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La Roma vince a Torino (0-3) e conquista un posto in Europa League: decidono Abraham (doppietta) e Pellegrini

I giallorossi non pensano alla finale di Tirana e si impongono grazie al centravanti inglese e al capitano

La Roma conquista aritmeticamente l’Europa League battendo il Torino 3-0 e agguantando il sesto posto a quota 63 punti. I gol sono di Tammy Abraham che segna una doppietta nel primo tempo e Pellegrini su rigore durante la ripresa. Mourinho opta per un turnover soft: sette titolari in campo, il resto in panchina in vista della finale di Tirana con il Feyenoord. Difesa composta da Mancini, Ibanez e Kumbulla; a centrocampo Veretout e Oliveira, gli esterni Spinazzola e Zalewski (a destra per l’occasione); sulla trequarti Pellegrini e Shomurodov a coadiuvare Abraham

La Roma cerca subito il vantaggio con un colpo di testa di Kumbulla su calcio d’angolo, il Torino risponde con Belotti ma gli attacchi granata sono prontamente amministrati da Rui Patricio e la difesa. Il gol del vantaggio romanista arriva al 33’ grazie a una verticalizzazione di Pellegrini che vede Abraham in area, l’inglese con una finta di corpo atterra Zima e segna l’1-0 (è la decima volta che sblocca una partita in Serie A). Nel giro di otto minuti arriva anche il 2-0, il protagonista è sempre Tammy che intercetta un retropassaggio di Rodriguez verso Berisha, il portiere prova ad anticiparlo ma commette fallo. Dal dischetto va l’ex Chelsea e mette a segno il gol numero 27 in stagione (17° in campionato, ). Il secondo tempo sembra una formalità, la Roma amministra il vantaggio e Mourinho fa dei cambi tattici per preservare le forze di Zalewski e Oliveira (entrano Karsdorp e Cristante). La partita la chiude Pellegrini grazie a un rigore conquistato da Zaniolo subentrato al posto di Shumorodov. I giallorossi conquistano l’Europa League e volano a Tirana con la mente sgombra. Appuntamento al 25 maggio.

Fonte: Leggo.it

Hacker russi: Roma sotto tiro? “Killnet ha preso di mira il Campidoglio”

“La Capitale è tra gli obiettivi della cyber-war”. Flavia De Gregorio (Lista Calenda) ha chiesto oggi un summit urgente sulla sicurezza informatica. 

 

 

Campidoglio sotto attacco hacker, a Roma scatta l’allarme contro l’incursione russa. “Roma Capitale è tra gli obiettivi della cyber-war in atto dopo l’aggressione russa all’Ucraina. Nei giorni scorsi, gli stessi hacker del collettivo Killnet hanno preso di mira anche la rete e il sito del Campidoglio”. A renderlo noto è Flavia De Gregorio, capogruppo della Lista Calenda nell’assemblea capitolina, che oggi ha chiesto una la convocazione di una riunione speciale per fare il punto sulla sicurezza informatica della Capitale.

Killnet fa paura

“Apprendiamo con preoccupazione che nuovamente in corso un attacco hacker ai siti istituzionali italiani da parte di hacker russi, riconducibili al collettivo Killnet”, dice la consigliera comunale De Gregorio. Sono una cinquantina gli obiettivi indicati dal collettivo russo, tra ministeri e sito istituzionali, aziende, autorità di garanzia, media, organi giudiziari. “Nel mese di febbraio – prosegue la capogruppo – abbiamo presentato un’interrogazione, cui non abbiamo ancora ricevuto risposta, per conoscere le contromisure e le difese messe in atto dal Campidoglio, per evitare il ripetersi di quanto accaduto un anno fa ai danni del sistema informatico della Regione Lazio”. L’attacco di allora causò il caos nel sistema di prenotazioni delle vaccinazioni anti-Covid.

Roma, quali misure contro i cyber attacchi?

“I gruppi di hacker filo russi sono impegnati da settimane contro le reti informatiche occidentali, sottovalutare questa minaccia potrebbe rivelarsi estremamente dannoso”, sottolinea De Gregorio. È per questo motivo che oggi la capogruppo della Lista Calenda ha inviato una richiesta ufficiale di convocazione della conferenza dei capigruppo alla presidente dell’assemblea capitolina, Svetlana Celli, e al sindaco Roberto Gualtieri per “ottenere rassicurazioni attraverso una informativa in modo riservato, sulle misure prese che si intendono prendere da parte l’amministrazione Capitolina per prevenire eventuali e ulteriori cyber attacchi”.

