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I 90 ANNI DI VALENTINO: ULTIMO IMPERATORE DELLA MODA

Festa a Roma con ristretta cerchia amici

Finiti i tempi di feste faraoniche con centinaia di invitati che arrivavano a Roma da tutto il mondo con i loro jet privati, “a causa della pandemia che ancora non è stata debellata e della paura del contagio”, Valentino Garavani, Ultimo Imperatore della Moda, festeggia l’11 maggio a Roma i suoi memorabili 90 anni, circondato dagli amici più intimi.

Tra questi l’inseparabile compagno di vita e di affari Giancarlo Giammetti, Daniela Giardina, portavoce storica dello stilista, i fratelli brasiliani Sean e Anthony de Souza e i loro genitori Carlos Souza e la socialite brasiliana Charlene Shorto de Ganay, entrambi ex pierre di Valentino.  Valentino e Giammetti sono i padrini di Anthony e Sean.

Location deputata ad ospitare la festa sarà probabilmente la villa sita sulla via Appia Antica, scelta per festeggiare il compleanno tra le numerose magioni di lusso dello stilista sparse nel mondo. Tra queste, il Castello di Wideville, a Davron Crespières, vicino Parigi, acquistato nel 1995, residenza cinquecentesca con un parco annesso di oltre 120 ettari; il palazzo ottocentesco a Holland Park a Londra, nel cui salone si trovano i cinque quadri di Pablo Picasso che fanno parte della collezione dello stilista; l’attico a NY a Park Avenue e lo Chalet Gifferhorn, dimora invernale dello stilista a Gstaad; uno splendido yacht.
“Valentino non concede interviste ultimamente – spiega Daniela Gardina al telefono con l’ANSA – per evitare contatti, ma anche per non creare pericolosi assembramenti. Sarà tuttavia felice di festeggiare il suo compleanno con il suo entourage di sempre. Ricordiamo con piacere l’epoca degli eventi oceanici, ma quel modo di festeggiare non esiste più portato via dalla pandemia”. Ma forse non esiste più neppure quel mondo glamour tanto amato da Valentino Clemente Ludovico Garavani, alias Valentino, nato a Voghera, l’11 maggio 1932, creatore negli anni Sessanta dell’omonimo marchio del lusso a Roma, con sede prima in via Condotti e poi nell’iconico atelier di Piazza Mignanelli.      Ben presto frequentato dalle lady del jet set internazionale, e ora diretto da Pierpaolo Piccioli. La Città Eterna è sempre stata la sede del “cuore” di Valentino, pur avendo scelto Parigi per sfilare con il pret a porter sin dal 1975 e con l’haute couture dal 1988.

    Ben presto frequentato dalle lady del jet set internazionale, e ora diretto da Pierpaolo Piccioli. La Città Eterna è sempre stata la sede del “cuore” di Valentino, pur avendo scelto Parigi per sfilare con il pret a porter sin dal 1975 e con l’haute couture dal 1988. Roma, un punto fermo, rispetto ai passaggi di proprietà del marchio, venduto nel 1998 alla casa tedesca Hdp, rilevato nel 2002 dal Gruppo Marzotto, passato al fondo Permira e infine nel 2007, alla moglie dell’emiro del Qatar, la potente Sheikha Mozah bint Nasser al-Missned , seconda delle tre mogli di Hamad bin Khalifa.     Tuttavia, sembrava che Valentino non avesse mai smesso di fare il suo lavoro di stilista. “Disegna abiti anche la notte” confidava nel 2007 Giammetti, mentre in una colazione per poche giornaliste nel loro superattico di via dei Condotti, la coppia rivelava tutto sulle feste dei 45 anni di attività che avevano in programma di fare a Roma. Il suo addio alla moda a Roma durò tre giorni, con party da mille e una notte. L’evento più glamour mai progettato nel mondo della moda. Furono invitati principi e principesse, dive di Hollywood e capi di stato, che assistettero a una retrospettiva di abiti d’archivio all’Ara Pacis, a una sfilata di alta moda tutta di colore rosa nel complesso di S.     Spirito in Sassia, a un galà tra le colonne del Tempio di Venere, mai concesso prima di allora, con il Colosseo sullo sfondo e il premio Oscar Dante Ferretti a curare la scenografia.     Infine, a un galà con ballo e concerto live di Annie Lennox in una pagoda cinese color, oro, nero e rosso (la sua cromia preferita, un incrocio fra carminio, porpora e cadmio) allestita nel Parco dei Daini, nel cuore di Villa Borghese. Mille invitati vi ballarono fino all’alba. Valentino era circondato da Caroline di Monaco, Claudia Schiffer, Mick Jagger e altre celebrities.     Una festa colossal che gli fece meritare appieno il soprannome di ‘Ultimo Imperatore’ della moda. Stesso epiteto che diede in seguito il titolo al docu-film, The Last Emperor, diretto dal regista Matt Tyrnauer, pellicola sugli ultimi due anni di attività dello stilista, girata tra passerelle, back stage e interviste.

