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Ucraina: Di Maio, ‘Mosca sblocchi porti per il grano o scoppieranno nuove guerre’

“Fin quando non riusciremo a fermare la guerra sono il primo a dire che come comunità internazionale dobbiamo fare tutti di più” e “adesso la priorità assoluta dev’essere mettere fine alle ostilità” e nel frattempo “programmare la fase postbellica”. Lo dice in un’intervista a La Stampa il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che parla di una pace che “si costruisce prima di tutto sulla base delle esigenze dell’Ucraina” e sulla sicurezza alimentare afferma che “tutti gli studi fatti dimostrano che c’è un solo modo per superare la carenza di grano e cereali: creare un corridoio protetto per consentire di trasportare il grano via mare dalle coste ucraine”.

“La Russia, se continua a bloccare lo sbocco sul mare, sarà responsabile di nuove guerre – afferma – Deve dimostrare di voler collaborare consentendo questo corridoio attraverso il Mar Nero”. Altrimenti, “non ci troveremo davanti a una semplice crisi alimentare, ma a una guerra alimentare dagli effetti incalcolabili”.

Di Maio parla del piano italiano per la pace, insiste sulla necessità di una “controffensiva diplomatica”. “Il cuore del progetto è il gruppo internazionale di facilitazione: Nazioni Unite, Unione europea e Osce sono il gruppo di lavoro principale che può mano a mano coinvolgerne altri. Tirando dentro – prosegue – la Turchia, l’India”. “Finora a provare la mediazione erano i singoli Stati”, mentre “adesso stiamo dicendo che bisogna prendere tutte le più rilevanti organizzazioni internazionali e metterle al lavoro su degli obiettivi”. Il primo, “tregue localizzate”, poi “cessate il fuoco, il lavoro sulla neutralità e infine l’accordo di pace”.

“Non saranno azioni singole a convincere Vladimir Putin a trattare – prosegue – Questa guerra può durare oltre un anno e più dura, più porterà alla morte di civili innocenti ucraini per colpa della Russia. Si tratta della guerra con più alta densità di morti al giorno, tra civili e soldati, dalla Seconda guerra mondiale. Se non si trova al più presto una soluzione di pace a uscirne con le ossa rotte sarà l’Europa”.

E sull’Ue dice che “sicuramente le regole devono essere cambiate”. “Ci ritroviamo con l’esigenza di togliere le regole dell’unanimità – afferma – Perché le sanzioni restano lo strumento più utile per far venire Putin al tavolo. L’altro obiettivo è il tetto al prezzo del gas”.

Fonte: Il Tempo

Ucraina. Gallagher: “Santa Sede riafferma la disponibilità a favorire un negoziato”

Assicuro che sia il Santo Padre che i suoi più stretti collaboratori sono addolorati per i numerosi morti, le violenze di tutti i tipi, le distruzioni delle città, la separazione delle famiglie e per i tantissimi rifugiati”, ha detto il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, nella conferenza stampa a Kiev con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba

 

 

“La mia visita vuole dimostrare la vicinanza della Santa Sede e di Papa Francesco al popolo ucraino, particolarmente alla luce dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Assicuro che sia il Santo Padre che i suoi più stretti collaboratori sono addolorati per i numerosi morti, le violenze di tutti i tipi, le distruzioni delle città, la separazione delle famiglie e per i tantissimi rifugiati”, ha detto mons. Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, nella conferenza stampa a Kiev con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba.