“Sollecito la convocazione una riunione specialdella conferenza dei capigruppo, che auspico venga convocata prima possibile dalla presidente Celli nel corso della quale – conclude De Gregorio – il sindaco Gualtieri, che ha tenuto per se la delega sui sistemi informatici, e i tecnici del Comune espongano le misure di cybersecurity adottate dal Campidoglio”.

Urso: “Siamo tutti potenziali vittime”

Contro gli attacchi hacker “ci sono le contromisure, bisogna applicare i più rigidi protocolli di sicurezza in ogni finestra”, dice Adolfo Urso, il presidente del comitato parlamentare per la sicurezza Copasir. “Tra breve si avrà finalmente un cloud nazionale per la pubblica amministrazione, per mettere maggiormente in sicurezza i dati della Pa. Vi è anche altro da fare per esempio per quanto riguarda la cyberdifesa, dobbiamo predisporre misure attive per localizzare la fonte di attacco. Dobbiamo esserne consapevoli e creare resilienza diffusa nel Paese, perché ciascuno di noi resta potenziale vittima di un attacco hacker con il lavoro domiciliare. L’Ue ci chiede di aumentare la resilienza nel Paese, altro di più si può fare”.

Fonte: Quotidiano Nazionale

Farnesina: Mali, i tre italiani rapiti sono originari di Potenza

Tre italiani e un cittadino del Togo sono stati sequestrati in Mali da «uomini armati». Lo riferiscono fonti locali citati dalla France Presse

 

 

Tre italiani e un cittadino del Togo sono stati sequestrati in Mali da «uomini armati». Il gruppo potrebbe appartenere ai Testimoni di Geova, secondo quanto riferisce il sito Africa express citando un funzionario locale. Gli italiani sono una coppia con il loro figlio, originari di Potenza. Si tratta – secondo quanto si è appreso nel capoluogo lucano – di Rocco Langone, della moglie Donatella e del figlio Giovanni. La Farnesina «rende noto che l’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri sta compiendo le dovute verifiche e accertamenti». «Il Ministro Di Maio sta seguendo in prima persona l’evolversi della vicenda», aggiunge la Farnesina in una nota.

«Non ci sono nostri missionari inviati in quel Paese. In Italia i testimoni di Geova sono 250mila quindi è possibile che qualcuno a titolo personale sia andato in Mali per aiutare le comunità locali. Ma noi non ne siamo a conoscenza, non abbiamo informazioni a riguardo». È quanto riferiscono all’Adnkronos dalla sede centrale italiana della Congregazione dei testimoni di Geova.

Il sequestro è avvenuto giovedì sera nel sud-est del Mali, secondo quanto riferito alla Afp da un responsabile locale e da una fonte della sicurezza maliana. «Ieri sera uomini armati a bordo di un veicolo hanno rapito tre italiani e un togolese nella località di Sincina» nel sud-est del Paese, ha precisato la fonte locale, facendo irruzione nella loro abitazione.

Il sequestro è avvenuto in una regione ad alta concentrazioni di jihadisti.Dal 2012 il Mali è teatro di attacchi compiuti da gruppi legati ad Al-Qaeda e all’Isis, oltre che di violenze di ogni tipo perpetrate da milizie e banditi che si proclamano formazioni di autodifesa. Questa violenza, iniziata nel nord nel 2012, si è estesa al centro, poi al vicino Burkina Faso e al Niger causando migliaia di morti tra civili e militari e centinaia di migliaia di sfollati, nonostante il dispiegamento di forze Onu, francesi e africane.

Un giornalista freelance francese di 47 anni che vive e lavora in Mali dal 2015, Olivier Dubois, è stato rapito nel Paese più di un anno fa. Era stato lui stesso ad annunciare il proprio sequestro in un video trasmesso sui social network il 5 maggio 2021: aveva spiegato di essere stato rapito l’8 aprile a Gao (nord) dal Gruppo di supporto per l’Islam e i musulmani (Gsim o Jnim), la principale alleanza jihadista del Sahel, legata ad Al-Qaeda e guidata dal leader tuareg maliano Iyad Ag Ghaly. Il 13 marzo scorso era circolato sui social un video che mostra un uomo che sembra essere il giornalista francese e che si rivolge ai suoi parenti e al governo di Parigi.