Fonte: Ansa

Il cavaliere di Depero: eroe di legno in mostra a Roma

La scultura più grande del maestro alla Galleria Futurism Co

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ROMA- Sembra proprio uscito dalla tela il cavaliere di legno che Fortunato Depero ‘plasmò’ quasi cento anni fa.

La scultura più grande conosciuta fino a oggi dell’artista di Rovereto, un pezzo da museo, è in mostra in queste settimane a Roma nello spazio minuscolo della galleria Futurism & Co, accanto a capolavori di artisti dell’ avanguardia artistica fondata da Filippo Tommaso Marinetti.

Depero, uno dei nomi di punta del movimento, mise mano all’ opera tra il 1927 e il 1928, pochi mesi dopo aver concluso il dipinto ”Solidità di cavalieri erranti”, oggi conservato nel museo da lui stesso progettato nella sua città. Il soggetto è lo stesso, il corpo del cavaliere e del cavallo hanno l’ identico profilo geometrico spigoloso, l’ animale è di colore grigio scuro con due sole zampe nere, la figura umana ha la testa e le braccia rosso vivo, il corpo grigio chiaro, il profilo e l’ interno giallo. La scultura è rimasta per 70 anni nella cantina di un amico dell’ artista. Fu scoperta quindici anni fa e venne acquistata da Massimo Carpi, collezionista di capolavori futuristi e non solo, che l’ ha fatta restaurare riportandola alla bellezza originaria. La struttura – esposta ora nella galleria nel cuore di Roma gestita dalla figlia Francesca – è alta un metro e venti e conserva la patina originale. ”E’ un pezzo unico, una scultura forse concepita per essere esposta assieme al dipinto, già nel 1927, o per seguire l’ autore a New York l’ anno successivo – dice Maurizio Scudiero, curatore dell’ archivio e massimo esperto dell’ artista -. Poi, invece, visti i costi di trasporto che Depero dovette sostenere per tutti i materiali che voleva portare con sé, rimase in Italia”. Depero, spiega lo storico dell’ arte, lavorò a questo tipo di soggetto verso la metà degli anni Venti ”riprendendo la solidità delle figure dalle marionette dei suoi Balli Plastici del 1918 inquadrandole in una dimensione futur-metafisica”. Gli stessi cavalieri trovarono posto anche in un grande arazzo di proprietà di una grande gallerista romana ed esposto recentemente al Mart. La scultura molto probabilmente aveva anche una lancia o un tridente, – lo proverebbe un foro all’ altezza della mano – forse per richiamare l’ idea del Cabaret del Diavolo, il locale che Depero aveva aperto a Roma dove appunto aveva disegnato un diavolo con un tridente. ”Chi conosce i dipinti ha l’ impressione di vedere il cavaliere uscire dal quadro – osserva Scudiero -. Trovarselo davanti e potergli girare intorno dà la sensazione della pittura che si fa scultura, che esce dalla tela, una circostanza che capita raramente. Il cavaliere in questo caso non solo si vede ma, volendo, si può anche toccare per sentirne la materia”.
    Il capolavoro di Depero esposto nel piccolo spazio a due passi da Piazza di Spagna è in buona compagnia. Sulle pareti campeggiano perle futuriste di grandissimo pregio, provenienti anche da collezioni private. Tra le tele, spiccano la maestosa ”Donna e Ambiente” del 1922 del pittore e filosofo svizzero Federico Pfister De Pistoris; ‘Paesaggio Romano’ di Enrico Prampolini del 1934 con l’ evocazione del tratto di un acquedotto; ”Insidie di guerra”, bozzetto di Giacomo Balla del dipinto interventista del 1915 conservato alla Galleria Nazionale d’ Arte Moderna; la grande tela dell’ aeropittore Giulio D’Anna ”Squadriglia aerea in azione” (Bombardamento di Guernica del 1937/38), ispirato al celebre dipinto di Picasso, rara perché ambientata in uno scenario di guerra inusuale per l’ artista; il Ciclista del primo Gerardo Dottori, due serigrafie di Umberto Boccioni, i disegni di Luigi Russolo e Carlo Carrà.
Fonte: Ansa

