Lamorgese: altre indagini in corso dopo violenza a Centocelle
Roma – “In merito ai fatti avvenuti a Roma lo scorso 20 marzo, preciso che i responsabili delle gravi condotte criminose, due minorenni di nazionalità tunisina, sono stati arrestati dalle forze dell’ordine nella stessa giornata del 20 marzo e nei loro confronti sono in corso indagini volte ad accertare il coinvolgimento in altre episodi delittuosi avvenuti nella Capitale”.
Fonte: Roma Daily News
Autisti Atac aggrediti: servono «cabine blindate»
A distanza di poche ore, si sono verificati due casi su bus della linea N904. I casi riguardano due autisti Atac. Preso a pugni un conducente perché non voleva partire, l’altro invece dirottato. C’è molta preoccupazione nell’azienda e la polizia è alla ricerca dei violenti.
Autisti Atac aggrediti
«Sono stati quattro ragazzi, forse stranieri. Hanno spaccato il vetro del contenitore dell’estintore e lo hanno svuotato in mezzo al corridoio…», si riferisce al Corriere. È stato un episodio di teppismo su un bus della linea N904. Ma non è stato l’unico, infatti un altro episodio ha coinvolto un’altra vettura sulla stessa tratta, questa volta in partenza dal capolinea di largo Ines Bedeschi. In questa situazione, rispetto a quanto dichiarato dal primo conducente alla Polizia, un passeggero sferrava pugni sull’addome al collega. Il motivo della violenza è che voleva che il bus partisse prima dell’orario stabilito. L’autista Atac di 45 anni si è rifiutato e l’uomo lo ha aggredito. Successivamente ha sfondato il finestrino della cabina di guida utilizzando un sasso. L’uomo è fuggito, ma le telecamere di sicurezza a bordo del mezzo pubblico e presenti in strada, potrebbero averlo ripreso. È successo tutto nella zona di Selva Nera, vicino a Boccea.
Solidarietà nei riguardi degli autisti Atac
Gli agenti del commissariato Primavalle hanno raccolto le dichiarazioni dei due autisti Atac, azienda di trasporto pubblico. Sono stati, sfortunatamente, le ultime vittime di vandalismo dopo un periodo di illusoria calma. Nel primo caso i quattro teppisti hanno costretto l’autista a dirottare il percorso in via di Selva Nera, dove poi gli hanno ordinato di farli scendere, sotto minacce. Gli investigatori indagano per rapina, per sequestro di persona e interruzione di pubblico servizio. Le telecamere potrebbero essere di aiuto al fine di identificare i componenti della banda. Si suppone siano responsabili di episodi simili avvenuti nelle notti scorse. Ai due conducenti è arrivata la solidarietà da parte dell’Atac che, insieme ai sindacati di categoria, auspica una migliore e concreta sicurezza per chi di notte guida i bus.
Bisogna proteggere i lavoratori dell’azienda
«Atac, si legge in una nota, stigmatizza fermamente la vile aggressione ed esprime totale e piena solidarietà e vicinanza ai propri dipendenti». Sui casi di violenza è intervenuta anche la politica. Per Federico Rocca, consigliere comunale di Fratelli d’Italia «tutelare l’incolumità del personale dei mezzi pubblici deve essere una priorità dell’amministrazione e a questo scopo vanno messe in campo tutte le iniziative necessarie a scongiurare che si ripetono atti gravissimi», come quelli accaduti lunedì notte. «Non c’è più tempo, non servono altre promesse non mantenute, occorre una sola cosa, chiesta dai dipendenti con forza, ovvero un impegno concreto nel dotare da qui a breve tutti gli autobus di linea della Capitale con una cabina blindata a prova di assalto, per proteggere i lavoratori dell’azienda» aggiunge Daniele Giannini, consigliere regionale della Lega. Per Giannini le «videocamere e pulsanti di sos non sono sufficienti, dal momento che nel tempo necessario alle forze dell’ordine per raggiungere la vettura, i malviventi potrebbero già essersi dileguati».