Fonte: Il Sole 24 Ore

Papa Francesco manda a Kiev il suo ministro degli Esteri. «Siamo sempre disponibili per favorire un processo negoziale»

L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha spiegato di essere a Kiev per «dimostrare la vicinanza della Santa Sede e di Papa Francesco al popolo ucraino

 

 

Città del Vaticano – Prima è andato a pregare sulla fossa comune vicino alla chiesa di Sant’Andrea a Bucha, poi, assieme al suo omologo, il ministro degli esteri ucraino, davanti alla stampa, ha ripetuto che «la Santa Sede offre la sua disponibilita’ a favorire un autentico processo negoziale, vedendolo come la strada giusta per una risoluzione equa e permanente» del conflitto. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha spiegato di essere a Kiev per «dimostrare la vicinanza della Santa Sede e di Papa Francesco al popolo ucraino, particolarmente alla luce dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina. Assicuro che sia il Santo Padre che i suoi piu’ stretti collaboratori siamo addolorati per i numerosi morti, le violenze di tutti i tipi, le distruzioni delle citta’, la separazione delle famiglie e per i tantissimi rifugiati». 

Sulla pacificazione però non è sembrato essere troppo ottimista. In Ucraina, ha fatto notare, ci sono «ferite profonde, bisogna dare tempo, e’ difficile parlare adesso di pace». «Gli ucraini troveranno la pace tra di loro, ma le ferite sono profonde e ci vorra’ molto, molto piu’ tempo per trovare la pace con la Russia, con la gente che e’ stata coinvolta in questo terribile conflitto. Bisogna dare tempo, bisogna lasciare che la gente parli, esprima anche tanti sentimenti negativi nei confronti di altri». Loda poi il popolo ucraino per il coraggio, la grinta. «Stanno cercando di ricostruire, di pulire, di ripristinare le cose, con grande spirito, con grande coraggio. E meritano tutto il nostro apprezzamento e la nostra stima». 

Fonte: Il Messaggero

Vaiolo delle scimmie in Italia. 3 casi a Roma: “Pazienti giovani”

 

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“Assolutamente no allarme, ma grande attenzione” per i casi di vaiolo delle scimmie. Così il direttore dell’Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, durante la conferenza stampa per fare il punto sui tre casi individuati in Italia. “Attualmente allo Spallanzani sono ricoverate 3 persone con infezione confermata da virus Monkeypox – ha spiegato – Si tratta di tre giovani uomini, che non riferiscono contatti tra di loro, anche se due di loro riportano un recente viaggio alle Canarie, dove è stato segnalato un caso di questa malattia”. “Le tre persone sono in discrete condizioni di salute: una sola ha presentato una febbre di breve durata e tutte hanno un ingrossamento di alcune ghiandole linfatiche che appaiono dolenti, e la comparsa di un numero limitato di piccole pustole cutanee localizzare”, ha aggiunto Vaia.

“I tre pazienti sono trattati con una terapia sintomatica che allo stato è sufficiente. Presso l’Istituto sono disponibili, comunque, farmaci antivirali che potrebbero essere impiegati in via sperimentale qualora si rendesse necessaria una terapia specifica”, ha spiegato.

“Per la prossima settimana il nostro laboratorio di virologia prevede di isolare il virus che ha colpito queste persone – ha continuato Vaia – la disponibilità di un isolato virale renderà possibile eseguire una serie di indagini sperimentali. In particolare si potrà studiare se nel sangue di persone che sono state vaccinare contro il vaiolo, persone che oggi hanno più di 50 anni, sono presenti anticorpi che neutralizzano questo virus e cellule immunitarie in grado di attaccarlo. L’isolamento virale permetterà, inoltre – conclude – di eseguire test per la diagnosi sierologica di questa infezione”.

“La scienza va avanti”, ha rassicurato il direttore dello Spallanzani che “all’opinione pubblica” raccomanda: “Non vi allarmate”. “Questa non è una nuova malattia e non deve destare allarme”, specie perché “ha una sintomatologia più lieve del vaiolo tradizionale”, precisa. “Osserviamoci – è l’invito di Vaia – Osserviamo la pelle, se ci dice qualche cosa. Se c’è qualche macchia. Ovviamente se c’è febbre, spossatezza. Questi i sintomi più comuni, ma non c’è una sintomatologia grave. Sono sereno rispetto al futuro”.

“Tutte le società di malattie infettive – evidenzia il dg dello Spallanzani – concordano nel dire che chi è vaccinato non dovrebbe correre nessun rischio. Da qui a dire ‘vacciniamoci tutti in questo momento’, ce ne corre. Piano: se ci saranno le evidenze e se ci saranno le esigenze, saremo i primi a dirlo”.

Fonte: Libero Reporter

Per tutte le info: info@roma-news.it

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