La casa di Alberto Sordi diventerà un museo permanente: arriva l’ok dal Comune di Roma

L’ASSEMBLEA CAPITOLINA (COSÌ SI CHIAMA A ROMA IL CONSIGLIO COMUNALE) HA APPROVATO ALCUNI INTERVENTI STRUTTURALI PER FAR POSTO A NUOVI SPAZI ESPOSITIVI NEL GIARDINO DELLA VILLA DOVE L’ATTORE HA VISSUTO

Aprire un museo dedicato al ricordo e all’eredità dell’icona del cinema italiano Alberto Sordi (Roma, 1920 – 2003) nella sua famosa villa di via Druso 45 a Roma sospesa sopra le Terme di Caracalla: pare andare in questa direzione il progetto sostenuto dalla fondazione a lui dedicata, in corso ormai da svariati anni. Un ulteriore passo avanti è stato fatto grazie all’Assemblea Capitolina (l’edificio, la passeggiata archeologica e il patrimonio artistico al suo interno sono stati infatti dichiarati beni di interesse culturale e sottoposti al vincolo del Ministero dei Beni Culturali e Ambientali), che ha approvato alcuni interventi strutturali per far posto alle sale espositive, con una deroga al piano regolatore del 2008. Queste saranno collocate nel giardino della villa, mentre il portico sarà chiuso da vetrate “realizzate con strutture amovibili in metallo e vetro”.  

IL MUSEO DI ALBERTO SORDI E IL CENTENARIO DEL 2020 

La casa museo, oggi fruibile dal pubblico solo su appuntamento e in occasione di eventi organizzati dalla Fondazione, era stata aperta in concomitanza del centenario della nascita dell’attore nel 2020, con una “esposizione senza precedenti che consentisse un vero e proprio viaggio alla scoperta dell’artista e dell’uomo”. Purtroppo, le tempistiche avverse e le chiusure legate alla pandemia hanno impedito la Fondazione di accogliere il pubblico al meglio come pianificato. Si attende quindi un’occasione più favorevole, presumibilmente al termine dei lavori di riqualificazione, di cui tuttavia non è stata ancora comunicata una data certa. “La villa romana di Alberto Sordi diventerà un museo permanente aperto a tutti, e potrà ospitare la storia del grande attore romano in un’area all’altezza del suo valore artistico”, ha dichiarato la consigliera democratica Antonella Melito, che ha presentato la proposta in assemblea capitolina, aggiungendo, “voglio esprimere soddisfazione per l’approvazione da parte dell’Aula alla delibera che ha dichiarato oggi l’interesse pubblico permettendo di avviare i lavori per realizzare un’area visitatori più ampia e finalizzata a conservare la memoria di un grande attore”.  

COSA CI SARÀ NEL MUSEO ALBERTO SORDI A ROMA 

Il Museo Alberto Sordi, oltre agli oggetti personali dell’attore, metterà a disposizione del pubblico una vasta documentazione archivistica cartacea e filmica, costituita da oltre 5.500 pellicole. Nella villa era infatti custodito l’archivio personale di Alberto Sordi, con materiali raccolti nel corso di una vita, che è stato temporaneamente trasferito in deposito a Cinecittà presso il Centro Sperimentale di Cinematografia per essere catalogato e sottoposto a restauro, in attesa di tornare alla sua collocazione originaria. L’idea è che il Museo possa diventare non solo il cuore della promozione e della memoria dell’attore romano, ma anche il centro di documentazione e studio per tutto il cinema italiano del ‘900 (arricchendosi di nuovi materiali in futuro), importante anche per ispirare le nuove generazioni. E il fatto che questa attività avvenga nella casa dove Alberto Sordi ha trascorso la gran parte della sua vita, fino alla morte, è particolarmente significativo secondo la Fondazione, che spiega, “Alberto Sordi si sentiva ‘del’ suo pubblico. E la scelta di far diventare un museo la sua casa, la quale in questo modo diventa un luogo aperto al suo pubblico, è stata presa come naturale prosecuzione dell’amore e della generosità che questo artista ha sempre provato nei confronti della ‘sua’ gente”. 