Negli ospedali ci sono simili scenari
Seppur possa sembrare assurdo, episodi di questo genere si verificano non solo sui mezzi pubblici. Negli ospedali romani c’è lo stesso scenario: ieri mattina la polizia al Policlinico Umberto I ha arrestato un marocchino di 30 anni. Quest’ultimo aveva lanciato sassi contro l’ingresso del reparto di Malattie tropicali. In seguito all’accaduto, un paio di addetti sono rimasti anche feriti. L’uomo aveva con se anche un’arma, precisamente un coltello. È accusato di lesioni gravi.
Fonte: Roma Metropolitan Magazine
Omicidio Sacchi: 27 anni al killer, 25 ai complici, 3 anche alla fidanzata Anastasiya
Il personal trainer fu ucciso tre anni fa a Roma durante, secondo gli inquirenti, una compravendita di droga degenerata in rapina. I genitori: “Ci riteniamo soddisfatti”
Un giorno intero in camera di consiglio per accogliere quasi in toto le richieste della Procura. Poi alle nove di ieri sera, la Corte d’Assise di Roma ha sentenziato: 27 anni per Valerio Del Grosso, il ragazzo che in una sera di fine ottobre 2019, a 21 anni, uccise con un colpo alla testa, a bruciapelo, Luca Sacchi, che ne aveva 24. Per l’omicida il Pubblico Ministero aveva chiesto l’ergastolo. 25 anni per Paolo Pirino, l’amico che era con Del Grosso, e per Marcello De Propris, che aveva fornito la pistola. La procura ne aveva chiesti 30 per entrambi. 3 anni e 30 mila euro di multa per Anastasiya Kylemnyk, la fidanzata di Luca, accusata di violazione della legge sugli stupefacenti.
Luca Sacchi morì in mezzo alla strada davanti al pub John Cabot, ai Colli Albani, periferia sud est della capitale, colpito da Valerio Del Grosso, mentre tentava di difendere la sua ragazza aggredita tra capo e collo con una mazza da baseball da Pirino, che voleva rubarle lo zaino con i soldi. Dopo l’omicidio i due fuggirono. Un paio di giorni dopo erano in galera, grazie anche alla denuncia di madre e fratello di Del Grosso. Per gli inquirenti la morte di Luca Sacchi fu il risultato di una compravendita di droga degenerata in rapina, Luca e Anastasiya avevano portato 70 mila euro – rimediati chissà dove, non si è mai saputo – per pagare 15 chili di marijuana forniti da Marcello De Propris, bulletto di San Basilio, loro coetaneo, ma la droga alla fine non c’era e i 70 mila euro non sono mai stati trovati.
A parte questi elementi, ogni minuto di quella sera all’Appio Latino è stato ricostruito nel dettaglio, prima nelle indagini e poi in questo processo in cui non figurava Giovanni Princi, l’ex compagno di liceo di Luca Sacchi che l’accusa ha sempre indicato come il mediatore di quell’affare finito in tragedia, in quanto molto bene introdotto nel mondo della droga. Giovanni Princi è stato già condannato col rito abbreviato per spaccio di stupefacenti. In appello ha concordato tre anni. Tra la famiglia Sacchi e la fidanzata di Luca, questi 2 anni e mezzo hanno scavato un baratro incolmabile. “Ci riteniamo soddisfatti”, ha detto Alfonso Sacchi subito dopo la sentenza. “Non c’è stato l’ergastolo ma 27 anni sono tanti. È stata fatta giustizia. Di Anastasiya non so più che dire, da lei mai una parola di scuse.” E Tina, la madre del ragazzo ucciso: “L’ergastolo l’hanno dato a noi. Luca è morto per difendere Anastasiya e questo lei se lo deve ricordare a vita”.
Fonte: TG LA 7
Per tutte le info: info@roma-news.it
Like (1)