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Obiettivo Bosforo per Roma (via Usa). Con lo sguardo all’Ucraina

La cerniera geopolitica turca è l’unica voce che parla con Mosca e Washington. Roma lo sa e agisce di conseguenza. Draghi-Di Maio decisi ad affiancare un partner “fondamentale”

Il rafforzamento delle relazioni sull’asse Roma-Ankara è viatico anche per la fase 2 della guerra, visto che la cerniera geopolitica turca è l’unica voce che parla con Mosca e Washington. Roma lo sa e agisce di conseguenza, dopo un intenso lavorìo preparatorio tra i vertici istituzionali. L’impulso allo scatto viene dalla consapevolezza di Mario Draghi che la rete di alleanze e strategie è direttamente proporzionale al tenore delle emergenze. Così la guerra in Ucraina sta accelerando le evoluzioni diplomatiche.

Farnesina
Partner “fondamentale”. Questa la convinzione di Palazzo Chigi e Farnesina che stanno agendo con decisione. Tra le due capitali si stanno intensificando i contatti e gli incontri, come dimostra la regia dell’ambasciatore Giorgio Marrapodi e del segretario generale Ettore Sequi (quest’ultimo a colloquio con il braccio destro diplomatico di Erdogan). Sono state gettate le basi per un vertice tra i due ministri degli esteri, Luigi Di Maio e Mevlut Cavusoglou, preceduto dal viaggio ad Ankara di Pasquale Ferrara, direttore degli affari politici della Farnesina. Non da meno è la definizione del viaggio di Draghi a Kiev, via Varsavia, che avrà un impatto mediatico oltre che di merito, ritardato solo dalla positività al Covid del premier. L’Italia punta a lavorare contemporaneamente sul tavolo diplomatico di Kiev e Mosca, offrendo ad entrambi gli schieramenti il messaggio che Roma tifa per una soluzione diplomatica e si candida ad essere soggetto che apre porte e non le chiude.

Cerniera geopolitica

Per queste ragioni, la cerniera geopolitica del Bosforo rappresentata dalla Turchia si sta rivelando ormai sempre più delicata e decisiva, e non solo per ragioni personali relativamente al rapporto tra Erdogan e Putin. La posizione geografica della Turchia, sommata alla rete di relazioni ed interessi che toccano altri partner altamente strategici come Iran e Cina, fanno di Ankara il soggetto su cui investire: questa la convinzione del governo italiano che si comporta di conseguenza.

Tra l’altro ieri Erdoğan ha ricevuto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, alla vigilia del suo viaggio a Mosca, proprio per rimarcare gli sforzi di mediazione: un incontro a porte chiuse per dare seguito alle parole di Guterres, che pochi giorni fa aveva definito la Turchia un prezioso ospite per i colloqui umanitari tra Ucraina e Russia. Ma non è tutto, perché mai come in questa partita, diplomazia e geopolitica si intrecciano sotto il comune denominatore del dossier energetico.

Gnl Usa

Gli Stati Uniti detengono la terza più grande riserva mondiale di gas di scisto, per questa ragione la produzione è aumentata al fine di esportare più Gnl in Europa, così come accade con la Grecia che lo riceve nell’isola-deposito di Revithoussa (prossima al raddoppio della capacità ricevente) e così anche in Turchia. Se il Qatar adesso spedisce più in Asia meridionale che in Turchia, gli Usa invece puntano forte su Mediterraneo orientale e Bosforo, in una sorta di ridefinizione delle mappe commerciali e geopolitiche legate al dossier energetico: un processo già avviato da mesi, ma che la guerra ha accelerato, nei tempi più che nella sostanza.

Wasghington è infatti diventata il secondo fornitore di gas della Turchia a cui ha garantito il 17,4% delle importazioni, davanti a Iran (11,9%), Azerbaigian (12,9%) e ovviamente Russia (38%). Ovvero più degli altri players macroregionali con cui Erdogan dialoga. Un segno di come potrà evolversi la nuova relazione Biden-Erdogan, al netto dei dossier controversi che persistono ma che potrebbero per così dire vedere una armonizzazione decisiva.

Scenari

È il caso del genocidio armeno, su cui la Casa Bianca al pari di moti altri Stati si è espressa con convinzione provocando la reazione di Erdogan: “Le dichiarazioni relative alle affermazioni armene non hanno alcun effetto per noi. Questo è il modo in cui vediamo la dichiarazione del presidente degli Stati Uniti, e non riteniamo nemmeno che valga la pena soffermarci perché è tutto basato su bugie e informazioni false”.