Gallagher: “Santa Sede riafferma la disponibilità a favorire un negoziato”

La Russia apre nuove basi militari e blocca il gas verso la Finlandia

“La Santa Sede riafferma, come ha sempre fatto, la sua disponibilità a favorire un autentico processo negoziale, vedendolo come la strada giusta per una risoluzione equa e permanente” del conflitto tra Russia e Ucraina, ha poi aggiunto Gallagher. “In tempi di pace, la visita sarebbe stata legata agli sviluppi della cooperazione tra Ucraina e Vaticano” dal momento che “quest’anno è il trentesimo anniversario della nostra cooperazione. Dal 1992 c’è stata una cooperazione positiva tra i due Paesi e nell’ultimo decennio la cooperazione si è intensificata”, ha sottolineato ancora il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. “Questa visita mi ha permesso di toccare con mano le ferite di questo Paese. Questa mattina ho visitato le città martiri di Bucha, Vorzel e Irpin”. Gallagher ha infine ringraziato la Chiesa cattolica e le istituzioni affiliate come la Caritas, e gli sforzi delle altre Chiese: “C’è un impegno per aiutare la popolazione con aiuti umanitari che adesso è sul lungo termine”. “Ringrazio le autorità ucraina e la Chiesa cattolica per il loro impegno per la pace e la solidarietà e spero che potranno, insieme all’aiuto del mondo, mettere fino a questo conflitto”, ha concluso Gallagher.

“Conflitto insensato ma perseveriamo sulla via della pace”

Gallagher ha poi sottolineato il dolore per “la consapevolezza di ciò che potremmo definire la ‘limitazione’ dei nostri tentativi umani di trovare strumenti immediati per porre fine a questo conflitto insensato. La fede in Dio e nell’umanità ci porta comunque a perseverare nel seguire l’obbiettivo della pace attraverso la preghiera, le parole e gli atti senza lasciarci soccombere da questa sfida enorme”.

Fonte: Sky TG24

Cyber, fake e gas. Appunti per un’agenda fra Italia e Usa

 

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Fake news, attack hacker russi, energia e rifornimenti a Kiev. L’Italia vive un momento di centralità nell’agenda transatlantica e il viaggio di Draghi a Washington ha segnato una road map che lo dimostra. L’analisi di Brian Katulis, vicepresidente del Middle East Institute

Sarà anche sembrato un piccolo segnale sul radar affollato degli Stati Uniti la scorsa settimana, ma la visita del premier italiano Mario Draghi dal presidente Joe Biden ha segnato un punto fermo e non banale nelle strette relazioni fra i due Paesi.
Il viaggio di Draghi si è inserito in una congiuntura cruciale nella reazione internazionale alla guerra russa contro l’Ucraina – e in un periodo in cui l’amministrazione Biden sta prendendo decisioni importanti per rimanere impegnata in altre parti del mondo come in Asia, anche se la guerra in Est-Europa drena risorse e attenzioni in America. Italia e Stati Uniti si incontrano regolarmente in diversi consessi internazionali, inclusi il G7 e la Nato – ma vedere a fianco i due rispettivi leader in questo momento ha inviato un segnale fondamentale sul valore che entrambi i Paesi attribuiscono al legame bilaterale.

Come è noto al centro del dialogo c’è stata la preparazione per la prossima fase della risposta all’aggressione russa, una fase che non sarà confinata all’Ucraina. Mentre buona parte della comunità internazionale vuole presentare un conto ancora più salato alla Russia per le sue azioni, Mosca lavora alacremente per dividere l’alleanza transatlantica e creare fessure nella politica interna di Paesi chiave come Italia e Stati Uniti.

Tornano in mente le parole di Draghi all’Atlantic Council a Washington DC. Quando ha ricordato così la vera posta in gioco: “L’invasione russa dell’Ucraina ha innescato quel che siamo soliti chiamare un cambio di paradigma geopolitico. Ha rafforzato l’intesa euroatlantica, isolato Mosca, sollevato domande scomode per la Cina. Sono cambiamenti ancora in corso, ma una cosa è certa: dureranno per un lungo, lunghissimo tempo”.

Il doppio filo energetico

La lunga battaglia con la Russia è legata a doppio filo con la sicurezza energetica in Europa e negli Stati Uniti. Sotto la leadership di Draghi l’Italia ha preso una posizione più forte nella campagna di pressione contro Mosca rispetto a quanto tanti avrebbero pensato. Schierandosi a favore di un bando europeo al petrolio russo e sostenendo l’invio di armi in Ucraina.

