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Di Maio ha poi individuato tre punti su cui l’Ue può fare la differenza: “iniziativa di pace, tema dell’energia e della sicurezza alimentare”

A margine del Consiglio affari esteri a Bruxelles, Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla guerra in Ucraina. “Sulle sanzioni, l’Italia è stata chiara fin dall’inizio: noi non poniamo alcun tipo di veto. Crediamo che queste siano l’unico metodo pacifico che abbiamo per portare Putin al tavolo, per negoziare un accordo di pace“, ha spiegato. Ha poi aggiunto che “se parliamo di futuro dell’Unione europea, dobbiamo pensare a superare la regola dell’unanimità, che oggi permette a un solo Paese di bloccare qualsiasi decisione per cui tutti gli altri sono d’accordo” quale, appunto, quella sul sesto pacchetto di sanzioni.
Continuiamo ad investire su questo processo di riforma dei meccanismi decisionali dell’Ue“, ha concluso Di Maio.

Ucraina, Di Maio: “Pace, energia e sicurezza alimentare prioritari”

Il ministro degli esteri ha poi identificato tre punti prioritari per l’Italia. “Tre sono gli aspetti in cui l’Ue può giocare un ruolo fondamentale: iniziativa di pace, tema dell’energia e della sicurezza alimentare. Serve una grande iniziativa di pace per i negoziati e la facilitazione del dialogo fra le due parti. Necessaria un’azione più strutturata che possa coinvolgere gli attori geopolitici più importanti“, ha aggiunto Di Maio. Per quanto riguarda l’energia: “Serve una tetto massimo al prezzo del gas, fondamentale per non impattare su famiglie e aziende“. Ultimo punto toccato, quello della sicurezza alimentare. “L’8 giugno si terrà a Roma un’iniziativa sulla sicurezza alimentare insieme alla FAO – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura – che spingerà ad un dialogo nel mediterraneo“, ha detto il ministro.

Fonte: Newsby

Draghi vede Salvini: impegno per la pace e sostegno a Kiev

 

 

Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha incontrato, a Palazzo Chigi, il segretario della Lega, Matteo Salvini.

“Il colloquio – si legge in una nota di Palazzo Chigi – si è incentrato sulla recente visita negli Stati Uniti, nel corso della quale è stato riaffermato l’impegno dell’Italia per la pace attraverso il sostegno all’Ucraina, l’imposizione di sanzioni alla Russia, la rinnovata richiesta di un cessate il fuoco e dell’avvio di negoziati credibili“. 

Da palazzo Chigi nella nota si legge ancora: “Nel corso dell’incontro si è parlato anche delle conseguenze economiche e umanitarie del conflitto in corso, con particolare riferimento alla necessità di prevenire una crisi alimentare sul larga scala e di proseguire lungo la strada dell’accoglienza ai profughi ucraini. Sul fronte dell’energia, è stata condivisa l’importanza di un percorso che affianchi diversificazione delle fonti di approvvigionamento e investimenti sulle rinnovabili”.

All’uscita dall’incontro, il leader della Lega ha ribadito la sua posizione espressa nei giorni scorsi: “Io sono convinto che l’ulteriore invio di armi all’Ucraina allontani la pace”. Serve il “cessate il fuoco al più presto, con l’Italia protagonista”.

“Dopo quasi tre mesi di guerra, parlare finalmente di pace, di salvare vite e posti di lavoro è qualcosa  su cui non dormo la notte”. ha detto ancora Salvini.  Il segretario del Carroccio ha sottolineato anche “il fatto che Draghi sia andato a Washington  a portare progetti di pace e l’idea di un’Europa nuova, con Italia, Francia e Germania  che mettano al centro il disarmo e la salvaguardia di posti di lavoro”.

Fonte: Quotidiano dei Contribuenti

«Senza giustificazioni»: il Vaticano contro le bastonate della polizia di Israele al funerale della giornalista

Pierbattista Pizzaballa, l’autorità cattolica più alta a Gerusalemme, ha condannato l’intervento delle squadre antisommossa durante i funerali della giornalista di Al Jazeera Shirin Nasri Abu Aqla (palestinese di fede cristiana). E Tomasz Grysa, l’inviato del Vaticano, lo definisce «una violazione brutale della libertà religiosa»

 

 

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME – Ha scelto lo stesso cortile in cui la polizia israeliana ha fatto irruzione, lo stesso ospedale che ha conservato il corpo di Shirin Nasri Abu Aqla prima che la bara venisse accompagnata al cimitero sul Monte degli Ulivi.

Pierbattista Pizzaballa — il Patriarca latino di Gerusalemme, l’autorità cattolica più alta nella città e nel Paese — condanna l’intervento delle squadre antisommossa durante i funerali per la giornalista di Al Jazeera: «Siamo sconvolti. Le ragioni di sicurezza non possono giustificare le cariche che offendono la sensibilità della comunità cristiana e non solo».

Gli agenti hanno colpito con i bastoni la folla davanti alla clinica San Giuseppe nella parte araba, non hanno risparmiato gli uomini che stavano trasportando il feretro, uno di loro è scivolato, la bara ha rischiato di cascare a terra.

Attacco che Tomasz Grysa, l’inviato del Vaticano, definisce «una violazione brutale della liberà religiosa, diritto fondamentale incluso nell’accordo tra Israele e la Santa Sede».

L’ordine di interrompere il corteo – hanno raccontato i giornali locali – è stato dato dal capo della polizia, pur in viaggio all’estero: le squadre avrebbero risposto al lancio di pietre ma soprattutto sono intervenute per strappare le bandiere palestinesi sventolate dalla gente in omaggio alla reporter, ormai diventata un simbolo politico.

Shirin è stata ammazzata mercoledì scorso durante gli scontri tra le forze speciali israeliane e i miliziani palestinesi a Jenin, nel nord della Cisgiordania: il canale satellitare di proprietà del Qatar accusa i soldati di aver freddato la giornalista, ne sono convinti anche i palestinesi che hanno eseguito l’autopsia. I portavoce di Tsahal spiegano che per avere certezze su chi l’abbia uccisa è necessario analizzare il proiettile. Per ora i palestinesi aprono a un’inchiesta internazionale, si rifiutano di condividere il bossolo con gli israeliani.

Fonte: Corriere della Sera

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