Fonte: Artribune

Orticola di Roma. Tre giorni di meraviglie floreali tra arte e letteratura

DAL 1996 ESISTE ORTICOLA A MILANO, ADESSO APPRODA ANCHE A ROMA. SARÀ POSSIBILE SEGUIRE PERCORSI FLOREALI AD HOC DENTRO LA GALLERIA BORGHESE, LA GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA E IL MUSEO DI VILLA MEDICI, PER AMMIRARE CON “OCCHIO BOTANICO” LE OPERE ESPOSTE

Si è svolta la prima edizione di Orticola di Roma: la Mostra Mercato dedicata all’eco-sostenibilità, alla promozione del patrimonio paesaggistico e alla floricoltura. Orticola di Roma si muove sulla scia della manifestazione omonima di Milano, che festeggia quest’anno 25 anni. L’organizzazione tuttavia non è la stessa. Le due città, in maniera indipendente, condurranno alla scoperta di giardini segreti e curiosità botaniche. Vivaisti da ogni parte d’Italia allestiranno stand, offrendo l’occasione d’immergersi nel variegato mondo vegetale. Dal 23 aprile all’8 maggio anche Genova partecipa ad una fiera green: si tratta di Euroflora, che da oltre 50 anni, in primavera, espone fiori e opere d’arte in contesti suggestivi come i Parchi e i Musei di Nervi, tra oasi incantate con vista sul mare. Quattro i focus dello spring-show secondo l’organizzatore Andrea Amoruso Manzari: il verde, l’arte, la mobilità sostenibile e il lusso.

ORTICOLA DI MILANO

Il nome della manifestazione romana è lo stesso della milanese, nata 25 anni fa. Dal 1996 per lo sviluppo delle aree verdi cittadine, Orticola di Lombardia e il Comune di Milano collaborano nella realizzazione di orti, vetrine fiorite, laboratori, incontri, decò floreale e non da ultima la mostra ai Giardini Pubblici Montanelli, i cui proventi sono atti alla riqualificazione di moltissime aree verdi della città.  È così che il Museo Civico di Storia Naturale è stato dotato di un impianto di irrigazione e di esemplari rari tra cui il Lino e l’Acaena microphylla della Nuova Zelanda, l’Ophiopogon japonicus, il mughetto rosa del Giappone e il sempreverde Silver Queen. Il tour FuoriOrticola passa tra i giardini milanesi più esclusivi come l’Orto Botanico di Brera e gli Orti condivisi di via Padova e fuori città per una gita sul Lago di Como e nei giardini di Villa Melzi d’Eril a Bellagio e di Villa Monastero a Varenna; oppure, sull’altra sponda, a Villa Carlotta a Tremezzina, con percorsi sensoriali alla scoperta del suo patrimonio botanico, fino al Castello di Miradolo a Pinerolo.

DA L’HOTEL DE RUSSIE A PIAZZA DI SPAGNA

A Roma,  mentre nel giardino dell’Hotel de Russie si riuniranno sponsor e celebrieties, via Condotti e Piazza di Spagna si vestiranno di colonne adorne e fioriere create dai più prestigiosi Floral Decorator di Roma, inoltrando i passanti in una shopping experience tra boutique colorate e profumi.
La passeggiata continua a Villa Borghese, dove accanto a tillanzie, orchidee, piante carnivore, bulbi odorosi, oltre 30 espositori esibiranno un mix eclettico di pezzi di design, accessori da giardinaggio e abiti. Tra gli altri: Innbamboo the original con capi in fibre green e Tulipani Neri con stoffe decorate a stampa botanica, bijoux e una linea di lampade sostenibili, ispirate ad Alice nel Paese delle Meraviglie. Il 7 e l’8 maggio il FAI propone una visita all’Acquedotto Vergine che dà acqua alla Barcaccia e a Fontana di Trevi, attraverso la discesa della nota Scala a Chiocciola del XV secolo, oltre 100 gradini sotto Villa Medici, della quale si potrà visitare anche il bosco, l’apiario e il labirinto. 

TRA GALLERIA BORGHESE E GALLERIA NAZIONALE

Sarà inoltre possibile seguire percorsi floreali ad hoc dentro la Galleria Borghese, la Galleria Nazionale di Arte Moderna e il Museo di Villa Medici, per ammirare con “occhio botanico” le opere esposte. Non solo arte, ma anche letteratura: nel programma di Orticola uno spazio sarà dedicato all’editoria verde, con letture botaniche presso la Nicla Edizioni, nata intorno alla community dell’Horticultural System italiano. Queste ed altre iniziative perché le città più eleganti, salubri e ridenti sono quelle che non perdono mai il contatto con la natura. 

Fonte: Artribune

Per tutte le info: info@roma-news.it

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