Negli ultimi anni come è noto la Russia ha consolidato la sua posizione di primo fornitore energetico per l’Italia, e per questo oggi diversificare le fonti è una missione vitale. Draghi ha accennato all’idea di dar vita a un cartello di nazioni consumatrici di petrolio anche se fra gli analisti prevale scetticismo sulla sua attuazione pratica. Una soluzione più a portata di mano consisterebbe in uno sforzo congiunto tra Italia e Stati Uniti per guidare la missione di diversificazione energetica dell’Alleanza transatlantica con un set più ampio di Paesi senza però virare bruscamente dalla transizione verde di lungo periodo e la ricerca di fonti più ecosostenibili.

Il fianco Sud

Comprensibilmente, quest’anno i riflettori della comunità euroatlantica sono puntati sull’Europa orientale a causa dell’aggressione russa all’Ucraina. Sembra d’altronde che questa guerra possa protrarsi a lungo e questo avrà implicazioni più ampie per la sicurezza energetica e alimentare nel Nord Africa e nel Mediterraneo orientale. La prospettiva di una nuova instabilità innescata da nuove sfide di sicurezza in queste regioni è reale e rischia di dar vita a un effetto domino, a partire dai flussi migratori. Paesi come l’Italia e gli Stati Uniti dovrebbero intervenire per fermare la spirale della guerra ucraina in questo quadrante del mondo. Il Mediterraneo del Sud è un crocevia geopolitico strategico e l’impatto del conflitto richiederà un più stretto coordinamento transatlantico con il Nord Africa, l’East Med e il Medio Oriente. Roma e Washington hanno bisogno oggi più che mai di mettere nero su bianco un approccio comune per questa regione.

Hacker e disinformazione: la minaccia digitale

Un terzo fronte di cooperazione bilaterale riguarda la cybersecurity e la disinformazione. Gli attacchi hacker russi contro le istituzioni italiane la scorsa settimana e nei giorni passati sono solo l’ultimo episodio di una serie che evidenza la necessità di alzare l’allerta e rafforzare la cooperazione tra Paesi Nato nel dominio cibernetico.

La guerra cyber è sempre più parte integrante dell’arsenale strategico russo così come di altri Paesi attivi su questo fronte come Cina, Iran e Corea del Nord. L’impatto di questa guerra sul sistema internazionale costringe l’alleanza transatlantica ad aggiornare di continuo le sue difese e la strategia per la cybersicurezza.

Una parte fondamentale di questa sfida digitale è riservata alla disinformazione politica che colpisce tanto la politica domestica italiana quanto quella americana. Lo fa in un anno di cruciali appuntamenti elettorali: in America le elezioni di metà mandato a novembre e in prospettiva le presidenziali del 2024, in Italia le politiche del 2023. Sono banchi di prova che decideranno il futuro di entrambe le democrazie: un futuro che la Russia sembra decisa a voler plasmare a suo vantaggio.

La posta in gioco è alta tanto più nell’attuale congiuntura internazionale. In questo momento i governi di entrambi i Paesi sono guidati da uomini che credono fermamente nel gioco democratico, negli interessi e nei valori condivisi.

Sovviene qui un’altra frase pronunciata da Draghi all’Atlantic Council: “Le scelte che gli europei hanno di fronte sono brutalmente semplici. Possiamo essere padroni dei nostri destini o schiavi delle decisioni altrui. Ciò che mi rende ottimista è sapere che non siamo soli. In un momento di profondo cambiamento alcune cose restano uguali: come il solido rapporto tra Ue e Stati Uniti, un legame senza tempo che ci rafforza a vicenda”. Si apre un triennio che ha in serbo diverse prove non banali per queste due democrazie alla guida del fronte occidentale.

Fonte: Formiche.net

Per tutte le info: info@roma-news.it

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