro. Ma una deroga al regolamento per stare al passo dei tempi è stata approvata: dopo l’invasione dell’Ucraina i mandati di arresto diffusi dalle autorità russe non potranno più essere inviati direttamente agli altri Stati contraenti ma dovranno prima ottenere il via libera del Segretariato generale dell’Interpol”.
Fonte: Formiche.net
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