In un discorso televisivo Erdoğan ha invitato Biden a “imparare la storia” degli armeni, ha insistito sul fatto che tali dichiarazioni stavano “provocando inimicizia”. Ma al di là di questo tema che investe soprattutto le dinamiche elettorali interne turche (tra 12 mesi ci saranno le elezioni), ecco che un legame più solido e meno isterico tra Washington e Ankara potrebbe fruttare in maniera decisiva anche negli altri dossier connessi al Medio Oriente. Lì dove Ankara ha intrapreso la strategia della de-escalation con una serie di partner, primari e non.

Fonte: Formiche.net

Coldiretti: con taglio raccolti Ucraina prezzi grano +22%

+17% per il mais, analisi su quotazioni Chicago Board of Trade

Il taglio dei raccolti in Ucraina e le difficoltà di trasporto a causa della guerra hanno provocato nei due mesi di guerra un aumento del 22% dei prezzi mondiali del grano, ma ad aumentare del 17% sono state anche le quotazioni del mais destinato all’alimentazione animale e tutte le principali produzioni agricole. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti effettuata sulla base dell’andamento delle quotazioni al Chicago Board of Trade, punto di riferimento mondiale del commercio delle produzioni agricole.

Con la guerra rischia di venire a mancare dal mercato oltre un quarto del grano mondiale con l’Ucraina che insieme alla Russia controlla circa il 28% sugli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16 % sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga.

Una situazione aggravata dal blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell’invasione russa che ha alimentato l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che, spiega la Coldiretti, si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati “future” uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori.

A due mesi dall’inizio la guerra è già costata secondo la Coldiretti quasi 100 miliardi di dollari a livello globale solo per l’aumento dei prezzi di grano e mais.

 

Fonte: Askanews

Una possibile miniera di litio fra Cesano e Campagnano

Una miniera di litio nella Valle del Baccano, proprio al confine tra Cesano e Campagnano di Roma. E’ quanto vuole approfondire la Vulcan Energy, l’azienda australiana che ottenuto il permesso dalla Regione Lazio per le ricerche.

Coadiuvata da geologi, ora procederà con gli approfondimenti necessari a capire se davvero dalle acque geotermiche di un pozzo conosciuto dal 1975 sia veramente possibile l’estrazione del metallo.

Un piano che, se confermato, farebbe del quadrante nord di Roma una fonte strategica e primaria per le energie rinnovabili, rendendo questa antica stazione di posta romana una delle principali sorgenti di litio da sfruttare per le batterie elettriche.

Circa tre anni di ricerche, a fronte di una spesa di 7.463 euro che, come riportato dal Corriere della Sera, garantirebbero alla Vulcan di effettuare le verifiche necessarie a valutare la potenzialità mineraria dell’area, lavorando esclusivamente su pozzi geometrici realizzati in passato senza prevedere al momento nuove perforazioni.

Un progetto quindi che, come anche ribadito dal Presidente del Municipio XV, Daniele Torquati, ai microfoni dell’agenzia di stampa AdnKronos, sarebbe ancora “nella fase preliminare”.

Un piano, quello della Vulcan Energy, che se davvero andasse in porto, accosterebbe questo antico cratere vulcanico alle porte di Roma ad altri fornitori mondiale di litio come Australia, Argentina e Cina, oltre a Cile e Bolivia, maggiori possessori delle riserve disponibili.

Una ricchezza del sottosuolo, e un “passo decisivo per le sfide future” ha continuato Torquati che cauto però chiarisce anche che “nel caso di una eventuale estrazione, il Municipio XV si farà parte in causa per capire quali sono esattamente le tipologie di intervento sul territorio, anche in relazione alla viabilità”.

Una “valutazione di impatto ambientale avviata per i sondaggi” ha dichiarato il Presidente che prevede “un un tempo tecnico preciso entro il quale l’azienda dovrà presentare la relazione” e che in base ai risultati “prevede un’ulteriore istruttoria che sarà poi valutata dagli uffici della Regione”.

Tutto ancora alle prime fasi quindi, ma comunque già ben monitorato da chi, come il Municipio XV e il Comune di Campagnano, in caso di estrazioni potrebbe essere direttamente interessato dagli interventi.

“In caso di sviluppi ed eventuali progetti – ha concluso Torquati – è ovvio che scatteranno i dovuti approfondimenti. Ma per ora però è ancora tutto relativo, in quanto si è alla fase di indagine e ispezione del suolo senza nessuna attività invasiva per il territorio”.

Fonte: VignaClaraBlog.it

Per tutte le info: info@roma-news.it

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