La sfida di Ascanio Celestini: «Porto sul palco l’attualità di Pasolini a 100 anni dalla sua nascita»
«Spesso e volentieri tirato per la giacchetta, citato altrettanto spesso fuori contesto.
Poi però, mai realmente raccontato attraverso le sue opere e il periodo che visse.
Questo è il destino di Pier Paolo Pasolini». Ascanio Celestini ha la narrazione nel sangue, ne fa un
metodo espressivo di successo da anni: portare sul palcoscenico – con “Museo Pasolini”, in
cartellone da oggi al 6 febbraio al Teatro Carcano – la vita dell’intellettuale, poeta, regista nato a
Bologna e adottato da Roma è più che un omaggio nel centenario della sua nascita.
È un’opportunità per raccontare una fetta di storia (dal 1922 al 1975, soprattutto a partire dagli anni
Cinquanta in poi) umana e collettiva, di un artista unico e di un Paese, l’Italia, altrettanto unico
nonostante i propri difetti.
Lo spettacolo vede Celestini sul palco accanto a una porta: «È l’accesso al museo dedicato a Pasolini,
io accolgo i visitatori.
E racconto i suoi capitoli importanti in senso rigorosamente cronologico». «Leggo Pasolini da
quando sono ragazzo – spiega Celestini – e già nel mio spettacolo Radio Clandestina terminavo con
la sua voce registrata mentre legge la sua raccolta di poesie Le ceneri di Gramsci.
Il rapporto con lui non si è mai interrotto. Penso che oggi, soprattutto oggi, sia necessario
recuperare il suo lavoro.
Da quando Pasolini si trasferì a Roma nel 1955 l’Italia ha vissuto un periodo di lotte e conquiste
sociali, per applicare ciò che la Costituzione, nata nel Dopoguerra, garantiva sulla carta.
In questa stagione, Pasolini fu sempre un testimone critico e attento».
Nell’Anno Domini 2022 lo si definirebbe “opinionista” ma ad Ascanio Celestini la suddetta parola
non piace nemmeno un po’: «Dici opinionista e pensi ai commentatori dei talk show e dei social –
spiega l’attore – giusto stamattina, dalla tv dell’albergo, sentivo il professor Massimo Galli, uno dei
tanti virologi che al momento frequentano i media, parlare dell’elezione del presidente della
Repubblica. Mi chiedo perché un medico debba necessariamente dire la sua su questo tema.
Il web, poi, è peggio». La piazza telematica è per tutti, e la singola voce si perde fatalmente nel
numero, in quello che Ascanio Celestini definisce «il baretto globale»: «Non dico che manchino
alcune voci importanti – prosegue Celestini – io ad esempio, pur non essendo cattolico, seguo con
attenzione padre Zanotelli.
Diciamo che un Pasolini oggi forse non sarebbe scaltro come tanti opinionisti contemporanei, che
sanno vendersi bene».
Fonte: Leggo.it
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