Guerra in Ucraina: i volontari romani nell’inferno di Bucha per portare aiuti
Il viaggio di solidarietà a bordo di piccoli furgoni organizzato dalla onlus «Missioni». Il presidente, Filippo Masetti, project manager di 25 anni: «Quando distribuivamo gli aiuti, in tanti piangevano per la felicità»
I volontari romani nell’inferno di Bucha. Sedici ore alla guida da Roma fino a Baia Mare, in Romania, a 60 chilometri dal confine ucraino. Quattro giorni tra dogana, check point e controlli rigidi per portare vestiti, viveri e medicine anche a Ivano Frankisv’k, Kiev, Borodianka e Rivne. E poi il ritorno nella Capitale.
A raccontare il viaggio di solidarietà per il popolo ucraino è Filippo Masetti, 25 anni, romano. Lavora come project manager e responsabile dei progetti all’estero di «Missioni», una onlus che ha organizzato le operazioni «Cicogna»: portare con piccoli furgoni aiuti di ogni sorta «come la cicogna che porta il bambino, noi lasciamo i materiali che servono a loro», dice Massetti con un sorriso.
Una settimana fa, il 9 aprile, i volontari hanno raccolto — a Roma e Milano — una gran quantità di beni di prima necessità. Dopo una breve sosta in Romania, sono arrivati direttamente a Kiev. «Le operazioni partono da Baia Mare – spiega Masetti -. Lì padre Albano ha il suo magazzino dal quale partono furgoni con beni di prima necessità direttamente in Ucraina. Da subito come Missioni abbiamo trovato efficace questa idea di arrivare dentro l’Ucraina perché le varie testimonianze raccolte confermano che il l’emergenza è lì». Inizialmente le spedizioni le facevano in giornata, in vari punti del paese, vicino al confine dove associazioni locali hanno punti di raccolta. Poi con l’evolversi della guerra e l’aumentare della conoscenza dei luoghi, «abbiamo deciso di portare noi direttamente gli aiuti fino a Kiev, Bucha e le altre città vicine», precisa il manager.
«Siamo partiti martedì per Ivano Frankisv’k dove hanno bombardato una raffineria qualche gorno fa e lì abbiamo passato la notte accompagnati dalle sirene — ricorda Masetti —. La mattina dopo alle 6 eravamo di nuovo in viaggio, scortati da un mezzo militare che ha risolto numerosi controlli, soprattutto nei dintorni di Kiev». Il clima rispetto alle città più vicine al confine è diverso: «Gli effetti dei bombardamenti sono sconvolgenti: scheletri di mezzi militari un po’ ovunque. Lo scenario è post-apocalittico», commenta. Dopo avere scaricato una parte del materiale la spedizione prosegue verso Bucha e Borodianka: «Lì abbiamo visto paesi interi distrutti e città semideserte – precisa Masetti -. C’erano ovunque segni di combattimenti e distruzione. Io credo che almeno il 70% degli edifici sventrati che ho visto non fosse un obiettivo militare. Tanti palazzi residenziali erano massacrati, semplici case, immagini che restano nel cuore». Come quelle dei civili giustiziati a Bucha per le strade. E i sopravvissuti, nel vederci, da 7-8 persone, in pochi minuti sono usciti dai rifugi e sono diventati 200-300 nel centro di uno di questi villaggi -—aggiunge — quando ci siamo messi a distribuire le derrate alimentari. E tanti piangevano per la felicità…». I volontari romani promettono: «Torneremo sicuramente. Ora che c’è la guerra e anche quando sarà finita».
Fonte: Corriere Roma
Roma: Pasqua di lacrime per gli ucraini
Santa Messa nella chiesa di Santa Sofia con un pensiero ai parenti sotto le bombe
“È una Pasqua triste quella di quest’anno. Le nostre famiglie sono in Ucraina sotto i bombardamenti, ognuno di noi ha un parente che in questo momento ha paura”. Giornata di celebrazioni per i cattolici ucraini che si sono ritrovati nella chiesa di Santa Sofia per celebrare la Pasqua, la resurrezione di Gesù Cristo. “Una resurrezione – raccontano molti giunti per la messa – che speriamo porti a far risorgere anche il sentimento di pace”. Sullo sfondo, però, rimane il tema delle armi consegnate alla resistenza ucraina: “Oggi è un giorno di pace – ci racconta Andriy, di Leopoli – ma la pace oggi purtroppo passa per le armi. Il nostro popolo sta morendo sotto le bombe e ha diritto di difendersi. Le armi ci servono per continuare a vivere”.
Fonte:La Presse
Casa Greco (Civita di Bagnoregio) a disposizione degli artisti ucraini
L’Italia in prima fila per sostenere l’arte e la creatività ucraina e Bagnoregio vuole contribuire a mettere la propria goccia nel mare. La struttura di Casa Greco, residenza d’artista nel cuore di Civita, di proprietà del Comune di Bagnoregio, che la gestisce attraverso la propria società partecipata Casa Civita, è a disposizione degli artisti ucraini per soggiorni creativi da concordare.
“Siamo abituati a ragionare che ognuno possa fare il suo anche in situazioni lontane e apparentemente non collegabili a noi. Siamo convinti che la tragica guerra in Ucraina sia un qualcosa che riguardi tutti e questo piccolo gesto di mettere a disposizione Casa Greco, per dare uno spazio di tranquillità agli artisti ucraini, ci convince molto”. Così il sindaco di Bagnoregio Luca Profili e l’amministratore unico di Casa Civita Francesco Bigiotti.
L’iniziativa è in linea con la politica di sostegno alla cultura ucraina che il Governo italiano sta portando avanti. “Un sostegno concreto alle artiste e agli artisti ucraini che in queste ore drammatiche stanno fuggendo dalla guerra per trovare rifugio in Italia. Consentire loro di proseguire a svolgere il proprio lavoro creativo è un gesto doveroso di solidarietà nel segno di una cultura che davvero unisce il mondo”. Così il ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha firmato un decreto che destina 2 milioni di euro a 20 fondazioni culturali italiane per la realizzazione di residenze artistiche per artisti ucraini nei rispettivi settori di attività: dal teatro al cinema, dalle arti visive alla lirica, dalla danza alla museologia.
L’Italia sarà inoltre protagonista della rinascita del Teatro di Mariupol, essendosi offerta di sostenere la ricostruzione a conflitto terminato.
Casa Greco è stata “strappata” da un destino di crolli. Oggi apre le porte ad artisti, volti noti, e turisti che hanno voglia di lasciarsi affascinare dallo scenario incantato di Civita di Bagnoregio, dove la magia dell’essere sospesi nel tempo permette di vivere un’esperienza davvero unica.
Nel 2017 una ristrutturazione “d’artista” – frutto della collaborazione tra l’amministrazione comunale, la piattaforma Airbnb, artisti e designer – ha dato nuova vita a questo luogo di accoglienza capace di far convivere materiali tradizionali e arredamenti moderni.
La casa rispecchia il passare del tempo e la natura circostante grazie ad ambienti versatili e abilmente progettati, in grado di trasformarsi da zone soggiorno in camere da letto a seconda delle necessità.